Netanyahu: L’estremismo islamista è la peggiore minaccia

Il nuovo primo ministro israeliano: “Noi non vogliamo governare su un altro popolo”

image_2455Israele persegue la pace con tutto il mondo arabo e musulmano, ma continua ad essere minacciato dalle forze dell’estremismo islamista. Lo ha detto il primo ministro incaricato Binyamin Netanyahu parlando martedì alla Knesset nel giorno dell’insediamento del nuovo governo.
“Questi sono tempi anomali – ha proseguito Netanyahu – Oggi Israele deve fronteggiare due grandi sfide: una crisi economica e una crisi della sicurezza. L’origine di queste crisi non sta nelle nostre azioni del passato né nei nostri errori, ma è pur vero che le nostre scelte di oggi saranno determinanti per gli esiti di queste crisi”.
Netanyahu ha additato “la diffusione dell’estremismo islamista nella nostra regione e in tutto il mondo”, mettendo in guardia rispetto al pericolo che armi nucleari possano finire nelle mani di quelle forze, con chiara allusione allo sviluppo dei piani nucleari iraniani. Dopo aver elogiato la cultura dell’islam come “grande e ricca, con molte ramificazioni nella storia del nostro popolo che ha conosciuto periodi di fioritura per arabi ed ebrei quando hanno vissuto e creato insieme”, Netanyahu ha definito l’estremismo islamista e l’attuale regime iraniano come le peggiori minacce alla sicurezza di tutta la regione. La determinazione esplicita dell’Iran a cancellare Israele dalla mappa geografica “trova orecchie sorde un po’ in tutto il mondo”, ha denunciato, e viene considerata come “una cosa di routine”. “Non permetteremo a nessuno di mettere in discussione il nostro diritto ad esistere – ha affermato Netanyahu – Israele non può permettersi di trattare alla leggera proclami contro la sua stessa esistenza”. Netanyahu ha sottolineato come bloccare il programma nucleare iraniano sia nell’interesse di Israele ma anche del mondo islamico, e ha aggiunto di sperare che il Medio Oriente possa operare unito per “fermare il terrorismo in ogni direzione e combatterlo fino alla fine”.
“Israele – ha continuato – si è sempre battuto, e oggi più che mai si batte per raggiungere una pace piena con l’intero mondo arabo e musulmano. Oggi quel desiderio è supportato da un interesse comune di Israele e paesi arabi contro l’ostacolo del fanatismo che ci minaccia tutti quanti”.
Netanyahu ha delineato i suoi propositi circa il futuro dialogo con i palestinesi dicendo che confida “nell’obiettivo di arrivare a un accordo permanente”. Ha definito i precedenti tentativi di arrivare alla pace come “scorciatoie” che hanno prodotto soltanto soluzioni di breve respiro e, paradossalmente, ulteriori spargimenti di sangue. “Noi non vogliamo governare su un altro popolo – ha detto – Noi non vogliamo governare i palestinesi. Grazie a un accordo sullo status definitivo, i palestinesi avranno l’autorità necessaria per governare se stessi. Alla leadership palestinese dico: se volete davvero la pace, possiamo arrivare alla pace”. Netanyahu ha parlato di negoziati con l’Autorità Palestinese “su tre binari paralleli: economico, diplomatico e sulla sicurezza”.
Il primo ministro incaricato ha sottolineato la necessità che Israele sia “unito” per vincere le sfide e sconfiggere i nemici, spiegando che è per questo motivo che ha ritenuto indispensabile formare un governo di ampia unità nazionale, dopo le elezioni dello scorso febbraio. “Sono lieto – ha aggiunto – che il partito laburista, un partito che una storia importante in questo paese, abbia deciso di collaborare nel governo con il Likud”.
Netanyahu ha impegnato il suo governo ad “adoperarsi per la sicurezza della nazione e di ogni singolo cittadino, per mantenere il carattere ebraico dello stato e le tradizioni ebraiche nonché il rispetto per la fede e le tradizioni di tutte le comunità etniche del paese”.

(Da: Jerusalem Post, YnetNews, 31.03.09)