Perché Israele perde la guerra della propaganda

360 milioni di arabi sono il piccolo David, sei milioni di ebrei il gigante Golia.

Di Noah Klieger

image_3614Il regista ebreo americano di origine austriaca Billy Wilder scrisse nella sua autobiografia che il più grande successo degli austriaci è stato quello di convincere il mondo che Beethoven era austriaco e che Hitler era tedesco. Alla stessa stregua potremmo dire che il più grande successo dei palestinesi è quello d’aver convinto il mondo che loro sono le vittime per definizione.
In effetti, il mondo è convinto che i palestinesi siano un popolo miserrimo che patisce il regime del terrore israeliano, ridotto al punto d’essere costretto a far del male a coloro da cui è umiliato e oppresso. In altri termini, il mondo è caduto vittima della falsa propaganda, di storie fittizie e di racconti fantasiosi degni de “Le Mille e una notte”. In questo campo, gli arabi sono dieci volte più abili degli ebrei. Per di più Israele per anni ha trascurato l’arena delle pubbliche relazioni. Come diceva Golda Meir, la vita di un solo israeliano è più importante dell’opinione pubblica mondiale, ed è meglio essere antipatici ma vivi che amatissimi, ma morti.
Gli israeliani hanno lasciato campo libero alla propaganda araba anche perché generalmente una persona convinta di essere nel giusto non pensa di dover fare della bassa propaganda per attestare e avvalorare le sue ragioni. Abbiamo imparato a nostre spese che non è così, e quanto è vero invece che, come diceva il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, qualunque bugia ripetuta una quantità di volte diventa “la verità”.
Molti anni fa, quando iniziai a tenere conferenze in giro per il mondo, rimasi scioccato nel constatare come gran parte dei miei ascoltatori fossero convinti che era esistito uno stato arabo-palestinese, poi conquistato dagli ebrei che ne avevano cacciato la popolazione araba per creare al suo posto il loro stato, cioè Israele. Oggi come allora, mi capita ancora di dover spiegare che lo stato di Israele venne creato sulla base di una risoluzione delle Nazioni Unite, e non dell’occupazione di un precedente stato arabo che non è mai esistito. Tanto è il potere della propaganda che ha trasformato 360 milioni di arabi in 22 paesi nel piccolo Davide, e sei milioni di ebrei in Israele nel gigante Golia. Le migliaia di razzi lanciati da terroristi stragisti sulle comunità del sud di Israele nell’arco di una dozzina d’anni (anni di processo di pace, di ritiri israeliani… e di attentati suicidi) hanno causato vittime e distruzioni e hanno costretto un milione di civili (per due terzi ragazzi o bambini) a vivere nella costante incertezza e per lunghi periodi nella paura quotidiana. Ma tutto questo non ha spostato di un millimetro l’opinione pubblica globale, né i reportage faziosi di tanti mass-media stranieri. I palestinesi sono rimasti per assioma i poveri perseguitati.
Oggi, dopo lo spettacolo di odio fanatico orgogliosamente esibito in piazza da centinaia di migliaia di palestinesi di Gaza che hanno acclamato il loro capo Khaled Mashaal mentre questi proclamava, fra l’altro, “non riconosceremo mai Israele e continueremo a uccidere i sionisti”, continuerà il mondo a considerare tutti costoro solo delle povere vittime? Pare proprio di sì. L’opinione pubblica non si lascia facilmente influenzare dai dati di fatto della realtà.

(Da: YnetNews, 12.12.12)

Nella foto in alto: Noah Klieger, sopravvissuto ad Auschwitz, autore di questo articolo