Occhi aperti sulla Siria

La Siria non avrebbe bisogno di vincere in modo netto una guerra contro Israele per avere vantaggi politici

Da un articolo di Mordechai Nisan

image_1393La guerra in Libano contro Hezbollah ha innescato una dose significativa di enfasi politica siriana diretta contro Israele. Alternando dichiarazioni di guerra e di pace, sebbene i due temi si completino anziché escludersi a vicenda, il presidente siriano Bashar Assad ha adottato un atteggiamento attivista e aggressivo, catalizzato sia dalla provocatoria politica nucleare iraniana sia dalla performance di Hezbollah durante la guerra che Israele non ha vinto con nettezza.
L’Asse del Male è in funzione e fomenta ulteriori round di violenze, data la consolidata sensibilità della cultura politica araba verso ciò che viene percepito come debolezza e la sua tendenza a reagire ad essa con un di più di arroganza guerresca.
Il possibile scenario di guerra di Damasco in questo autunno 2006 si sta evolvendo lungo le linee dello schema pre’67: crescenti tensioni alla frontiera, accuse di un imminente attacco israeliano, manifesto sostegno alla Siria da parte della Russia mentre Israele appare indolente, con un primo ministro debole e un governo pallido.
Quasi volesse allontanare a parole l‘aggressione araba, come nella prima metà del 1967, la leadership politica israeliana non sembra sospettare sul serio che pericoli reali siano in agguato a est di Kuneitra. Gerusalemme ha liquidato come “manovre politiche” le dichiarazioni di Assad dei primi di ottobre secondo cui “la Siria è pronta per una guerra contro Israele”. Anziché rafforzare le unità sulle alture del Golan, le Forze di Difesa israeliane hanno scelto di limitarsi a seguire gli sviluppi mentre l’apparato di intelligence militare cerca capire che cosa frulla nella testa di Assad.
Assad, del quale è nota l’ammirazione per il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, riesce a sostenere l’eversione islamista contro forze americane e alleate in Iraq senza subire serie conseguenze. Ed è anche riuscito a perseguire, finora senza pagare pegno, una politica di assassinio ai danni di figure chiave della politica libanese, subendo solo qualche sporadica reprimenda diplomatica. Così, alzare lo posta politica contro Israele è una tentazione difficile da resistere.
La Siria non avrebbe bisogno di vincere in modo netto una guerra contro Israele per acquisire vantaggi politici. Nell’ottobre 1973 aver scatenato una audace guerra e aver messo in crisi per qualche giorno il sistema difensivo israeliano fu sufficiente per gli scopi di Damasco. Nel luglio-agosto 2006 Hezbollah non ha vinto la guerra, ma ha sicuramente causato grandi danni fisici, umani e psicologici a Israele.
Un’aggressione siriana volta a riprendere le alture del Golan dall’occupazione israeliana, anche senza una vittoria militare netta potrebbe comunque sbloccare lo stallo politico fra Siria e Israele, spingendo verso concessioni territoriali da parte israeliana.
Sul piano strategico, l’ambiente in cui si trova Israele è problematico e denso di minacce, anche se non immediatamente alla sua esistenza. Egitto, Giordania e Iraq non sono considerati potenziali partecipanti ad un’eventuale coalizione di guerra arabo-islamica contro Israele. Persino Hezbollah in qualche misura vede per il momento bloccate le sue azioni aggressive, dal momento che considerazioni di politica interna libanese e nuovi parametri militari instaurati in Libano potrebbero garantire un certo periodo di quiete al confine settentrionale di Israele. Tuttavia, un’eventuale belligeranza siriana o iraniana potrebbe comportare un ruolo attivo anche per Hezbollah.
Ne segue che Israele, sebbene assai preoccupato per la belligeranza palestinese dalla striscia di Gaza e per l’escalation degli eventi sul fronte iraniano, dovrebbe concentrare la propria attenzione militare sulla Siria al di là del Golan. La minaccia di Assad di lanciare una guerriglia anti-israeliana sul fronte del Golan, insieme ai preparativi militari convenzionali delle forze siriane, non possono essere liquidati come una semplice spacconata.
Per Israele è esenziale manifestare la sua imponente preparazione militare di fronte alla Siria, avvertendo nello stesso tempo di quali enormi danni la Siria subirebbe se dovesse scoppiare uno scontro armato. Il tutto allo scopo di raffreddare i bollenti spiriti del giovane presidente siriano e, in questo modo, disinnescare una spargimento di sangue.

(Da: Jerusalem Post, 9.10.06)

Nella foto in alto: Agenti di polizia israeliani accanto a un missile siriano da 302 mm lanciato la scorsa estate dal Libano sulla città israeliana di Afula