Non si incrimina solo per blandire la piazza

Lo ribadisce il governo israeliano a proposito dell'inchiesta sui sanguinosi scontri dell’ottobre 2000 in Galilea

image_1980“Nello Stato di Israele, le persone non vengono incriminate per blandire questo o quel settore dell’opinione pubblica”. Con queste parole un alto funzionario del ministero della giustizia israeliano ha reagito domenica sera alle scomposte proteste suscitate dalla decisione del procuratore generale Menachem Mazuz di non procedere in giudizio contro gli agenti di polizia coinvolti nei violenti scontri dell’ottobre 2000 che causarono la morte di 13 dimostranti arabi israeliani. “Ogni decisione può essere criticata – ha continuato il funzionario – ma le critiche devono essere pertinenti e basate sui fatti. Condanne e sfuriate sui mass-media non possono sostituirsi a una seria disamina dei fatti”.
Il procuratore generale Mazuz, accogliendo le conclusioni dell’indagine interna di polizia, ha deciso domenica di non perseguire in giudizio gli agenti coinvolti negli scontri di sette anni fa in Galilea, spiegando che “non sono emerse prove concrete sulla responsabilità penale dei poliziotti implicati in quegli eventi”.
“In uno stato di diritto – spiega il funzionario del ministero di giustizia – non si incrimina sulla base di congetture o sentimenti viscerali. C’è un codice penale che stabilisce chiaramente le precise condizioni per l’incriminazione di qualunque cittadino, per qualunque fatto”. Il funzionario aggiunge che la decisione di Mazuz è scaturita, fra l’altro, dalla mancata cooperazione da parte dei familiari delle vittime e della comunità araba in generale. “Le famiglie hanno rifiutato l’autopsia; sia le famiglie che la comunità araba nel suo insieme si sono rifiutate di collaborare con le indagini che hanno avuto luogo dopo gli scontri, un rifiuto che non è rimasto senza conseguenze”.
Secondo la fonte governativa, “alla luce delle evidenze non si poteva escludere, con il grado di sicurezza richiesto da un’incriminazione penale, la possibilità che le forze di polizia si siano trovate effettivamente a operare in condizioni di concreto pericolo di vita, circostanza che le esonera dalla responsabilità penale”.
“In ogni caso – conclude il funzionario del ministero – la morte di tredici persone resta un fatto grave e preoccupante, come asseriva la Commissione Or nel suo rapporto. Proprio per garantire un’indagine il più possibile esauriente è stata condotta un’ulteriore inchiesta ad ampio raggio, affidata a una squadra di alto profilo giuridico sotto la guida del procuratore generale: la decisione del procuratore generale ha pienamente tenuto conto dei risultati e delle conclusioni di quest’ultima indagine”.
Il presidente d’Israele Shimon Peres si è espresso lunedì sulla decisione del procuratore generale Mazuz. “Non credo – ha detto Peres durante una visita nella città arabo-israeliana di Nazareth – che vi sia stato un tentativo di insabbiamento. Quello che risulta è che non c’erano prove sufficienti da un punto di vista legale”. Tuttavia, pur dicendo di comprendere la collera della comunità araba, Peres ha aggiunto che “ogni paese democratico ha un sistema giudiziario che prende le sue decisioni in modo indipendente, e non spetta a me assegnare voti all’operato di Mazuz”.

(Da: YnetNews, 28.01.08)

Nella foto in alto: Il prouratore generale Menachem Mazuz