Netanyahu: “Le parole di Khamenei dimostrano che l’accordo sul nucleare non ferma la macchina terroristica iraniana”

Il primo ministro israeliano ribadisce che esistono alternative alle eccessive concessioni fatte con la firma di Vienna

 Ali Khamenei si rivolge alla folla, sabato scorso, a Teheran

Ali Khamenei si rivolge alla folla, sabato scorso, a Teheran

In un discorso tenuto sabato davanti a un’adunata di folla a Teheran per celebrare la fine del mese sacro musulmano del Ramadan, e trasmesso in diretta dalla tv di stato iraniana, la Guida Suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei ha dichiarato che l’Iran continuerà a sostenere i suoi alleati in Medio Oriente, tra i quali figurano, oltre al regime siriano di Assad, il gruppo terrorista sciita libanese Hezbollah e gruppi terroristici palestinesi attivi in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. “Non smetteremo mai di sostenere i nostri amici nella regione e il popolo di Palestina, Yemen, Siria, Iraq, Bahrain e Libano”, ha proclamato Khamenei. L’Iran continuerà anche a invocare la distruzione di Israele, che Khamenei nel suo discorso ha definito “terrorista” e “assassino di bambini”.

“La nostra politica nei confronti dell’arrogante governo degli Stati Uniti non cambierà affatto – ha inoltre affermato Khamenei – Non abbiamo negoziato con l’America su temi globali e regionali, non abbiamo negoziati su questioni bilaterali. Ci sono solo alcune eccezioni, come il programma nucleare, che abbiamo negoziato con gli americani per servire i nostri interessi. Gli americani sono i veri terroristi che hanno creato l’ISIS e sostengono i malvagi sionisti. Durante i colloqui sul nucleare abbiamo visto più e più volte la disonestà degli americani, ma per fortuna i nostri rappresentanti hanno contrattaccato”. Prendendo una posizione diversa da quella del presidente iraniano Hassan Rouhani, Khamenei ha anche escluso un ampliamento delle intese con l’America.

Manifestazione a Teheran xxx scorso per la giornata Al Quds: come sempre, le mappe della Palestina da "liberare" comprendono tutto Israele, lo stato da cancellare dalla carta geografica

Manifestazione a Teheran lo scorso 10 luglio per la giornata Al Quds: come sempre, le mappe della Palestina da “liberare” comprendono tutto Israele, lo stato da cancellare dalla carta geografica

Il discorso di Khamenei è stato accompagnato dalle grida della folla “morte all’America” e “morte a Israele”, slogan che Khamenei ha elogiato dicendo che “indicano la direzione verso cui si muove il popolo iraniano”, stando alla traduzione in inglese fornita dalla Press TV iraniana.

“Chi pensava che concessioni di vasta portata avrebbero portato l’Iran a modificare la sua politica ha ricevuto una secca risposta lo scorso fine settimana, con il discorso aggressivo e sprezzante del sovrano dell’Iran Ali Khamenei”. Lo ha detto domenica il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu introducendo la riunione settimanale del governo. “Gli iraniani – ha sottolineato Netanyahu – non cercano nemmeno di nascondere il fatto che useranno per armare la loro macchina del terrorismo le centinaia di miliardi di dollari che riceveranno grazie all’accordo di Vienna. Dicono esplicitamente che continueranno la lotta contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, in primo luogo Israele. Oggi l’Iran arma i gruppi terroristici con i missili, domani avrà la possibilità di armarli con un’arma molto più pericolosa. L’accordo che è stato firmato apre la strada dell’Iran alle armi nucleari: o fra dieci anni, se l’Iran rispetterà l’accordo; o molto prima, se deciderà di violare l’accordo, cosa sarebbe in linea con il suo comportamento abituale. L’alternativa che abbiamo proposto più volte – ha concluso Netanyahu, rispondendo ai critici che lo hanno accusato di non aver offerto un piano migliore – è mantenere e rafforzare le sanzioni contro l’Iran, e condizionare la rimozione delle restrizioni sul programma nucleare iraniano e l’allentamento delle pressioni sull’Iran ad un vero cambiamento della sua politica. Fino a quando i dirigenti iraniani incoraggiano le grida di ‘morte all’America’ e ‘morte a Israele’, non c’è motivo di fare concessioni”.

(Da: Israel HaYom, Times of Israel, Jerusalem Post, 19.7.15)