Ora Abu Mazen può condannare lintifada armata

Mahmoud Abbas confida nella propria vittoria alle elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio.

Di Danny Rubinstein

image_485Oggi Mahmoud Abbas (Abu Mazen) è un uomo sicuro di sè che confida nella propria vittoria alle elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio. Questa è la conclusione che si può trarre dalla dichiarazione che ha fatto, in un’intervista a Ash-Sharq Al-Awsat, contro l’uso delle armi nell’intifada. L’opinione di Abu Mazen al riguardo era nota da tempo ed era già stata espressa in più occasioni. Ma questa è la prima volta che la esprime in modo così pubblico e chiaro, non a caso dopo la morte di Yasser Arafat.
La sua posizione contro ciò che egli chiama “l’intifada militare” aveva procurato ad Abu Mazen non pochi problemi nel recente passato, quando l’opinione pubblica palestinese era largamente favorevole agli attentati contro Israele e per questo era stato censurato. Ultimamente, invece, sembra che stia emergendo un mutamento nell’opinione pubblica palestinese sia in Cisgiordania che a Gaza. Ecco perché ora Abu Mazen può permettersi di fare tali dichiarazioni senza causare tumulti, né provocare la piazza palestinese.
La sua fiducia nella propria vittoria è frutto di diversi fattori, in primo luogo il ritiro della candidatura di Marwan Barghouti che ha prodotto la completa unità di Fatah a sostegno di Abu Mazen. Anche il professore dell’università di Nablus Abdul Satar Qassam si è ritirato martedì, per cui adesso vi sono solo sette candidati dei quali l’unico che ha qualche possibilità di prendere un po’ di voti dalla sinistra è Mustafa Barghouti.
Questi [dello stesso clan, ma non parente del capo terrorista detenuto in Israele] è stato a Damasco all’inizio della settimana e ha incontrato il ministro degli esteri siriano Farouk Shara: una visita avvenuta a ridosso del riuscito viaggio di Abu Mazen in Siria e Libano. Sono incontri che hanno fruttato importanti risultati nel campo dei rapporti tra Autorità Palestinese e regine siriano, dopo anni di gelo fra Damasco e Olp.
Abu Mazen si sente anche sempre più sicuro di poter arrivare con Hamas a un accordo che comporterebbe un meccanismo di cooperazione fra Hamas, Olp e Autorità Palestinese. Secondo le varie proposte in discussione, Hamas prenderebbe parte ai processi decisionali dell’Autorità Palestinese, comprese eventuali decisioni su un cessate il fuoco; in cambio, i miliziani di Hamas verrebbero cooptati nelle ricostituite forze di sicurezza palestinesi. Inoltre Hamas intenderebbe partecipare alle elezioni amministrative palestinesi che dovranno svolgersi fra pochi mesi, e forse anche alle elezioni per il Consiglio Legislativo, il parlamento dell’Autorità Palestinese, fissate per il maggio 2005.
Abu Mazen ha in mano alcune buone carte rispetto a Hamas, grazie alle relazioni che ha sviluppato con i siriani. Khaled Mashal, il capo del politburo di Hamas che vive a Damasco, ha sì ripetuto, martedì, che la sua organizzazione rifiuta il cessate il fuoco con Israele. Ma ha poi aggiunto che non è escluso che tutte le fazioni palestinesi possano raggiungere un intesa al riguardo. Abu Mazen e i suoi colleghi sanno bene che Hamas deve stare al gioco dei siriani, anche perché nessun altro paese arabo sarebbe disposto a offrirle l’ospitalità e la copertura garantite oggi da Damasco.

(Da: Ha’aretz, 15.12.04)