Potrebbe causare una grave crisi idrica il rifiuto dell’Autorità Palestinese di cooperare con Israele

I palestinesi si rifiutano di partecipare alla Commissione congiunta con Israele prevista dagli Accordi di Oslo, mentre i loro territori sono afflitti da una pessima gestione delle risorse idriche

Incontrollato accumulo di rifiuti in una discarica a Rafah (striscia di Gaza meridionale)

Le autorità israeliane hanno lanciato un allarme alla comunità internazionale segnalando che le infrastrutture idriche in Cisgiordania e Gaza finiranno per crollare dal momento che l’Autorità Palestinese si rifiuta di cooperare con Israele.

Secondo il capo del Coordinamento delle attività governative israeliane nei Territori, Yoav Mordechai, la Commissione congiunta israelo-palestinese per l’acqua – l’ente previsto dagli Accordi di Oslo del 1995 per la gestione delle infrastrutture idriche in Cisgiordania – non si è più potuta riunire dal 2010 a causa del rifiuto dei palestinesi.

Per questo Mordechai ha inviato una lettera urgente al Coordinatore degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite in Cisgiordania, al Commissario generale della Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi palestinesi), al presidente della Croce Rossa, al capo di USAID e a vari ambasciatori in Israele, tra cui quelli di Germania, Regno Unito, Italia, Francia ed Unione Europea. Nella lettera Mordechai afferma che è necessario adottare misure incisive per risolvere la crisi idrica in Cisgiordania e striscia di Gaza. In particolare spiega che “la striscia di Gaza fa affidamento quasi completamente sulla sua falda acquifera, nella quale la qualità dell’acqua è diventata molto scarsa a causa di anni di eccessiva estrazione e di inquinamento”.

Mancata manutenzione di impianti di scarico in territorio palestinese

Mancata manutenzione di impianti di scarico in territorio palestinese

Per quanto riguarda la Cisgiordania, Mordechai scrive che “stando alle stime palestinesi, il 96% dell’acqua prelevata dalla falda acquifera non è realmente potabile per cui i palestinesi fanno affidamento sull’acqua fornita da Israele”. “Le strutture idriche palestinesi – aggiunge la lettera – non sono sufficienti per soddisfare le esigenze della popolazione, con conseguente scarsità di acqua in alcune zone (della Cisgiordania)”. Al contempo, continua il Coordinatore israeliano, “il trattamento delle acque reflue nell’Autorità Palestinese è gravemente carente e, secondo le stime ufficiali, nei prossimi anni ci sarà un’enorme carenza per decine di milioni di litri cubi d’acqua”.

Di recente Israele ha approvato l’invio aggiuntivo di 10 milioni di metri cubi di acqua a Gaza e sei milioni di metri cubi in Cisgiordania. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Israele per aiutare i palestinesi ad affrontare la crisi, il problema non è stato risolto. “Questa fornitura supplementare di acqua a Gaza – si legge nella lettera – corrisponde alla richiesta palestinese di aiuti israeliani, ma i palestinesi hanno messo in chiaro che non sono interessati a ricevere più acqua”.

La lettera prosegue spiegando che la Israeli Water Authority ha commissionato un piano pluriennale a lungo termine con l’obiettivo di sistemare le infrastrutture idriche a beneficio di tutta la popolazione che vive in Cisgiordania”, sia palestinese che israeliana. “Inoltre – scrive Mordechai – lo stato d’Israele sostiene la promozione di progetti per impianti di desalinizzazione e di depurazione nella striscia di Gaza, compresa la costruzione del più grande impianto di desalinizzazione mai pianificato a Gaza”. Attualmente, specifica Mordechai, sono in corso d’esame “due mega-progetti per Gaza: la costruzione di un impianto di desalinizzazione in grado di rendere potabile 55 milioni di metri cubi di acqua, e il miglioramento del sistema di gestione delle acque”.

Approvvigionamento di acqua potabile israeliana in Cisgiordania

Ma ogni progetto è reso praticamente impossibile dal rifiuto palestinese di cooperare. L’Autorità Palestinese, dice Mordechai, deve ancora fornire a Israele le sue stime sulla quantità di acqua che richiederà in futuro, il che ritarda la creazione di un piano di gestione delle acque coordinato.

Tenendo presente tutto questo, scrive il coordinatore governativo israeliano, “noi avvertiamo la comunità internazionale che, se non vi sarà alcun cambiamento immediato nella situazione idrica, bisognerà aspettarsi una crisi idrica entro la prossima estate. Israele continuerà gli sforzi per cercare di cooperare con l’Autorità Palestinese su questo tema, e ci auguriamo possano essere fruttuosi. Facciamo appello alla comunità internazionale affinché rinnovi il suo sostegno alla nostra cooperazione e ai nostri progetti volti a migliorare le infrastrutture idriche in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Mobilitare la comunità internazionale per aiutarci a prevenire questa crisi è un obiettivo della massima importanza – conclude la lettera – e Israele sarà felice di assistere e sostenere ogni sforzo per far progredire tali progetti”.

(Da: YnetNews, 8.11.16)