Nell’universo farlocco dell’Autorità Palestinese, non esiste nessuna traccia di storia ebraica in Terra d’Israele

Intanto gli archeologi scoprono l’ennesimo reperto che conferma la storia ebraica sin dall’epoca del primo Tempio

Da un editoriale di Omar Hilmi Al-Ghoul su Al-Hayat Al-Jadida, quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese (9.12.17): “Donald Trump ha negato la storia quando ha affermato che Gerusalemme è la capitale d’Israele e degli ebrei da tremila anni. Non intendiamo esaminare qui l’ignoranza e la falsificazione della storia di Trump e il suo allinearsi alla falsa narrativa sionista, perché è tutto chiaro come il sole. Se Trump vuole sapere la verità, basta che chieda agli archeologi israeliani che per 70 anni hanno cercato e non hanno mai trovato un singolo reperto archeologico attinente al terzo [sic!] Tempio, né altri resti archeologici che colleghino gli ebrei alla Palestina in generale”.

Saleh Rafat, membro del Comitato esecutivo dell’Olp, alla TV dell’Autorità Palestinese (15.11.17): “Ci sono profonde radici palestinesi in tutta la storia della Palestina: è un’invenzione sionista che questa sia la terra dei patriarchi ebrei. E’ completamente sbagliato … Gli ebrei kazari [sic!] vennero espulsi dagli europei verso la Palestina per sbarazzarsi di loro: la Germania voleva sbarazzarsi di loro, così come l’Inghilterra, la Francia e l’Italia; tutta l’Europa voleva sbarazzarsi degli ebrei perché l’Occidente avesse una base permanente in Medio Oriente. E infatti fondarono lo stato d’Israele sulla terra della Palestina storica”.

Ebrei in preghiera al Kotel (Muro del pianto) fotografati da Mendel Diness nel 1859 (58 anni prima della Dichiarazione Balfour)

Documentario della TV ufficiale dell’Autorità Palestinese (15.3.17): “Lo status quo accettato è che la spianata delle moschee [Monte del Tempio] è un luogo santo che appartiene esclusivamente ai musulmani, compreso tutto ciò che vi si trova, come gli edifici, le piazze al suo interno, le aree circostanti e tutto ciò che all’esterno è ad esso collegato … Non esiste nessuna documentazione che gli ebrei abbiano mai fatto di Al-Buraq [Muro del pianto] un luogo di culto se non dopo la Dichiarazione Balfour del 1917”.

Mahmoud Al-Habbas, giudice supremo della sharia e consigliere del presidente Abu Mazen per gli affari religiosi e islamici, durante un sermone contro il “crimine” costituito dalla Dichiarazione Balfour, trasmesso dalla TV ufficiale dell’Autorità Palestinese (20.10.17): “Il ministro degli esteri della Gran Bretagna, che occupava la Palestina, la promise a coloro a cui non spettava, che non avevano nessuna connessione con questa terra, né religiosa né storica. La Gran Bretagna non ne ha la proprietà e quelli a cui hanno fatto la promessa non ne hanno diritto. … Balfour e la Gran Bretagna hanno commesso questo crimine a spese della nostra storia e dei nostri diritti, contraddicendo la ragione, la religione, la legge e la morale”.

Documentario della TV ufficiale dell’Autorità Palestinese (23.3.17): “Il concetto di giudaizzazione di Gerusalemme indica tutti i tentativi dell’occupazione israeliana di modificarne le caratteristiche arabe islamiche e di cancellarne l’identità araba islamica, che rappresentano il vero volto culturale della città araba occupata di Gerusalemme, per imprimervi un nuovo carattere fittizio chiamato carattere ebraico. La storia non ricorda nessun altra città che sia stata sottoposta come Gerusalemme al tentativo di modificarne e cancellarne le caratteristiche, l’identità e la storia attraverso la falsificazione, l’alterazione, la manipolazione e le false affermazioni”.

Adnan Al-Husseini, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari di Gerusalemme e governatore del Distretto di Gerusalemme, su al-Hayat Al-Jadida, quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese (5.10.17): “La maggior parte delle antichità trovate negli scavi a Gerusalemme sono antichità della cultura islamica nei suoi diversi periodi, oltre ad antichità romane, bizantine e degli Omayyadi. Le affermazioni di Israele riguardo alla scoperta di antichità ebraiche sono una chiara falsificazione della storia della città”.

(Da: PMW Bulletin, 14.12.17)

Il sigillo del governatore di Gerusalemme, risalente all’epoca del primo Tempio (clicca per ingrandire)

Archeologi israeliani hanno annunciato lunedì la scoperta di un sigillo di argilla risalente al VI-VII secolo a.e.v. appartenente a un governatore biblico di Gerusalemme. Il manufatto, che porta la dicitura in antica scrittura ebraica le-sar ha-ir, cioè “[appartenente] al governatore della città”, era stato probabilmente assegnato a un’importante spedizione e serviva come una specie di logo, o piccolo souvenir, inviato per conto del governatore della città, all’epoca la più importante carica locale a Gerusalemme.

Il sigillo, delle dimensioni di una piccola moneta, raffigura due uomini in piedi uno di fronte all’altro con indosso abiti a righe fino alle ginocchia, ed è stato rinvenuto dal direttore degli scavi Shimon Cohen durante una filtrazione a umido del suolo proveniente da un edificio dalla fine dell’era del primo Tempio (XI-V sec. a.e.v.) vicino al piazzale del Muro Occidentale (“del pianto”), nella città vecchia di Gerusalemme.

Secondo l’archeologa Shlomit Weksler-Bdolah, il sigillo “avvalora il resoconto biblico secondo cui 2.700 anni fa esisteva la carica di governatore della città di Gerusalemme. Il ritrovamento del sigillo con questo titolo di alto rango, unita all’abbondante raccolta di sigilli reali trovati in passato nell’edificio, conferma l’ipotesi che quest’area, situata alle pendici occidentali della collina occidentale dell’antica Gerusalemme, circa cento metri a ovest del Monte del Tempio, era abitata da funzionari di alto livello durante il periodo del primo Tempio”.

I governatori di Gerusalemme, nominati dal re, sono menzionati due volte nella Bibbia: in 2 Re (23:8), dove si dice che all’epoca di re Ezechia tale posizione era detenuta da Giosuè, e in 2 Cronache (34:8), che menziona Maaseia come governatore durante il regno di Giosia.

(Da: Israel HaYom, Jerusalem Post, 2.1.18)