«Per fortuna passavano in quel momento dei soldati israeliani»

La prima donna siriana che ha partorito in Israele: «All’inizio avevo paura, invece non mi sento per nulla in un paese nemico»

La madre siriana (a destra) con il suo neonato e un membro dello staff dello Ziv Medical Center di Safed (Israele).

La madre siriana (a destra) con il suo neonato e un membro dello staff dello Ziv Medical Center di Safed (Israele).

Per la prima volta da quando le vittime della guerra civile in Siria hanno iniziato a ricevere cure in Israele, una donna siriana ha dato alla luce un bambino in un ospedale israeliano. Il bambino, un neonato di 3,2 kg in perfetta salute, è stato partorito domenica mattina presso lo Ziv Medical Center di Safed (Galilea) da una ventenne siriana alla sua prima gravidanza. La donna era stata portata all’ospedale durante la notte da soldati delle Forze di Difesa israeliane mentre era già in corso il travaglio.

Secondo fonti dell’ospedale, è la prima volta che un bambino siriano viene alla luce in una struttura sanitaria israeliana. Finora gli ospedali israeliani (da campo e civili) avevano trattato solo siriani (sia combattenti che civili) rimasti feriti negli scontri armati che da più di due anni e mezzo devastano il loro paese.

Stando a quanto riferisce il personale ospedaliero, la madre ha detto di essere originaria di un villaggio non lontano dall’attuale linea di confine fra Siria e Israele, nella regione di Quneitra che è attualmente sotto blocco, aggiungendo di non aver potuto raggiungere l’ospedale situato nelle vicinanze. “Non ci sono ostetriche nel mio villaggio – ha spiegato la giovane – e non c’era nessuno che potesse aiutare il mio bambino a nascere. Io sono infermiera e avevo saputo che i siriani feriti vengono curati in Israele. Così, quando ho sentito le prime doglie, ho chiesto di essere portata rapidamente al confine nella speranza che l’esercito israeliano mi mettesse in condizione d’essere aiutata nel partorire. Fortunatamente una unità dell’esercito israeliano transitava in quel momento lungo la barriera di confine, hanno visto che soffrivo molto, mi hanno presa e mi hanno portata in un ospedale in Israele”.

Soldati israeliani sulle alture del Golan in servizio di guardia al confine con la Siria

Soldati israeliani sulle alture del Golan in servizio di guardia al confine con la Siria

“All’inizio – continua il racconto – avevo paura ad andare in Israele, ma ero ancora più preoccupata per il benessere del bambino nel caso fossero intervenute delle complicazioni durante un parto da sola, in casa. Lo staff di ostetriche e medici mi ha trattato con rispetto e sensibilità, e la nascita è andata via liscia. Davvero non mi sento per nulla in un paese nemico, tutti mi stanno aiutando e si prendono cura di me”.

La donna, la cui identità non è stata rivelata per proteggerla al momento del suo ritorno in Siria, dice che nel suo paese si patisce una grave carenza di cibo, e che gli abitanti del suo villaggio si mantengono mangiando praticamente solo riso. Al centro medico di Safed le è stata data carne e verdure. “E’ la prima volta dopo tanto tempo che mangio carne e verdure – dice la giovane siriana – Mi sento meglio e sollevata, mangio e riprendo le forze. E anche il mio dolce bambino sta ricevendo attenzioni meravigliose e appassionate”.

Mira Eli, l’infermiera responsabile delle sale-parto allo Ziv Medical Center, dice che il parto è stato normale e non ha comportato nessun problema. “Le abbiamo offerto un abbraccio, una doccia e del cibo – dice – Le abbiamo dato i normali consigli post-parto. È una donna molto giovane che è arrivata senza marito né chiunque altro che la accompagnasse, ed era al suo primo parto. Il nostro obiettivo è garantire che ogni neo-mamma ricordi il suo primo parto come un’esperienza positiva e indimenticabile, quale che sia la sua estrazione etnica, nazionale o religiosa. In questo caso sono sicura che non potrà mai dimenticare il suo primo parto, e lei e suo figlio avranno una grande storia da raccontare”.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 3.11.13)