Peres ascoltato da 29 ministri degli esteri arabo-musulmani

Collegato via satellite, dal suo ufficio di Gerusalemme, con il vertice dei paesi del Golfo ad Abu Dhabi

Il presidente d’Israele Shimon Peres, 90 anni, nella sua residenza ufficiale  a Gerusalemme (foto d’archivio)

Il presidente d’Israele Shimon Peres, 90 anni, nella sua residenza ufficiale a Gerusalemme (foto d’archivio)

E’ stato un evento senza precedenti quello di due settimane fa, quando il presidente d’Israele Shimon Peres è apparso via satellite davanti a 29 ministri degli esteri di paesi del Golfo, paesi della Lega Araba e di altre nazioni musulmane. Tra i presenti anche il figlio del re dell’Arabia Saudita.

Lo storico avvenimento – inizialmente riportato, lunedì mattina, dal giornale israeliano Yedioth Aharonoth; poi confermato dalla portavoce di Peres – ha avuto luogo in occasione del vertice dei paesi del Golfo sulla sicurezz,a tenuto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. Erano presenti i ministri degli esteri di Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Yemen e Qatar, così come i ministri degli esteri dei paesi della Lega Araba e di altri paesi musulmani come l’Indonesia, la Malaysia e il Bangladesh.

Peres è apparso al vertice su un mega-schermo, seduto nel suo ufficio a Gerusalemme con una bandiera d’Israele alle spalle, intervistato via satellite da Terje Roed-Larsen, Sottosegretario generale delle Nazioni Unite, e Martin Indyk, inviato speciale degli Stati Uniti per i negoziati israelo-palestinesi. Peres, come concordato in precedenza, ha sempre risposto a Larsen senza rivolgersi direttamente ai ministri degli esteri musulmani, i quali dal canto loro non hanno posto domande né si sono mai rivolti direttamente a Peres. Inoltre gli organizzatori dell’evento avevano pattuito che Peres avrebbe partecipato solo se le sue parole non sarebbero state pubblicamente divulgate.

Gli Emirati Arabi Uniti, organizzatori del vertice, hanno scelto l’intervento di Peres come apertura dell’assemblea, un fatto che sembra testimoniare dell’importanza assunta dal presidente israeliano in questa fase, e ancora di più l’importanza in quel consesso di avere un buon rapporto con Israele a fronte del nemico comune, l’Iran.

Durante l’intervento di Peres nessun ministro arabo-islamico ha lasciato l’aula, e quando Peres ha finito di parlare gli è stato persino tributato un applauso.

L’editorialista del New York Times Thomas Friedman, che ha partecipato all’evento, è stato il primo a rivelare la “performance” di Peres, pur mantenendo l’impegno di non rivelare ciò che Peres ha detto. Da quanto è stato reso noto, tuttavia, risulta che il presidente israeliano ha sottolineato come Israele possa contribuire alla stabilità e alla pace in Medio Oriente, e ha parlato dell’esistenza di un’opportunità di dialogo tra Israele e i suoi vicini su obiettivi comuni come la lotta contro l’estremismo islamista e il programma nucleare iraniano. Peres ha anche illustrato la sua visione e i suoi piani per la pace nella regione e nel mondo.

“C’era molta emozione da entrambe le parti per questa sua apparizione – ha detto un rappresentante coinvolto nell’evento – Tutti si rendevano conto che si trattava di qualcosa di storico: il presidente dello stato ebraico, seduto nel suo ufficio a Gerusalemme con una bandiera israeliana, e loro seduti in una città del Golfo Persico che lo ascoltavano parlare di sicurezza, di guerra al terrorismo e di pace”.

Israele, che ha firmato accordi di pace con Egitto (1979) e Giordania (1994), non è ufficialmente riconosciuto dalla maggior parte dei paesi arabi i quali non intrattengono con esso relazioni diplomatiche.

(Da: YnetNews, Times of Israel, Ha’aretz, 2.12.13)