Operazione Calore Umano

Studenti e soldati israeliani raccolgono coperte e vestiti caldi per i profughi siriani

Tra poche settimane, ricevendo cartoni pieni di coperte, vestiti caldi e sacchi a pelo, alcune migliaia di profughi siriani forse si sorprenderanno di venire a sapere che tutte quelle forniture per l’inverno sono state raccolte da decine di scolari e studenti israeliani, coordinati da personale delle Forze di Difesa in una base dell’esercito nel nord di Israele.

Come nelle confinanti regioni del nord di Israele, la Siria sta attraversando un inverno particolarmente freddo, con temperature notturne anche sotto lo zero. Per i profughi accampati in sistemazioni di fortuna molto approssimative diventa veramente difficile difendersi dal freddo.

Un aiuto cerca ora di darlo l’Operazione Calore Umano, un’iniziativa guidata dall’organizzazione giovanile israeliana Hanoar Haoved Vehalomed in collaborazione con l’organizzazione socio-educativa Dror-Israel e con Flying Aid, l’organizzazione umanitaria israeliana che fu tra le prime a intervenire sul campo, ad Haiti, dopo il devastante terremoto del 2010.

L’iniziativa, che è stata lanciata il primo gennaio e proseguirà fino a venerdì 10, mira alla raccolta di forniture d’emergenza e di primo soccorso donate da cittadini israeliani e destinate ai profughi della sanguinosa guerra civile siriana, che non dà segno di recedere. Sono stati organizzati quindici punti di raccolta in tutto Israele; una volta completata l’operazione, i beni raccolti verranno trasferiti nei magazzini di Flying Aid e poi distribuiti ai profughi siriani attraverso vari canali.

Profughi siriani in un piccolo campo presso la città giordana di Mafraq ricevono forniture raccolte da IsraAid, un’organizzazione israeliana di aiuti umanitari

A causa delle note ostilità, i coordinatori hanno chiesto di non donare oggetti decorati con simboli d’Israele o lettere dell’alfabeto ebraico. Gli stessi incaricati della raccolta rimuoveranno eventuali etichette in ebraico prima della consegna. “Vuol dire che scriveremo biglietti di saluto in arabo e li metteremo nelle tasche dei vestiti, così che ai profughi siriani possano arrivare un po’ di conforto e di calore umano” dice Etti Cohen, una degli organizzatori.

“Siamo di fronte a una situazione di emergenza che non possiamo ignorare – spiega Hod Layish, coordinatore dell’operazione per Hanoar Haoved Vehalomed – La nostra storia come nazione, e il fatto che siamo una società democratica, ci obbliga da un punto di vista morale a fare ciò che possiamo per aiutare tutte le vittime, non importa chi esse siano. A poche ore di auto da Tel Aviv, a un’ora sola dal Lago di Tiberiade, si sta consumando un disastro umanitario di proporzioni enormi, e questo ci impegna come israeliani e come esseri umani ad agire per cercare di salvare delle vite umane”. (Da: Times of Israel, YnetNews, 6.1.14)

Il sito di Operation Human Warmth

 

Vedi il video: Scolaresca israeliana in visita ai bambini siriani nell’ospedale di Safed

Testo del video: Decine di migliaia di bambini sono rimasti uccisi nella guerra civile siriana; centinaia di migliaia sono dovuti fuggire verso i campi profughi. Alcuni di loro sono arrivati in Israele per essere curati. “M” ha dieci anni e la settimana scorsa è arrivato ferito al confine fra Israele e Siria: una bomba è caduta sulla sua casa tranciandogli tutt’e due le gambe. Anche suo cugino di sei anni è arrivato all’ospedale di Tzfat (Safed). I medici sono riusciti a salvargli una gamba, ma l’altra è stato necessario amputarla. “È arrivato l’Esercito Libero Siriano – racconta M – e ci hanno detto che ci avrebbero portato in Israele”. Nelle ultime settimane l’esercito (del regime) siriano ha intensificato gli attacchi aerei sulle case siriane. Più di cento bambini sono stati uccisi la scorsa settimana. Al momento ci sono cinque bambini siriani nell’ospedale di Safed, alcuni accompagnati dai parenti. Uno dei parenti ringrazia lo staff dell’ospedale per essersi preso cura in questo modo del bambino. Spiega il dottor Mahdi Ramal, dell’ospedale di Safed: “Hanno veramente bisogno di calore, di sentirsi un po’ a casa durante le feste di Natale”. La ministra israeliana della salute Yael German ha fatto visita ai bambini nell’ospedale portando un messaggio di pace. “Ti si spezza il cuore – dice – non possiamo salvare tutti. Lo Stato d’Israele e le Forze di Difesa israeliane hanno portato qui questi bambini”. Anche una scolaresca di Haifa è venuta a portare un po’ di serenità. “Sappiamo che soffrono a causa della guerra in Siria – spiega Shiraz Aik, una studentessa – Non sappiamo se sono a favore o contro il governo. Tutto quello che ci importa è che sono esseri umani e che hanno bisogno del nostro aiuto”. Alla fine del 2013 erano più di 300 i cittadini siriani curati negli ospedali israeliani, che nel frattempo cercano di trovare i fondi necessari per le cure. La fine della guerra non sembra vicina, e ci si aspetta che molti altri feriti arriveranno in Israele. (Da: Jerusalem On Line, 1.1.14)