Perché il mondo continua a farsi prendere in giro da Abu Mazen?

Secondo lo scrittore libanese, se i leader mondiali vogliono capire perché non c’è la pace devono iniziare a guardarsi allo specchio.

Di Fred Maroun

Fred Maroun, autore di questo articolo

Abu Mazen, l’uomo che è a metà del dodicesimo anno di un mandato di quattro anni come presidente dell’Autorità Palestinese, la fa sempre franca con le bugie, le menzogne e ancora altre bugie, mentre la reazione del resto del mondo è solo sorridere e annuire.

In un discorso alle Nazioni Unite del settembre 2014, Abu Mazen ha mosso l’accusa assurda che Israele è colpevole di “genocidio” dei palestinesi. Nonostante questa sfacciata menzogna e altre variall’interno dello stesso discorso, Abu Mazen si guadagnò una standing ovation. Questo non è che un esempio della abituale propensione alla menzogna di Abu Mazen e del rifiuto da parte del mondo di obbligarlo a renderne conto.

La scorsa settimana, giovedì 23 giugno, Abu Mazen ha detto ai deputati del Parlamento Europeo a Bruxelles: “Una volta terminata l’occupazione, il terrorismo scomparirà: non ci sarà più terrorismo in Medio Oriente né in qualsiasi altra parte del mondo”. Secondo Abu Mazen, a Kabul a Parigi a Istanbul a Jakarta a Baghdad a Orlando e nelle tante altre città dove avvengono ogni anno centinaia di attentati terroristici, tutti i terroristi hanno una e una sola motivazione: la creazione di uno stato palestinese indipendente!

Abu Mazen ha anche detto al suo uditorio nel Parlamento Europeo che “alcuni rabbini in Israele hanno chiesto esplicitamente al loro governo di avvelenare la nostra acqua in modo da uccidere i palestinesi”. Anche il quotidiano Haaretz, uno dei critici più severi delle politiche di Israele, ha subito riconosciuto che si trattava di una grossolana bugia. Abu Mazen ha poi ritrattato l’accusa, ma il danno era fatto e lui sicuramente lo sa. Le accuse contro Israele si diffondono ampiamente, le ritrattazioni no.

Abu Mazen, 16.9.2015: “Diamo il benvenuto ad ogni goccia di sangue sparsa a Gerusalemme. E’ sangue puro, sangue pulito, sangue sulla via di Allah”.

Nonostante il lungo curriculum di Abu Mazen come diffusore di menzogne e fomentatore di terrorismo, quando ha detto ai politici europei “noi siamo contro il terrorismo in qualunque forma e chiunque lo compia”, la sua dichiarazione – stando a quanto riferito dalla stampa – è stata accolta da un grande applauso. Invece di svelare le palesi menzogne di Abu Mazen, un canale di notizie internazionali come France 24 ha titolato: “Abu Mazen accusa i rabbini di voler avvelenare i pozzi palestinesi, Israele grida alla calunnia”, dando lo stesso identico peso alla menzogna e alla sua smentita. Il sito Belga 7sur7 ha titolato: “Abu Mazen difende la Palestina davanti ai parlamentari europei” senza alcun riferimento alle bugie del presidente palestinese.

Perché le abituali menzogne di Abu Mazen non vengono denunciate per quello che sono?
E’ per via di un’ostilità pregiudiziale contro ebrei e Israele (che dovremmo chiamare antisemitismo) che l’opinione pubblica crede a qualunque accusa di Abu Mazen contro Israele? Oppure è il timore che criticare Abu Mazen possa portare alla sua sostituzione con qualcuno anche peggio? Si tratta di una forma di condiscendenza basata sulla speranza che assecondare a parole la causa palestinese attraverso Abu Mazen possa ridurre il terrorismo? Oppure è per via di quella che è stata chiamato su Huffington Post “la morbida faziosità delle basse aspettative sui palestinesi”?
Qualunque sia la ragione, lasciare che Abu Mazen la faccia franca ogni volta che mente nuoce ai palestinesi più che a chiunque altro, perché lascia i palestinesi nel mare delle loro mezogne e illusioni e senza una vera e autentica guida per la pace. I leader europei si rifiutano di fare i conti con il dato di fatto che i palestinesi sono guidati da un ciarlatano, e fanno finta di credere che organizzare una conferenza di pace porterà a quell’ccordo di pace che è più volte sfuggito alle amministrazioni americane.

Nel suo discorso all’Unione Europea, Abu Mazen ha ripetuto la stessa affermazione che ha fatto molte volte in passato quando ha detto: “Siamo a favore di una soluzione a due stati sulla base dei confini del ‘67 con Gerusalemme est come nostra capitale.” Tuttavia nel 2008 respinse una proposta di soluzione che rispondeva esattamente a questi criteri, e nel 2000 il suo predecessore Yasser Arafat respinse una proposta precedente che pure veniva incontro ai criteri palestinesi.

Nonostante la bella frase di Abu Mazen “la nostra mano è tesa nel desiderio di pace”, è evidente che Abu Mazen non è per nulla interessato a una soluzione “due stati per due popoli”, e questa sua menzogna viene lasciata  passare senza alcuna contestazione né obiezione. Ma quando il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu fa onestamente notare che una soluzione a due stati non è possibile nelle circostanze attuali, pur ribadendo il suo sostegno alla soluzione “due stati per due popoli”, Israele viene criticato e redarguito persino dal suo più forte alleato, gli Stati Uniti. Israele viene criticato e minacciato nonostante la volontà continuamente ribadita dal suo premier di negoziare una soluzione a due stati senza pre-condizioni, e questo nonostante il rifiuto di Abu Mazen di negoziare e persino di incontrare i rappresentanti israeliani.

L’insistenza del mondo nel pretendere da Israele standard assurdamente alti mentre non si pretende nulla dai palestinesi, nemmeno uno standard minimo di verità e credibilità, non è nuova e non si limita alla propensione di Abu Mazen per le menzogne. In realtà fa parte del modello di comportamento internazionale verso il conflitto israelo-arabo: un modello che ha fatto sì che i veri problemi, come ad esempio la cultura dell’odio palestinese e la morsa di Hamas su Gaza, non vengano mai discussi onestamente e continuano a marcire, rendendo impossibile la pace.
Se i leader mondiali, compresi quelli di Europa e Stati Uniti, vogliono capire il motivo per cui non si riesce ad arrivare alla pace in Terra Santa, tutto ciò che devono fare è iniziare a guardarsi allo specchio.
(Da: Jerusalemonline, 25.6.16)