Per la TV dell’Autorità Palestinese, il terrorista di Giaffa è un “martire” che ha attaccato dei “coloni”

Intanto Abu Mazen manda lettere di condoglianze alle famiglie dei terroristi “martiri”

Queste le parole con cui, la sera dell’8 marzo, la TV ufficiale dell’Autorità Palestinese ha dato notizia dell’attentato di martedì a Giaffa (Tel Aviv) durante il quale un terrorista palestinese ha ucciso a colpi di coltello uno studente americano e ha ferito altre undici persone prima di essere abbattuto dall’intervento della polizia:

Voce da studio: «A Giaffa un giovane è stato martirizzato dalle pallottole della polizia dell’occupazione. E’ accaduto nella zona del porto di Giaffa. La polizia dell’occupazione ha detto che aveva compiuto un attacco al coltello nella zona, durante il quale un israeliano è stato ucciso e altri nove feriti in varia misura. L’uomo che ha compiuto l’operazione di accoltellamento è rimasto martirizzato in seguito alle gravi ferite.»

Inviata Christine Al-Rinawi: «Una complessa operazione è stata compiuta a Giaffa, o più precisamente nel porto di Giaffa, da un martire (shahid), secondo fonti ebraiche e fonti a Qalqilya, Bashar Masalha, di 22 anni, di Haijjiah, Qalqilya, che ha compiuto una complessa operazione nella quale sono stati feriti dodici coloni, uno dei quali, secondo le fonti ebraiche, era un turista americano che è stato ucciso.» (Da: MEMRI, 8.3.16)

 

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Fatah, la fazione dell’Olp che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha celebrato l’attentato di martedì sera a Giaffa pubblicando sulla propria pagina Facebook il disegno di una mano che impugna un coltello sovrapposta a una mappa della “Palestina” da cui risulta che Israele è cancellato dalla carta geografica. Il testo sul braccio dice: “L’eroico martire (shahid)”, mentre sulla mappa è scritto il nome del terrorista (Bashar Masalha).
(Da: PMW Bulletin, 9.3.16)

 

Questa la lettera di condoglianze inviata dal presidente Abu Mazen alla famiglia di Amani Hosni Jawad Al-Sabatin, una terrorista palestinese originaria di Husan uccisa lo scorso 4 marzo mentre si scagliava con l’auto contro un gruppo di soldati allo svincolo di Gush Etzion (a sud-ovest di Gerusalemme). La lettera, che per ragioni non chiare è scritta su carta intestata dell’ambasciata palestinese in Giordania, è stata poi diffusa via Twitter dalla “Commissione Reclutamento” di Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen:

«Ambasciata dello Stato di Palestina, Regno Hashemita di Giordania, 6 marzo. In nome di Allah clemente e misericordioso, non pensare mai a coloro che sono stati uccisi per la causa di Allah come a dei morti. Essi, anzi, sono vivi con il Signore che provvede loro. Illustri abitanti di Husan, illustre famiglia Al-Sabatin, con grande dolore e profonda sofferenza abbiamo ricevuto la notizia della morte della martire Amani Hosni Jawad Al-Sabatin. Noi la consideriamo una persona che è con Allah, che Egli sia lodato e celebrato; come una martire che ha appagato la terra di Palestina con la sua anima pura. Condivido il vostro profondo dolore e la vostra afflizione, ed esprimo le mie più sincere condoglianze a voi e alla vostra illustre famiglia, agli abitanti di Husan e alla cara famiglia Al-Sabatin. Supplico Allah eccelso e onnipotente di concedere a questa martire la sua immensa misericordia, affinché essa riposi in Paradiso. Che Allah riempia il vostro cuore di pazienza e consolazione.
Firmato: Mahmoud Abbas».
(Da: Memri, 8.3.16)

Fred Maroun, autore di questo articolo, è cittadino canadese di origine araba

Fred Maroun, autore di questo articolo, è cittadino canadese di origine araba

Scrive Fred Maroun, su Times of Israel: «Martedì sera, a Giaffa, Israele ha subito un ennesimo sanguinario attacco terroristico, uno delle decine di migliaia di attentati da quando ha proclamato la propria indipendenza nel 1948. Eppure l’istigazione all’odio e alla violenza da parte palestinese continua ad essere finanziata dall’Occidente. Soltanto il giorno prima il governo svedese si era ufficialmente rifiutato di subordinare gli aiuti all’Autorità Palestinese al fatto che venga posto un freno a quest’opera di incitamento. Il giornalista arabo-israeliano Khaled Abu Toameh ha più volte chiesto che gli aiuti finanziari all’Autorità Palestinese venissero condizionati alla cessazione dell’indottrinamento alla violenza. Già nel 2008 scriveva: “L’Autorità Palestinese dipende totalmente dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea per la propria sopravvivenza. Perché non utilizzare gli aiuti come un argomento per convincere Abu Mazen a cambiare tono e fermare l’istigazione?”. Ma l’Autorità Palestinese continua a ricevere i fondi senza nessuna clausola significativa. L’Autorità Palestinese continua a pagare le famiglie palestinesi per il dubbio onore di aver cresciuto un terrorista, continua a pagare i terroristi stessi, tanto più quanto più sanguinosi sono stati i loro attentati, e il presidente Abu Mazen continua a celebrare il terrorismo nei suoi discorsi, anche quando parla alle Nazioni Unite davanti a tutto il mondo. Se le cose stanno così, perché l’Occidente continua a finanziare l’Autorità Palestinese? Ha paura che l’Autorità Palestinese si rivolga direttamente all’Iran o ad altre ignobili fonti di finanziamento? Ma che cosa hanno fatto i terroristi palestinesi che avrebbero potuto fare peggio se finanziati dall’Iran? Perlomeno, se l’Iran finanziasse l’Autorità Palestinese ci verrebbe risparmiata la farsa di un Abu Mazen che vuole la soluzione a due stati, quando tutti sanno che non la vuole. L’unico motivo per cui il finanziamento dell’Autorità Palestinese va avanti in queste circostanze è che, nonostante tutte le smentite, l’Occidente si è definitivamente bevuto la versione secondo cui i palestinesi non desiderano altro che la pace e la convivenza ed è Israele che la impedisce con la sua brama espansionista. Di conseguenza l’Occidente ritiene che “la resistenza” contro Israele sia sempre e comunque legittima, anche quando ricorre sistematicamente al terrorismo. Nel suo ultimo articolo, Toameh si mostra un po’ più ottimista circa il fatto che l’Occidente stia iniziando a richiamare l’Autorità Palestinese alle sue responsabilità per il modo in cui spende i fondi. Ma prudentemente aggiunge: “E’ chiaro tuttavia che il presidente Abu Mazen e i suoi amici potrebbero trovare ancora una volta il modo di incolpare Israele, una tattica che in passato ha funzionato ll grande”. Alcuni politici in Occidente denunceranno quest’ennesima serie di attentati, ma la maggior parte di loro non lo farà. Tuttavia, che la condannino o meno, finché continueranno a finanziare l’istigazione alla violenza dell’Autorità Palestinese e la sua celebrazione del terrorismo, non faranno che diffondere un messaggio forte e chiaro:  a loro, delle vittime israeliane del terrorismo non gliene importa niente.» (Da: Times of Israel, 9.3.16)