Netanyahu: «Aspetto un “discorso di Bar-Ilan” da parte di Abu Mazen»

«Se i palestinesi non riescono a rispettare nemmeno le ultime intese, come posso pensare che saranno all'altezza delle questioni più grandi?»

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo celebre discorso all’Università Bar-Ilan del

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo discorso all’Università Bar-Ilan del 14 giugno 2009

“Non vedo nessun reale cambiamento nella posizione palestinese dal 1993”. Lo ha detto lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a una riunione del gruppo parlamentare di Likud-Beytenu, facendo riferimento all’anno in cui venne firmato il primo accordo-quadro “di Oslo” fra Israele e Olp.

In un’intervista a i24news, Netanyahu ha detto che si aspetta che il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) dimostri la serietà delle sue intenzioni tenendo un suo “discorso di Bar-Ilan” per la soluzione a due stati, come quello che Netanyahu tenne nel giugno 2009 nell’università israeliana. “Mi piacerebbe vedere Abu Mazen che va all’università palestinese di Birzeit – ha detto Netanyahu – a tenere un discorso davanti al suo elettorato come ho fatto io davanti al mio elettorato, e che dicesse chiaramente: due stati per due popoli, uno stato ebraico accanto a uno stato palestinese. Non gliel’ho ancora sentito dire”. Un discorso del genere, ha sottolineato Netanyahu, è importante proprio perché non è un discorso facile da fare, come non fu facile tenere il discorso all’Università Bar-Ilan: “Ho fatto sforzi seri, sforzi dolorosi, e ho tenuto il discorso alla Bar-Ilan, cosa che non era facile per un leader del Likud in un’università religiosa”.

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen)

“Se i palestinesi non riescono a rispettare nemmeno le intese raggiunte finora – ha spiegato Netanyahu nell’intervista a i24news – e cioè quella per cui noi scarceriamo detenuti ma continuano a costruire negli insediamenti, come posso essere sicuro che saranno all’altezza su questioni ben più grandi, che la loro società troverà sicuramente molto più controverse? Se si vuole guidare un processo, bisogna muoversi e assumersi la responsabilità di decisioni difficili. Questo è quello che ho fatto, e mi aspetto che i palestinesi facciano lo stesso”.

Parlando lunedì a Ramallah ai capi di Fatah alla vigilia del suo imminente incontro a Betlemme con il Segretario di stato Usa John Kerry, Abu Mazen ha affermato che i negoziati di pace con Israele non hanno portato nessun risultato e ha minacciato una “esplosione della situazione” se Israele continua a costruire in Cisgiordania e a Gerusalemme “in cambio” della scarcerazione di detenuti. Abu Mazen ha anche ribadito la sua opposizione alla richiesta di riconoscere Israele come stato nazionale del popolo ebraico. “Noi non accettiamo lo stato ebraico o l’ebraicità dello stato – ha detto – Questa è una cosa che non possiamo accettare”.

Lunedi il ministro degli esteri dell’Autorità Palestinese Riyad al-Maliki ha annunciato che la Lega Araba intende chiedere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una mozione di censura contro Israele per le annunciate attività edilizie ebraiche in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Secondo una fonte a Ramallah citata da Israel HaYom, la manovra si pone l’obiettivo di aggirare le intese raggiunte in vista della ripresa dei colloqui di pace, in base alle quali Israele può proseguire con le costruzioni in Giudea e Samaria in cambio della scarcerazione di detenuti.

Incontrando lunedì a Parigi un gruppo di parlamentari francesi, il ministro israeliano per l’edilizia Uri Ariel ha affermato che “Abu Mazen sapeva delle costruzioni in Giudea e Samaria, che sono state coordinate con lui”. Secondo Ariel, Abu Mazen era pienamente consapevole sin dall’inizio che vi sarebbero state costruzioni in Cisgiordania e la sua protesta “è essenzialmente uno show”.

(Da: Israel HaYom, Jerusalem Post, YnetNews, 5.11.13)

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