Olmert: “Tregua in cambio di fatti concreti, non di parole vuote”

Non possiamo accettare un'altra tregua che permetta a Hamas di armarsi ulteriormente

image_2367Israele non ha interesse a prolungare la sua controffensiva nella striscia di Gaza. Lo ha detto martedì ad Haartez il primo ministro israeliano Ehud Olmert. “Prima è, meglio è”, ha risposto infatti Olmert alla domanda su quando le Forze di Difesa israeliane pensino di terminare le operazioni. Ed ha aggiunto: “Non ci proponiamo di rioccupare Gaza né di eliminare tutti i terroristi. Ci siamo prefissi di portare un cambiamento nella situazione della sicurezza nel sud di Israele”.
Martedì Olmert ha visitato un certo numero di località israeliane recentemente colpite dai razzi palestinesi, si è incontrato con gli abitanti, con i sindaci e con i soldati feriti, ricoverati all’ospedale Soroka di Beer Sheva.
Olmert ha detto ad Haartez di essere in costante contatto con numerosi leader mondiali con i quali si sta adoperando per una soluzione diplomatica della crisi fra Israele e la striscia di Gaza controllata da Hamas. “Vi sono diverse idee per una soluzione diplomatica – ha detto – Attualmente le stiamo discutendo con molti leader del mondo. Ma il risultato deve contemplare un blocco effettivo del corridoio Philadelphia, con supervisione e controlli successivi” ha spiegato, facendo riferimento al tratto di confine fra Egitto e striscia di Gaza sotto al quale i terroristi da anni scavano tunnel per importare miliziani, armi e munizioni.
Il primo ministro israeliano ha specificato che Israele non si oppone agli sforzi delle Nazioni Uniti intesi a trovare una soluzione alla crisi, ma ha sottolineato che “quella di cui abbiamo bisogno è una soluzione effettiva, e questo è l’obiettivo a cui stiamo lavorando”.
Olmert ha ricordato anche la situazione del soldato israeliano Gilad Shalit, sequestrato due anni e mezzo fa in territorio israeliano e da allora trattenuto in ostaggio dai terroristi a Gaza.
“Non esiste paese al mondo – ha poi aggiunto – che subirebbe così tanti attacchi missilistici (una media di mille razzi all’anno negli ultimi sette anni) continuando a mordere il freno e a trattenersi. Tutti coloro che oggi ci rimproverano, al nostro posto avrebbero reagito molto prima, con più forza e anche più spietatamente”.
Agli inviati dell’Unione Europea che chiedevano una “tregua umanitaria” di 48 ore, Olmert ha risposto che Israele “è stanco di gesti simbolici”. “Abbiamo rispettato il cessate il fuoco nonostante continuassero a spararci addosso. Adesso siamo disponibili per un cessate il fuoco solo in cambio di fatti concreti, non solo di parole vuote. Non possiamo accettare un compromesso se Hamas fra un mese o due sarà potrà di nuovo sparare sulla popolazione israeliana. Prima della tregua, Hamas lanciava razzi a 20 km. Dopo la tregua la gittata dei sui razzi è già arrivata a 40 km, mettendo a rischio la vita di un milione di israeliani. Non possiamo accettare un’altra tregua che permetta a Hamas di allungare la sua gittata fino a 60 km o più, mettendo sotto tiro altre grandi città israeliane”.
“L’obiettivo che ci siamo posti – ha continuato Olmert – non è distruggere tutta la dirigenza di Hamas, anche se potremmo farlo. Abbiamo definito sin dall’inizio un obiettivo circoscritto: modificare la situazione della sicurezza nel sud del paese affrancando migliaia di cittadini dalla minaccia del terrorismo”.
Circa gli sviluppi diplomatici, Olmert ha detto che “l’esperienza passata dimostra che spesso la necessità di arrivare a un compromesso all’Onu viene soddisfatta a spese di Israele. Israele – ha detto – non può permettersi restrizioni alla sua libertà di manovra nella lotta al terrorismo: oggi è Hamas, ma domani può essere Hezbollah, Jihad Islamica o al-Qaeda”.
Parlando dei soldati israeliani caduti nei combattimenti delle ultime ore, il primo ministro ha aggiunto: “Abbiamo mandato i figli a combattere per proteggere i genitori e le famiglie. Abbiamo mandato l’esercito a combattere per difendere la popolazione civile. Non c’era altra scelta. Ma è chiaro che non vogliamo un conflitto prolungato. Cesseremo il fuoco a due condizioni: una è la fine dei rifornimenti di armi e munizioni dal Sinai alla striscia di Gaza, l’altra è la cessazione immediata e totale degli attacchi terroristici, e non solo dei lanci di razzi, dalla striscia di Gaza”.
Citando l’allora candidato alla Casa Bianca Barak Obama, che visitando Sderot ebbe a dire: “farei fuoco con tutte le mie forze contro chiunque lanciasse razzi sulla casa dove vivono le mie figlie”, Olmert ha concluso affermando: “I nostri sentimenti non potrebbero essere espressi meglio di come ha fatto il presidente Obama”.

(Da: Haaretz, YnetNews, Jerusalem Post, 6.01.09)