Primo: fermare i Qassam

Occorre davvero ricordare che Israele si è ritirato da Gaza proprio perché non vi fosse più resistenza palestinese?

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1439(…) E’ davvero necessario spiegare che Israele si è ritirato dalla striscia di Gaza più di un anno fa proprio perché non vi fosse più nessun israeliano contro cui i palestinesi di Gaza potessero esercitare la loro “resistenza”? E’ davvero necessario spiegare che Israele non ha alcun interesse né desiderio di essere di nuovo coinvolto militarmente nella striscia di Gaza se non per cercare di fermare i continui attacchi terroristici contro cittadini israeliani?
Hamas ha dimostrato una volta di più che è un’organizzazione terroristica, e che è fiera di esserlo indipendentemente da tutte le parole spese sul governo di “unità nazionale” palestinese. La domanda ora è: come può Israele rispondere efficacemente a questa situazione di fatto? (…)
Trasformare tutte le aree israeliane sotto tiro dei Qassam palestinesi in un enorme rifugio anti-aereo non può essere la soluzione. E’ chiaro che gli attacchi devono essere fermati.
Sul piano diplomatico, è tempo che il primo ministro israeliano contrasti con determinazione l’idea che il problema stia nella mancanza di iniziativa da parte di Israele. Il governo di Gerusalemme deve chiedere una seduta d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che condanni con forza il governo dell’Autorità Palestinese guidato da Hamas perché è apertamente dietro ai lanci di Qassam contro Israele. Quand’anche l’Onu non ci appoggiasse, dobbiamo comunque prendere la parola in nostra difesa sulla scena internazionale.
Israele non deve agire solo direttamente contro la manovalanza del terrorismo. Con i propri atti, deve dimostrare che ritiene altrettanto responsabile la dirigenza di Hamas. Hamas non si limita a coprire gruppi terroristici. Hamas è un gruppo terroristico.
Inoltre è cruciale che Israele suoni un campanello d’allarme circa il rifiuto dell’Egitto di adottare misure efficaci contro il dilagante traffico di armi attraverso il suo confine con la striscia di Gaza. Misure dimostrative non sono più sufficienti. Stati Uniti e Israele dovrebbero dire al Cairo che se l’Egitto intende fare come la Siria, e lasciare che Gaza diventi un Libano meridionale, allora l’Egitto rischia di essere a sua volta trattato come la Siria. Su questo gli Stati Uniti hanno grandi possibilità di fare leva, in termini di aiuti militari.
Come diceva l’editoriale di mercoledì di questo stesso giornale, Hezbollah si sta già riarmando. Il che significa che il Libano e la Siria stanno già rendendo lettera morta la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, un risultato per cui molti soldati israeliani hanno perso la vita.
La dirigenza politica e militare israeliana deve dimostrare d’aver appreso la lezione più evidente della recente guerra in Libano: più mettiamo la testa sotto la sabbia mentre i nostri nemici terroristi creano massicci arsenali ai nostri confini, più diventa probabile una guerra, e sempre più cara.

(Da: Jerusalem Post, 16.11.06)

Nella foto in alto: Fatima Slutsker, 57 anni, uccisa mercoledì da Qassam palestinese su Sderot.