Ora i palestinesi vorrebbero sottrarre agli ebrei anche i Rotoli del Mar Morto

Prosegue la sistematica aggressione contro la storia degli ebrei in Terra d’Israele

I Rotoli del Mar Morto conservati all’Israel Museum di Gerusalemme

L’Autorità Palestinese ha in programma di rivendicare la proprietà dei Rotoli del Mar Morto e di chiedere che l’Unesco ordini a Israele di cedere i reperti.

Scoperti nelle grotte di Qumran, nel deserto della Giudea orientale, tra il 1947 e il 1956, i Rotoli del Mar Morto – un tesoro di 981 diversi testi risalenti al periodo del Secondo Tempio – si ritiene siano opera dei membri di un gruppo associato alla setta ebraica degli esseni, che si ritirò da Gerusalemme nel deserto negli ultimi secoli a.e.v. I Rotoli di pergamena comprendono molti testi biblici e per la maggior parte sono scritti in ebraico, mentre alcuni sono scritti in dialetti aramaici assai diffusi a quell’epoca nella regione. Una piccola parte è scritta in greco. I manoscritti rappresentano le più antiche copie di testi della Bibbia ebraica che siano state finora rinvenute. Israele conserva i Rotoli in un luogo speciale che riproduce le condizioni di clima e luce che ne hanno garantito la conservazione per due millenni nelle grotte del deserto. Alcuni dei Rotoli, fra cui il testo completo del Libro di Isaia, sono stati resi accessibili dall’Israel Museum in formato digitale.

Una prima mossa ha avuto luogo la scorsa settimana quando i palestinesi hanno informalmente sollevato la questione, nel corso di una riunione della sottocommissione Unesco per il recupero e la restituzione dei beni culturali ai paesi d’origine, che opera in qualità di consulente dell’agenzia Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Israele, che non è membro della commissione, vi siede con lo status di osservatore.

Un brano del Rotolo del Mar Morto con il testo ebraico del Libro di Isaia, nella schermata del sito dell'Israel Museum che rende possibile la consultazione digitale della pergamena (clicca per ingrandire)

Un brano del Rotolo del Mar Morto con il testo ebraico del Libro di Isaia, nella schermata del sito dell’Israel Museum che rende possibile la consultazione digitale della pergamena (clicca per ingrandire)

Il delegato palestinese ha dichiarato che Israele detiene illegalmente i Rotoli dal momento che essi sono stati rinvenuti in uno scavo archeologico al di là della Linea Verde (la ex-linea armistiziale fra Israele e Giordania nel periodo 1949-’67. La località di Qumran, prospiciente la sponda nord-occidentale del Mar Morto, è stata sotto controllo britannico fino al 1948 per poi cadere sotto occupazione giordana fino al 1967. Oggi si trova in una zona della Cisgiordania definita Area C dagli accordi di Oslo sottoscritti da Israele e Olp nel 1995, vale a dire in un’area sotto controllo civile e militare israeliano fino a quando non verrà firmato l’accordo di pace permanente che dovrà stabilire, fra l’altro, i confini definitivi fra Israele e palestinesi. L’Autorità Palestinese considera tutta l’Area C come parte del futuro stato palestinese. E’ in base a questa decisione unilaterale che l’Autorità Palestinese pretende di classificare Qumran come patrimonio mondiale sotto lo “stato palestinese” e di conseguenza sostiene che i reperti ivi scoperti quasi settant’anni fa “appartengono ai palestinesi”.

“Si tratta di un altro provocatorio e sfrontato tentativo da parte dei palestinesi di riscrivere la storia e di cancellare la connessione fra gli ebrei e il loro paese – ha detto domenica l’ambasciatore israeliano presso l’Unesco, Carmel Shama-Hacohen – I Rotoli del Mar Morto costituiscono una delle più consistenti e incontrovertibili testimonianze archeologiche della millenaria presenza del popolo ebraico in Terra di Israele. In ogni caso, proprio come il Monte del Tempio e il Muro Occidentale, anche i Rotoli rimarranno in Israele, e i palestinesi potranno continuare a cullarsi con le loro fantasie”.

(Da: Jerusalem Post, Israel HaYom, 6.11.16)

Una volta circolata la notizia della nuova pretesa palestinese sui Rotoli del Mar Morto, la Twitter-sfera domenica sera si è riempita di sfottò: con l’hashtag #PalestinianClaims (rivendicazioni palestinesi), centinaia di utenti hanno postato immagini di personaggi storici, monumenti e opere d’arte con didascalie satiriche su immaginarie attribuzioni palestinesi. Tra i tweet più popolari quello di Yahya Mahamed, un arabo israeliano che ha pubblicato la foto dei volti presidenziali americani scolpiti sul Monte Rushmore scrivendo: “Forse la prossima volta sosterranno che questo è un monumento palestinese”. Kay Wilson, sopravvissuta nel 2010 a una violentissima aggressione terroristica all’arma bianca alla periferia di Gerusalemme, ha twittato la Gioconda descrivendola come “rarissima arte palestinese del 20.000.000 a.e.v. scoperta la settimana scorsa nel sito del Rotoli del Mar Morto palestinesi”. Il gruppo StandWithUs ha postato una foto della Grande Muraglia definendola “il famoso muro palestinese in Cina”. Un utente di nome bevL ha postato l’immagine di William Shakespeare con la didascalia “famoso scrittore palestinese”, mentre Arsen Ostrovsky, giornalista e avvocato per i diritti umani, ha pubblicato il logo della squadra di baseball dei Chicago Cubs, che ha vinto il campionato dopo 108 anni, e ha scritto: “Wow, dopo 108 anni i Cubs palestinesi hanno vinto il campionato, stupefacente!” (Da: Jerusalem Post, 6.11.16)