Non andremo da nessun’altra parte

Ma lei lo sa, signora Thomas, come mai ci trovavamo in Germania e in Europa orientale?

Di Sara K. Eisen

image_2880Ho pensato per un po’ alla povera Helen Thomas [decano dei giornalisti accreditati alla Casa Bianca, la Thomas ha dato le dimissioni a giugno dopo aver detto in un’intervista che “gli ebrei devono andarsene fuori dai piedi dalla Palestina e tornarsene a casa in Polonia e Germania”].
E mi sono convinta che non abbia fatto altro che dire ad alta voce ciò che pensano quasi tutti, e che per questo è stata trasformata in capro espiatorio. Non che mi importi realmente molto, perché di quando in quando noi irritanti ebrei dobbiamo pur condividere il ruolo di capri espiatori con qualcun altro: è il minimo che possiamo fare per dissipare lo stereotipo che siamo spilorci.
Ma lei lo sa, signora Thomas, come mai ci trovavamo in Germania e in gran parte dell’Europa orientale? (E già che siamo in tema, volendo seguire il suo consiglio: lei crede veramente che le simpatiche vecchiette che ricevettero dai nazisti le belle case e fattorie di proprietà delle mie nonne, in quella che allora era la Cecoslovacchia, caccerebbero indietro la proprietà di due generazioni? Sarebbe carino, visto che troverei adorabile possedere una vigna e una tenuta agricola). Noi, signora Thomas, ci trovavamo in Germania e in Ungheria e in Cecoslovacchia e in Russia (dove con regolarità venivamo tranquillamente ammazzati dai cosacchi) ed anche, per molti secoli, in Polonia (idem come sopra), perché ci era stato detto di levarci dai piedi dall’Inghilterra, dalla Franca e dalla Spagna (oppure, com’è noto, perché venivamo tranquillamente ammazzati dagli eroici cavalieri delle belle fiabe).
E sa come mai ci trovavamo, prima, in Europa occidentale? Perché ci era stato detto da greci e romani – indovini un po’ – di levarci dai piedi dalla “Palestina”, dove avevamo vissuto sin dall’inizio della storia scritta. Eravamo anche andati a finire in Babilonia (Iraq) e in altri paesi del Medio Oriente e del nord Africa, dove siamo rimasti per centinaia e centinaia di anni come cittadini di seconda classe, fino a quando il mondo arabo non eguagliò finalmente pagani e cristiani nel loro odio verso gli ebrei. È sorprendente quanto l’allievo abbia oggi di gran lunga superato i maestri. Ma sto divagando.
Comunque sia, inutile girarci attorno: ovunque agli ebrei viene chiesto di levarsi dai piedi (e in genere a farlo non sono anziane signore sul prato della Casa Bianca), e dappertutto prima o poi le cose prendono questa piega.
Accadde così che, circa duecento anni avanti Cristo, i Maccabei si stancarono della cosa e crearono uno stato ebraico in “Palestina” (che nessuno allora chiamava con questo nome) che è poi durato, nella cornice dell’Impero Romano, più o meno fino all’epoca di Gesù (un altro ebreo fastidioso) e della distruzione del Secondo Tempio. E poi è accaduto che “coloni” ebrei iniziassero ad arrivare nella Palestina Ottomana verso la fine del XIX secolo, dopo che russi e polacchi avevano messo in chiaro che l’ebreo, in Europa orientale, era “persona non grata”. La Palestina era un buon posto dove scappare, dato che era stato l’ultimo dove gli ebrei avevano avuto un loro stato sovrano, circa duemila anni prima (vedi sopra). Poco importa che la liturgia e i testi ebraici esprimano struggimento per Gerusalemme, giacché so bene che questi sono elementi irricevibili nei tribunali internazionali della mente. Ad ogni modo, nessun altro paese voleva gli ebrei d’Europa più di quanto li volesse la Russia; nemmeno l’America, dove erano in vigore quote d’ingresso molto rigide, sebbene vada detto che gli americani, anche quella volta con grande garbo, si astennero dagli ammazzamenti a casaccio che a quanto pare restarono in voga, invece, in Europa fin dopo la caduta di Hitler. E poi i turchi ottomani, come oggi, erano famosi in tutto il mondo per il loro eccezionale attivismo in fatto di diritti umani, e gli ebrei erano entusiasti di constatarlo di persona (Beh, non esattamente. Ma era comunque meglio avere a che fare con loro che coi contadini polacchi… a patto di non essere armeni).
Ma quando gli ebrei fecero ritorno in Terra d’Israele, divenne improvvisamente necessario – ancora una volta – dir loro di levarsi dai piedi. Non c’era modo di vivere fianco a fianco, sebbene questo sia stato l’esplicito desiderio degli ebrei fino al 1947/48, quando il piano di spartizione dell’Onu venne sbrigativamente rifiutato dalla Lega Araba che scatenò la guerra, che Israele vinse. Se tenere la terra che hai vinto in una guerra scatenata da altri (quando tu volevi la pace) si chiama occupazione, signora Thomas, allora la sacra alleanza della furibonda giustizia mondiale ha pesci ben più grossi di Israele con cui prendersela.
Il desiderio arabo di buttar fuori gli ebrei dalla “Palestina” non ebbe origine nel 1967, e nemmeno nel 1948. Ebbe origine nel momento stesso in cui i primi gruppi di ebrei arrivarono e iniziarono a far fiorire la terra e a produrre raccolti. Il massacro di Hebron del 1929, dove razziatori arabi uccisero 70 ebrei indifesi e ne ferirono innumerevoli altri (ponendo di fatto termine per quarant’anni all’antichissima comunità ebraica di quella città) ebbe luogo molto tempo prima che una sola casa ebraica venisse costruita “al di là della Linea Verde” (che nemmeno esisteva).
Insomma, sembra proprio che ogni volta che in una società una minoranza di ebrei inizia ad avere un po’ troppo successo – quanto sono irritanti – le popolazioni indigene iniziano a sentirsi a disagio e prima o poi, in un modo o nell’altro, dicono loro di levarsi dai piedi.
Ma ora, ahimè, non abbiamo un altro posto dove andare, a parte quel luogo eterno dove ci vorrebbero spedire Ahmadinejad e Haniyeh e Nasrallah, e Hitler prima di loro, e Khmelnitsky prima di lui, e Haman prima di Khmelnitsky, e così via. Nonché, temo, nel profondo del suo cuore, forse anche lei, signora Thomas, e quelli come lei, con il suo lapsus linguae che quel fastidioso di Freud non avrebbe mancato di sottolineare.
Me lo lasci dire con franchezza: so che Israele ha fatto errori nel corso di questi suoi primi sessantadue anni, alcuni veramente maldestri e stupidi, altri ai limiti dell’immorale. Ma nessuno peggiore di quelli commessi da ogni altra democrazia sulla terra, e sicuramente molto meno peggio di quelli commessi ogni giorno da gran parte di quegli stati delinquenti che ogni giorno, alle Nazioni Unite, condannano Israele.
Siamo onesti: i crociati della comunità internazionale per i diritti umani dei palestinesi non sono altro, appunto, che i nuovi crociati, e quelli che ne soffrono veramente non sono gli ebrei o gli israeliani, ma i poveri abitanti del Terzo Mondo, che rimangono bellamente ignorati mentre il Primo Mondo illuminato se la prende con gli ebrei. Oltre naturalmente ai palestinesi, che vengono tenuti nella miseria dai loro stessi dirigenti allo scopo di fornire ai benpensanti odiatori degli ebrei un randello mediatico con cui bastonarli.
In conclusione: questa volta, signora Thomas, non ce ne andremo da nessun’altra parte. Ormai l’abbiamo capito bene: quelli come lei ci odiano assai. Così, semplicemente, come una legge naturale. Non ci possiamo fare nulla. Dare via pezzi di Israele/Palestina (come testimonia il nostro sgombero da Gaza del 2005, con cessione chiavi in mano delle basi militari e delle serre – una nuova economia! pane per i bambini! – tutto sbrigativamente dato alle fiamme in quanto proprietà di infedeli), donare ogni anno miliardi in beneficienza globale, scoprire la cura della polio o la teoria della relatività, scrivere venerati testi religiosi e giuridici, co-fondare Google, fabbricare il microprocessore che fa funzionare la maggior parte dei computer portatili che riversano in internet odio per gli ebrei, fondare il cristianesimo stesso, sostenere i diritti delle donne e dei gay negli Stati Uniti e contribuire a realizzare una rivoluzione dei diritti umani in America negli anni ’60 – nulla di tutto questo ci assolverà mai dal nostro vero peccato: continuare ad esistere e continuare a farcela.
Sono veramente dispiaciuta che le abbiano detto di levarsi dai piedi dalla Casa Bianca, signora Thomas. In realtà non era colpa sua se ha pensato di poter dire quello che ha detto. In fondo, non è affatto un segreto: è quello che pensa la gente.
Ma questa volta, sul serio: andarcene fuori dai piedi non è quello che faremo. Siamo semplicemente stufi di andarcene tutte le volte. Anche se – lo so – è così irritante.

(Da: YnetNews, 9.6.10)

Nella foto in alto: Sara K. Eisen, autrice di questo articolo

L’intervista a Helen Thomas (in inglese):