Netanyahu: Hamas ha subito il peggior colpo della sua storia senza realizzare nessuno dei suoi obiettivi

Il primo ministro israeliano: Il mondo sta comprendendo il pericolo dell’estremismo jihadista, per cui si aprono nuove prospettive diplomatiche

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Mentre le Forze di Difesa israeliane hanno raggiunto gli obiettivi della loro missione a Gaza, Hamas non è riuscita a imporre nessuna delle condizioni che aveva cercato di strappare in cambio del cessate il fuoco. Lo ha detto mercoledì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in una conferenza stampa nella quale ha parlato dell’operazione anti-terrorismo “Margine protettivo” iniziata lo scorso 8 luglio.

“Hamas ha subito il colpo peggiore dalla sua fondazione” ha detto Netanyahu, che ha inoltre sottolineato l’isolamento di Hamas nel recente conflitto. Israele, ha detto, è riuscito a dimostrare alla comunità internazionale “le dimensioni dell’estremismo islamista di Hamas, e come Hamas, ISIS e al-Qaeda siano tutti parte della stessa famiglia”. E ha convinto il mondo “che l’obiettivo a lungo termine deve essere il disarmo” della striscia di Gaza. La comunità internazionale, ha detto Netanyahu, si è resa conto che il mondo arabo, salvo poche eccezioni, non si è schierato con Hamas. “Questo segna un cambiamento”, ha osservato, giacché ex stati nemici si ritrovano ora a cooperare nella lotta contro gli islamisti estremisti in Medio Oriente. La collaborazione tra forze moderate per distruggere lo “Stato Islamico” apre la strada a “nuove opportunità” e a un nuovo orizzonte diplomatico per Israele. Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha aggiunto Netanyahu, “deve scegliere da che parte stare, e noi speriamo che continui a cercare la pace con Israele: siamo sempre ansiosi di trovare validi interlocutori di pace per risolvere il conflitto, e saremmo ben lieti che le forze di Abu Mazen tornassero nella striscia di Gaza”. Ma se Hamas ricominciasse da domani a scavare tunnel terroristici, ha aggiunto il primo ministro, Israele “avrebbe tutto il diritto difendersi”.

Il capo di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh e lo stato maggiore di Hamas, usciti mercoledì dal loro bunker (sotto l’ospedale al-Shifa di Gaza, secondo concordi testiminanze) dove sono rimasti per tutti i 50 giorni di combattimenti

Il capo di Hamas a Gaza Ismail Haniyeh e lo stato maggiore di Hamas, usciti mercoledì dal loro bunker (sotto l’ospedale al-Shifa di Gaza, secondo concordi testiminanze) dove sono rimasti per tutti i 50 giorni di combattimenti

Netanyahu ha ricordato che sin dall’inizio dell’operazione Israele ha accettato incondizionatamente tutti i cessate il fuoco proposti dall’Egitto e da altri, mentre Hamas ha sempre cercato di imporre le sue condizioni, facendo saltare ben undici tregue. “Ma Hamas non ha realizzato nessuna delle sue condizioni – ha poi sottolineato – Per smettere di lanciare razzi pretendevano un porto e non l’hanno ottenuto; pretendevano un aeroporto e non l’hanno ottenuto; pretendevano la scarcerazione dei terroristi riarrestati dopo il rapimento e assassinio dei tre ragazzi adolescenti israeliani e non l’hanno ottenuta; pretendevano risarcimenti e fondi per pagare gli stipendi dei loro uomini e non li hanno ottenuti; pretendevano che i negoziati fossero condotti dalla Turchia o dal Qatar e non l’hanno ottenuto”. D’altra parte, ha continuato Netanyahu, Israele è sempre stato pronto a sostenere la riabilitazione umanitaria di Gaza, a condizione di poter controllare il materiale che entra nella striscia di Gaza perché non venga usato dai terroristi, e questo è ciò che accadrà.

La missione di Israele a Gaza era chiara, ha poi detto Netanyahu: “Colpire duramente le strutture di Hamas e garantire un prolungato periodo di pace per la popolazione israeliana. E infatti Hamas è stata colpita duramente. Mille terroristi uccisi, compresi molti comandanti; distrutte migliaia di arsenali, rampe di lancio e nascondigli di armi, insieme a centinaia di covi e centri di comando”, mentre le batterie “Cupola di ferro” e i pronti interventi contro i commando di terroristi infiltrati dai tunnel e dal mare hanno impedito a Hamas di compiere “le stragi di civili israeliani” che ha cercato per tutto il tempo di realizzare.

“I sostenitori di Hamas mostrano la V di vittoria”. “Temo che V stia anche per violenza contro Israele in futuro”

Hamas è rimasta “sorpresa dall’intensità della nostra risposta” alla sua violazione dell’ultima tregua, martedì scorso. “Avevo detto che non avremmo accettato una continua guerra d’attrito – ha ricordato Netanyahu – e che avremmo reagito per porvi fine”. Quando sono morti alcuni capi e sono crollati interi palazzi usati dai terroristi, Hamas ha dovuto capire che il prezzo era troppo alto. “Non intendiamo tollerare uno stillicidio di razzi su nessuna parte di Israele”, ha spiegato.

Netanyahu ha riconosciuto che sconfiggere completamente le organizzazioni terroristiche è impresa quasi impossibile per gli stati democratici e ha fatto l’esempio degli Stati Uniti che non hanno sconfitto totalmente al-Qaeda. “Non posso dire con certezza che sia stato raggiunto l’obiettivo di una calma duratura – ha detto – ma certamente è stato raggiunto l’obiettivo di infliggere a Hamas un duro colpo. E se Hamas dovesse ricominciare a sparare, Israele risponderebbe con ancora più forza di quanta ne abbia impiegata prima di quest’ultimo cessate il fuoco”.

Hamas, ha detto Netanyahu, fa di tutto per presentare un’immagine di vittoria, ma sappiamo cosa rischiano i palestinesi che non partecipano alle celebrazioni. In realtà, secondo il primo ministro israeliano, le operazioni a Gaza e le conseguenti trattative al Cairo hanno dimostrato che la strategia di Hamas basata sulla violenza e la guerra, oltre che costare prezzi altissimi non consegue nessuno dei suoi obiettivi.

Netanyahu ha elogiato l’unità e il sostegno dimostrati dalla popolazione di Israele nei 50 giorni di combattimenti e ha aggiunto: “Quelli di Hamas non si rendono conto di quanto sia forte e unita la nostra nazione”.

(Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 27.8.14)

Yoav Limor

Yoav Limor

Scrive Yoav Limor, su Israel haYom: «C’è un divario quasi incolmabile tra come vengono percepiti gli esiti dell’operazione “Margine protettivo” dall’opinione pubblica israeliana e dall’establishment politico e della difesa. Mentre la gente ha la sensazione di un’occasione mancata, i decisori ritengono che, a bocce ferme, apparirà chiaro che l’operazione è stata un successo. In teoria hanno ragione. Hamas non è riuscita a realizzare i suoi piani d’attacco (cinque vittime israeliane su 4.594 ordigni sparati contro la popolazione civile); ha perso i tunnel che penetravano all’interno di Israele (almeno 32); non è riuscita a perpetrare il grande attentato terroristico che ha inseguito per tutto il periodo dei combattimenti (dall’aria, dal mare e dai tunnel); ha perso un migliaio dei suoi combattenti (checché dicano le cifre sui morti civili spacciate all’estero) e molti comandanti, oltre alla maggior parte delle sue strutture militari (arsenali, officine per la produzione di armi, centri di comando, covi in case private). Soprattutto, ha portato enormi distruzioni e sofferenze nella striscia di Gaza. Questa valutazione, tuttavia, è solo parziale. Giacché in definitiva Hamas è riuscita a tenere in ostaggio un intero paese per 50 giorni, ha inflitto perdite e danni, ha stravolto la vita quotidiana in tutto il sud del paese costringendo milioni di persone a correre nei rifugi e migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Soprattutto, ha mostrato a tutto il mondo come il paese militarmente più forte della regione non possa sconfiggere completamente un’organizzazione relativamente piccola (15.000 uomini), con risorse limitate, ma determinata a battersi infrangendo ogni possibile norma del diritto di guerra e umanitario: un messaggio che dovrebbe preoccupare tutte le persone civili, in un’epoca di parossistica estremizzazione islamista. Anche sul fronte diplomatico la valutazione non può essere a senso unico. Certo, Hamas ha accettato un cessate il fuoco nei termini che in precedenza aveva sempre rifiutato, è stata costretta ad accettare la mediazione egiziana e ha ben poco da esibire dopo aver scatenato 50 giorni di inutile guerra. Ma Israele ha concesso una parziale riapertura dei valichi e un allargamento della fascia di pesca costiera senza ottenere in cambio nulla di concerto. Se è vero che i grandi temi che Hamas voleva imporre (il porto, l’aeroporto, la scarcerazione dei terroristi detenuti) sono stati temporaneamente rimossi dal tavolo, dall’altra parte è chiaro che Gaza non sarà smilitarizzata, le organizzazioni armate palestinesi non saranno disarmate, e non si sa nemmeno quando saranno restituite le spoglie dei soldati israeliani caduti. In ultima analisi, per tirare vere conclusioni bisognerà aspettare, giacché i due fattori principali per stabilire la differenza tra successo e insuccesso – la deterrenza e la calma, cioè una calma duratura garantita dalla ristabilita deterrenza – sono ancora tutti da verificare». (Da: Israel HaYom, 28.8.14)