Profughi di Serie A e profughi di Serie B

Su YouTube, il terzo video esplicativo del vice ministro degli esteri israeliano

Con Danny Ayalon

image_3339Il vice ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon ha diffuso su YouTube un filmato di 5 minuti e mezzo intitolato “La verità sulla questione dei profughi”, terzo di una serie in cui, con l’aiuto di una grafica accattivante, intende spiegare in parole semplici alcuni dei più complessi nodi del conflitto israelo-arabo-palestinese.
Questo il testo del terzo video di Ayalon, e il link per vederlo su YouTube.

Danny Ayalon: «Oltre ai due argomenti che abbiamo discusso nei nostri precedenti video [Cisgiordania e processo di pace], il tema dei profughi è una delle questioni chiave per capire il conflitto arabo-israeliano. Chi sono i profughi? Perché, più di sessant’anni dopo, questa è ancora una questione aperta? Guardiamo ai fatti.
Dunque, come è iniziata? Nel maggio 1948, alla popolazione araba locale si unirono sette paesi arabi nel tentativo comune di distruggere lo stato ebraico appena ricostituito. Incoraggiati dai leader arabi, che promettevano loro che sarebbero tornati da vincitori, e successivamente a causa della loro sconfitta nella guerra, circa cinquecentomila arabi fuggirono nei territori arabi circostanti.
Ma è questo il quadro completo? Vorrei che deste un’occhiata ai profughi in queste fotografie. Tanti suppongono che si tratti di profughi arabi… in fuga da Israele. In realtà, si tratta di incolpevoli profughi ebrei, cacciati da paesi arabi. Ecco la mappa che illustra la vicenda in modo completo: ci furono molti più profughi ebrei che profughi arabi. Più di 850.000 ebrei delle antiche comunità ebraiche, che risalivano a prima dell’islam e della conquista araba del Medio Oriente, furono cacciati dalle loro case. In molti paesi gli ebrei vennero privati della cittadinanza, e le loro proprietà vennero confiscate. Al contrario, 160.000 arabi accettarono l’offerta di Israele di restare ed oggi vi sono più di un milione di cittadini arabo-israeliani che vivono in Israele con pieni diritti di cittadinanza.
Allora, ecco una domanda: avete mai sentito parlare di campi profughi per ebrei? Penso proprio di no. I profughi ebrei vennero immediatamente accolti e integrati in Israele o in altre nazioni. E allora come mai, dopo più di sessant’anni, i profughi arabo-palestinesi non sono stati ancora accolti e integrati tra i loro fratelli? E come è possibile che il loro numero sia cresciuto da 500.000 a 4 milioni e 700.000? La triste realtà è che i profughi arabi non ne hanno mai avuto la possibilità. I tentativi di reinsediarsi vennero impediti da tutta una serie di leggi discriminatore messe in atto dai paesi arabi, come: divieto di ottenere la cittadinanza (ad eccezione della Giordania); impossibilità di accedere a molte professioni; limitazioni al possesso di terreni; restrizioni di movimento; diniego di istruzione e assistenza sanitaria.
Sir Alexander Galloway, ex direttore dell’agenzia Onu per i profughi in Giordania, spiegò la ragione di queste discriminazioni. Disse: “Le nazioni arabe non vogliono risolvere il problema dei profughi arabi, vogliono tenerlo aperto come una ferita aperta, come un’arma contro Israele”. Il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser spiegò gli effetti di questa “arma” mirata a travolgere demograficamente Israele con generazioni di profughi allevati nell’odio. Disse: “Se i rifugiati torneranno in Israele, Israele cesserà di esistere”.
E qual è stato il ruolo delle Nazioni Unite? Purtroppo non sono state affatto d’aiuto. Mentre tutti i profughi del mondo vengono assistiti dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), un’agenzia separata – l’UNRWA – venne creata specificamente per i palestinesi. Come mai i profughi palestinesi non possono condividere la stessa agenzia con i profughi di Bosnia, del Congo o del Darfur, tanto per citarne alcuni? La risposta è: perché l’agenzia centrale delle Nazioni Unite aiuta i profughi a reinserirsi, mentre l’agenzia Onu per i profughi palestinesi contribuisce a perpetuare il loro status, applicando criteri atipici. Ad esempio, i profughi perdono il loro status di profugo quando ricevono la cittadinanza di un paese riconosciuto, i profughi palestinesi no; i profughi non possono trasmettere il loro status da una generazione all’altra, i profughi palestinesi sì; i profughi vengono incoraggiati a reinserirsi in altri paesi o ad integrarsi nei paesi che li ospitano, cosa che l’UNRWA evita di fare. Le Nazioni Unite spendono per ogni singolo profugo palestinese circa tre volte più di quanto spendono per un profugo non palestinese, e impiegano uno staff oltre trenta volte più numeroso. Insomma, per tutto il XX secolo le Nazioni Unite hanno trovato soluzioni durevoli per decine di milioni di profughi, mentre l’agenzia per i profughi palestinesi non ha trovato soluzione per un solo profugo. Qualcuno potrebbe anche pensare che si tratti di un caso di ipocrisia.
Lasciate che vi dica qualcosa di personale. La famiglia di mio padre venne cacciata dall’Algeria. Essa, insieme ad altri 600.000 ebrei dai paesi arabi, si è reinserita in Israele. La storia ha dimostrato che reinserimento e integrazione hanno aiutato decine di milioni di profughi, nel corso del XX secolo, a riscattare la loro vita. I profughi palestinesi, invece, sono intrappolati fra leader arabi che non vogliono accettare i loro fratelli e agenzie Onu che non applicano principi eguali e universali a tutti i profughi. È giusto?»