Quale pace, nel mezzo della guerra civile che dilania il mondo arabo?

Oggi cedere territori significa consegnarli a Hamas, Hezbollah, Iran e salafiti.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3746Scrive Amnon Lord su Ma’ariv: «Dopo la seconda guerra in Libano contro Hezbollah (estate 2006) e le due piccole guerre contro Hamas nella striscia di Gaza (“Piombo fuso”, gennaio 2009, e “Colonna di nube difensiva”, novembre 2012), appare ormai del tutto chiaro a Israele che qualunque concessione territoriale significa consegnare territori al controllo di Hezbollah e Hamas, il che significa razzi e missili sul fronte civile israeliano». Secondo l’editorialista, però, il segretario di stato Usa John Kerry «vive ancora sotto l’effetto euforico “alla New York Times” della “primavera araba”, la meravigliosa democratizzazione dell’anno delle proteste 2011», e resta aggrappato alla formula “terra in cambio di pace” nonostante la violenta instabilità che imperversa e dilaga nella regione. E conclude: «Non occorre essere di destra per capire che, oggi, non ci sono le condizioni per ulteriori concessioni israeliane sul confine orientale».

Scrive Yisrael Ziv, su Yediot Aharonot, che la convinzione del presidente siriano Bashar al-Assad che la sua situazione non sia poi così terribile «poggia su tre gambe. La prima è lo sfinimento militare e politico dei ribelli, che soffrono di scarso supporto logistico. La seconda gamba sono i soggetti esterni che hanno assistito i ribelli: né i turchi, né gli americani, né il mondo arabo sunnita, e certamente non Israele, lo hanno fatto in modo tale da cambiare il quadro. La terza gamba è l’aiuto economico e militare che Assad riceve da Hezbollah, dall’Iran e soprattutto dai russi». Secondo l’editorialista, Assad cerca anche di rafforzare la sua immagine colpendo Israele, ma deve stare attento a non spingersi troppo oltre «se non vuole restare sepolto sotto la risposta israeliana». L’editoriale conclude ribadendo che «il vero problema di Israele sono gli armamenti strategici» che potenzialmente minacciano anche altri paesi: «Israele deve fare quello che deve fare, con tutti i rischi del caso, e lasciare che gli altri conducano nell’arena politica».

Scrive Guy Bechor, su YnetNews, a proposito della “iniziativa di pace” della Lega Araba: «In realtà, la Lega Araba non esiste. Le sue azioni sono sempre fallite. Le sue iniziative di intervento nella guerra civile in Siria sono fallite; il nord Africa è andato fuori controllo, così come anche l’Iraq e il Libano. L’unico modo che ha la Lega Araba per mostrare di contare qualcosa è adottare misure anti-israeliane che hanno lo scopo di inserire un cuneo fra lo stato ebraico e il suo più stretto alleato, gli Stati Uniti, a favore di un’altra entità evanescente, i palestinesi. Così, un soggetto immaginario – la Lega Araba – promuove un altro soggetto immaginario – i palestinesi – con la collaborazione del Dipartimento di Stato americano. È stata la Lega Araba a fare in modo che ai profughi non venissero riconosciuti diritti di cittadinanza nei paesi arabi; è stata la Lega Araba a decretare il boicottaggio economico d’Israele, tutt’ora in vigore; è stata la Lega Araba a diffondere fino ad oggi una massiccia pubblicistica caratterizzata da istigazione e indottrinamento contro lo stato ebraico. Sì, ancora oggi la Lega Araba promuove la diffusione dei falsi “Protocolli dei Savi di Sion” e altre simili opere antisemite. I suoi membri non accettano Israele e non vogliono la riconciliazione. Nonostante gli appelli americani, rifiutano di fare gesti di buona volontà verso Israele. Naturalmente, continuando a chiedere che sia Israele a fare gesti di buona volontà. E poi – continua l’editoriale – chi rappresenta la Lega Araba? Solo i regimi dei paesi sunniti, o quel che resta di loro. Paesi controllati dagli sciiti come Iraq, Siria, Yemen, Libano, da tempo non collaborano più con questa Lega. Dunque, con chi esattamente farebbe la pace Israele? Non bisogna dimenticare che i territori da cui dovessero ritirarsi le Forze di Difesa israeliane verrebbero immediatamente presi da salafiti armati provenienti da tutto il mondo arabo, come sta accadendo nel Sinai e in Siria. Chi verrà in aiuto di Israele quando verrà attaccato? I combattenti della Lega Araba pacifista?»

(Da: Ma’ariv, Yediot Aharonot, YnetNews, 26.5.13)