Qualcuno mi ascolta?

Lettera aperta di una ragazzina che vive vicino alla striscia di Gaza

Da un tema di Eden Lieberman (13 anni, Kibbutz Nir-Am)

image_2049Mi è difficile spiegare cosa sta passando la mia famiglia: lo stress, le telefonate di mio padre ogni cinque minuti, la tensione che ci fa litigare fra di noi.
Di recente quattro Qassam sono caduti sul mio kibbutz, compreso uno che ha centrato la piscina. La radio ha detto che non c’erano state vittime. Ma mentre camminavo sulla stradina che porta alla piscina, io una vittima l’ho vista: un uccello, una colomba.
Proprio una colomba, il simbolo della pace e della serenità, è stata colpita alla testa dalle schegge. Vederla mi ha fatto provare rabbia e odio, e per un momento ho capito davvero in che realtà ci tocca vivere. Lo so che qualcuno dirà che era “solo una colomba”, ma per me il simbolo è chiaro: Hamas sa bene che noi esistiamo, ma fa di tutto per colpirci.
Provo un misto di frustrazione e confusione, paura e debolezza, dolore e rabbia. Ma più di tutto provo la sensazione che nessuno stia ascoltando.
Vivo una continua tempesta di emozioni che non vuole passare. Mi sono così ben impratichita che mi sembra di essere un campione olimpionico dello sprint scappa-dal-Qassam. La mia reazione al suono delle sirene è assurda. Non posso neanche descriverla a parole: non si può spiegare questa sensazione a qualcuno che non ci è passato.
Finora Dio ha protetto me e la mia famiglia, ma non so fino a quando potrà salvaguardarci.
È importante per me cogliere questa occasione per invitare tutti i ministri del governo israeliano a visitare e pernottare nel nostro kibbutz. Almeno per una notte vorrei che provassero quello che io provo sempre, ogni giorno, per tutto il giorno.
Ma nonostante tutto, io non ho ancora perso la speranza: la speranza che un giorno le cose qui possano andare bene.

(Da: YnetNews, 19.03.08)

Nella foto in alto: Immagine d’archivio del Kibbutz Nir-Am sotto attacco di Qassam palestinesi