New York: processo per terrorismo contro l’Autorità Palestinese

Accettate come prove le sentenze di condanna dei tribunali israeliani

La Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York

La Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York

L’accusa nel primo storico processo per terrorismo contro l’Autorità Palestinese in corso negli Stati Uniti ha concluso venerdì scorso la presentazione delle sue prove affermando d’aver dimostrato che l’Autorità Palestinese “ha cancellato intere famiglie lasciandosi alle spalle un fiume di sangue e di paura”.

Tocca ora alla difesa presentare le sue controdeduzioni, in una causa di risarcimento civile per omicidi intenzionali che potrebbe ammontare a miliardi di dollari.

Benché l’illustrazione del caso da parte dei ricorrenti sia durata circa un mese, con alcuni momenti molto commoventi, si può tentare una sintesi dei punti centrali.

Gli avvocati hanno sottolineato come i terroristi, molti dei quali detenuti in Israele, continuino a percepire salari e stipendi dall’Autorità Palestinese nonostante il fatto che siano stati condannati per omicidio, tentato omicidio e appartenenza a organizzazioni terroristiche. Dopodiché hanno dimostrato che questi terroristi, processati e condannati, ricevono regolari promozioni di status dall’Autorità Palestinese mentre stanno scontando la pena. Gli avvocati hanno poi dimostrato che l’Autorità Palestinese versa regolari pagamenti alle famiglie degli attentatori suicidi e di altri terroristi morti nel corso di attacchi terroristici, riconoscendoli tutti come “martiri”.

La caffetteria dell'Università di Gerusalemme dopo l'attentato del 30 luglio 2002

La caffetteria dell’Università di Gerusalemme dopo l’attentato del 31 luglio 2002

Un esempio illustrato dai querelanti è quello di Abdullah Barghouti (parente del più noto Marwan Barghouti, capo delle milizie Tanzim di Fatah, in carcere per pluriomicidi). Abdullah Barghouti (attualmente all’ergastolo in Israele per 66 omicidi) è l’ingegnere di Hamas che, fra l’altro, fabbricò le bombe per l’attentato del 31 luglio 2002 alla caffetteria dell’Università di Gerusalemme (9 morti, quasi cento feriti) e per altri efferati attentati. Secondo l’accusa, Abdullah Barghouti, arrestato nel 2001 dall’Autorità Palestinese per il suo coinvolgimento nella strage al ristorante Sbarro, nel 2002 venne scarcerato dopo che le Forze di Difesa israeliane avevano ucciso un altro terrorista. “L’Autorità Palestinese era infuriata con Israele – hanno spiegato gli avvocati – e rilasciò Barghouti per consentirgli di perpetrare altri attacchi contro Israele come vendetta per le azioni dell’esercito israeliano. A Barghouti venne data una casa sicura, e lui poco dopo effettuò l’attentato all’Università di Gerusalemme”.

L’Autorità Palestinese è implicata nel terrorismo anche perché suoi uomini “hanno assicurato il trasporto dentro Gerusalemme di vari attentatori suicidi, compresa Wafa Idris, la terrorista che perpetrò l’attentato suicida in via Giaffa del 27 gennaio 2002 in cui venne gravemente colpita la famiglia di Mark Sokolow”, uno dei cittadini americani querelanti. Idris, un’infermiera nota per essere la prima donna terrorista suicida palestinese, utilizzò un’ambulanza della Mezzaluna Rossa Palestinese per superare i controlli e raggiungere il luogo dell’attentato.

Una delle vittim dell'attentato all'Univesrità di Gerusalemme alla cerimonia del 2012 per il decennale della strage

Una delle vittim dell’attentato all’Univesrità di Gerusalemme alla cerimonia del 2012 per il decennale della strage

Dopo aver presentato tutte queste prove, gli avvocati dovevano ancora operare i necessari collegamenti per evitare che l’Autorità Palestinese possa sostenere che, in ogni singolo caso presentato, non fosse dimostrato il coinvolgimento del livello alto decisionale dell’organizzazione, che poteva essere all’oscuro degli attacchi, o che alcuni aspetti dei casi portati come prova possano essere interpretati come forme giustificabili di resistenza di un movimento di liberazione anziché come terrorismo. Gli avvocati dell’accusa ritengono d’aver dimostrato che fornire incentivi in denaro alle famiglie dei “martiri” dopo ogni attacco equivale a “fornire risorse e supporto materiale” al terrorismo. Ritengono inoltre d’aver provato che Autorità Palestinese, Olp e Brigate Martiri di al-Aqsa sono tutte organizzazioni interconnesse fra loro e che ciascuna può essere ritenuta direttamente o indirettamente responsabile del comportamento delle altre. Ciò significa che l’Autorità Palestinese non può sottrarsi alla sua responsabilità per le azioni di un membro delle Brigate al-Aqsa sostenendo che si tratta di un’organizzazione separata (un vecchio trucco utilizzato da molti movimenti terroristi). Quanto poi alla natura squisitamente terroristica degli attentati in Israele, la cosa è stata dimostrata con la loro descrizione, a tratti molto toccante, fatta da alcuni cittadini ebrei americani sopravvissuti.

Un primo successo fondamentale per i querelanti è arrivato quando il giudice federale di New York, George B. Daniels, ha accettato come prove le sentenze di condanna dei tribunali israeliani, respingendo la tesi degli avvocati della difesa secondo cui i tribunali israeliani, in quanto “tribunali d’occupazione”, sarebbero “iniqui e prevenuti nei confronti dei palestinesi”.

“Siamo fiduciosi – ha dichiarato l’avvocato Nitsana Darshan-Leitner, attivista per i diritti umani, direttrice della ong giuridica Shurat HaDin – che la parte palestinese verrà ritenuta responsabile di questa politica di terrorismo diretto e intenzionale, concepito per intimidire gli israeliani e costringerli ad accettare i suoi obiettivi estremisti ogni volta che gli ‘sforzi diplomatici’ della parte palestinese non riuscivano nel loro intento”.

(Da: Jerusalem Post, 10.2.15)