Nuova Unifil?

Senza disarmo di Hezbollah, cosa impedirà lo scoppio di unaltra guerra?

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1380Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano, la forza Unifil di 2.000 soldati già esistente è aumentata a circa 5.000 soldati e dovrebbe arrivare a 8.000 entro novembre. Più volte a Israele e Stati Uniti è stata data garanzia che la nuova e più robusta forza Unifil sarebbe stata completamente diversa da quella vecchia e screditata, che faceva in pratica da scudo umano al massiccio accumulo di armamenti Hezbollah che ha condotto al recente conflitto.
Vi sono tuttavia segnali crescenti che indicano che la “nuova” Unifil, sebbene più grande e meglio armata, non agirà in modo apprezzabilmente diverso dalla “vecchia” Unifil presente in Libano sin dal 1978.
In un’intervista al Jerusalem Post di venerdì scorso, il comandante dell’Unifil Alain Pellegrini ha spiegato che la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è tradotta in nuove regole di ingaggio per la forza Unifil. Prima l’Unifil poteva aprire il fuoco solo per difendere se stessa. Oggi è autorizzata a usare la forza per applicare la risoluzione 1701, che prevede il disarmo di Hezbollah. Ma, alla domanda se l’Unifil interverrebbe contro milizie Hezbollah che stessero attaccando Israele sul confine internazionale, Pellegrini ha risposto che l’Unifil è in Libano per “assistere l’esercito libanese, informandolo e consigliandolo su come assolvere al suo compito”. L’Unifil non è lì per disarmare né impegnare Hezbollah, e se vede che sta accadendo “qualcosa di pericoloso”, deve “informare l’esercito libanese” ed entrare in azione solo se l‘esercito libanese le chiede di farlo.
Pellegrini è stato meno circospetto quando è passato a Israele. Parlando dei voli di ricognizione israeliani sopra il Libano meridionale, li ha definiti “violazioni intollerabili e pericolose della 1701, che non trovano giustificazione con il dispiegamento dell’esercito libanese e il miglioramento dell’Unifil”.
Per la prima volta in quarant’anni l’esercito libanese è stato schierato lungo il confine con Israele. Ciononostante, giovedì scorso centinaia di supporter di Hezbollah hanno marciato fino alla rete di confine presso Metulla sventolando bandiere di Hezbollah.
Quello che sta emergendo, dunque, è un quadro contraddittorio. Pellegrini sostiene che l’esercito libanese sta intercettando le forniture di armi dalla Siria. “Quel confine è ermeticamente chiuso dall’esercito libanese”, ha dichiarato. Combinate fra le loro, le forze Unifil e quelle dell’esercito libanese, se lo volessero, potrebbero fermare il riarmo di Hezbollah e prevenire attacchi Hezbollah al di là del confine di Israele. Ed in effetti alcune azioni in questo senso sembrano avere luogo. Resta molto meno chiaro se la volontà di coloro che cercano di impedire il riarmo di Hezbollah, nella misura in cui esiste, sia sufficiente a bloccare i decisi sforzi fatti in questa direzione da Hezbollah, Siria e Iran.
La recente intervista del presidente siriano Bashar Assad, in cui si accreditava come interessato alla pace con Israele, conteneva in realtà molte minacce e ben pochi ramoscelli d’olivo. Tra le minacce, un chiaro avvertimento all’Europa di non “perdere tempo” cercando di impedire le forniture di armi a Hezbollah. Anche il capo di Hezbollah Hassan Nassrallah si è vantato di avere 20.000 missili, ed ha esplicitamente respinto l’ingiunzione delle Nazioni Unite affinché disarmi.
In queste circostanze difficilmente potrà bastare che l’Unifil se ne stia lì a lagnarsi dei voli israeliani. A un mese dalla fine di un conflitto devastante, con ancora circa 5.000 soldati israeliani in Libano e mentre ancora mancano all’appello i soldati il cui sequestro ha fatto precipitare la situazione, l’Unifil invia già chiari segnali che non potrà adottare le misure necessarie per impedire il ritorno allo status quo precedente la guerra. E dunque, cosa dovrebbe pervenire lo scoppio della prossima guerra?
Se c’è una lezione da apprendere dall’ultima guerra, è che l’unico modo per prevenire un nuovo conflitto è impedire che Hezbollah torni nella posizione di poterlo scatenare. Ciò significa disarmare Hezbollah e tenerlo lontano dal confine, non limitandosi a “condividere” quel confine e starsene in disparte mentre torna a trasformarsi in un punto caldo. Ma è diffide immaginare che tale obiettivo possa essere raggiunto se l’Unifil si rifiuta di utilizzare le sue nuove capacità per adempiere al suo nuovo mandato.
Prevenire la prossima guerra significa anche una Unifil attivamente impegnata a riferire le violazioni della 1701 da parte di Libano, Hezbollah e Siria, e non solo la violazione dei voli di ricognizione israeliani. Queste violazioni israeliane sono rese necessarie dalla mancata applicazione da parte di Libano e Unfil dell’essenza della risoluzione Onu, che è quella di impedire che si crei di nuovo una polveriera.

(Da: Jerusalem Post, 25.09.06)