Parigi ripropone una conferenza internazionale che rischia di fallire prima ancora di iniziare

Israele: solo i negoziati diretti possono portare alla pace, per questo i palestinesi li rifiutano

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e la cancelliera tedesca Angela Merkel, martedì a Berlino

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e la cancelliera tedesca Angela Merkel, martedì a Berlino

La Francia ha formalmente presentato a Israele, martedì, il suo piano volto a convocare una conferenza di pace internazionale per promuovere la soluzione a due stati del conflitto israelo-arabo-palestinese. In un incontro a Gerusalemme con Alon Ushpiz, direttore politico del ministero degli esteri israeliano, l’ambasciatore francese in Israele Patrick Maisonnave ha aggiornato il governo israeliano sul piano di Parigi, senza tuttavia che ne venissero divulgati particolari e dettagli.

“Israele sostiene negoziati diretti con i palestinesi e si oppone a qualsiasi tentativo di predeterminare l’esito di tali negoziati”, ha chiarito in un comunicato il portavoce del ministero degli esteri israeliano Emmanuel Nacason.

L’idea francese di rilanciare la soluzione a due stati attraverso la convocazione di una conferenza internazionale era stata preannunciata lo scorso gennaio, ma aveva suscitato aspre reazioni da parte di Gerusalemme quando l’allora ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, l’aveva accompagnata con l’esplicita minaccia di procedere al riconoscimento unilaterale dello “stato palestinese” (anche senza un accordo firmato da Israele) nel caso l’iniziativa francese fosse fallita. “Siamo favorevoli a negoziati e colloqui, ma non accettiamo ultimatum” avevano fatto sapere rappresentanti israeliani vicini al primo ministro Benjamin Netanyahu, stigmatizzando “un approccio errato” che offre al presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) una buona scusa per non negoziare con Netanyahu.

A quanto pare l’attuale ministro degli esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha adottato l’iniziativa del predecessore Fabius.

Fermo-immagine da un recente video che esalta gli attentati terroristici. Tutta la propaganda anti-israeliana esibisce senza remore la mappa dell’oltranzismo massimalista palestinese: Israele è cancellato dalla carta geografica

Nel comunicato del ministero degli esteri israeliano, il portavoce Nahshon ricorda che “il principio dei negoziati diretti ha accompagnato il processo di pace sin dal suo inizio, ha ottenuto nel corso degli anni il sostegno della comunità internazionale ed è quello che sta alla base dei negoziati che hanno reso possibili i trattati di pace con Egitto e Giordania”. Purtroppo è Ramallah che si rifiuta di tornare ai colloqui di pace, ha aggiunto Nahshon citando il ministro degli esteri dell’Autorità Palestinese, Riyad al-Malki, che lunedì scorso, durante una visita in Giappone insieme il presidente Abu Mazen, ha dichiarato ai giornalisti: “Non torneremo mai a negoziare direttamente con Israele”. I rappresentanti palestinesi hanno indicato in più occasioni che sosterranno solo negoziati multilaterali. Non a caso Abu Mazen ha espresso compiacimento per l’iniziativa francese.

Un alto funzionario dell’entourage del primo ministro Netanyahu ha ribadito martedì che, secondo Israele, i negoziati diretti sono l’unico modo per risolvere la crisi, aggiungendo che i palestinesi lo sanno bene ed è proprio per questo che rifiutano di sedersi a negoziare.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, 16.2.16)

Parlando in una conferenza stampa a Berlino a fianco della cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito martedì che l’idea francese di annunciare in anticipo il riconoscimento di uno stato palestinese in caso di fallimento della conferenza di pace è il modo migliore per garantire che la conferenza stessa fallisca. Netanyahu ha definito “singolare” la disponibilità di Parigi a riconoscere uno stato palestinese senza nessuna garanzia che tale stato non si trasformi nell’ennesima dittatura islamista mediorientale; senza preoccuparsi se tale stato “intenda davvero porre fine al conflitto” con Israele e “riconoscere lo stato nazionale degli ebrei”; e senza preoccuparsi se in tale stato vi saranno disposizioni di sicurezza atte ad impedire che forze come Hamas, ISIS e affini prendano il controllo dei territori da cui Israele dovrebbe ritirarsi. “Ovviamente tutto questo garantisce il fallimento della conferenza – ha detto Netanyahu – perché se i palestinesi sanno in anticipo che verranno accettate le loro condizioni, non ci sarò nulla che li spinga ad accettare i compromessi necessari”. Netanyahu ha ribadito che l’unico modo per promuovere la pace è “attraverso negoziati diretti fra le parti e senza precondizioni. Questo è l’unico modo autentico, e chiunque tenti di deviare da questo percorso non promuove affatto il successo dei negoziati pace”. (Da: Jerusalem Post, YnetNews, 16.2.16)