“Qualsiasi bersaglio israeliano, pur di morire e ottenere il vitalizio per la mia famiglia”

Direttamente dalla voce di un terrorista, la conferma che gli “stipendi” dell’Autorità Palestinese spingono i palestinesi a uccidere e farsi “martiri”

Sulla scena di un attacco terroristico palestinese mediante deliberato investimento automobilistico a una fermata d’autobus (foto d’archivio)

La trascrizione di un interrogatorio di polizia di un terrorista palestinese tradotta dall’originale arabo e diffusa da Palestinian Media Watch (PMW) conferma che i vitalizi garantiti dall’Autorità Palestinese ai famigliari dei “martiri” morti compiendo attentati costituiscono un fattore determinante nell’alimentare il terrorismo e allontanare la pace.

Il terrorista Khaled Rajoub è stato arrestato dopo un fallito tentativo di uccidere degli israeliani. Durante l’interrogatorio, ha spiegato che ciò che lo ha spinto a progettare l’attentato era la speranza di restare ucciso affinché la sua famiglia ricevesse i versamenti mensili da parte dell’Autorità Palestinese. Per dirla con le sue parole, va bene “qualsiasi bersaglio israeliano, così mi uccideranno e i miei figli riceveranno l’indennità e vivranno senza problemi”.

In effetti, se Khaled Rajoub fosse rimasto ucciso dalla reazione degli israeliani durante il suo attacco terroristico, l’Autorità Palestinese lo avrebbe dichiarato “martire” e questo avrebbe assicurato alla sua famiglia un vitalizio mensile da parte dell’Autorità Palestinese di 2.800 shekel: 1.400 di paga base, più 400 per la moglie e 200 per ciascuno dei cinque figli. Durante l’interrogatorio, il terrorista Rajoub ha continuato a ribadire la sua determinazione a uccidere degli israeliani per assicurare il vitalizio dell’Autorità Palestinese alla sua famiglia.

Questa che segue è la parte della trascrizione dell’interrogatorio della polizia israeliana diffusa in inglese da PMW.

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Khaled Rajoub: “Sono un uomo con una famiglia di sette persone, compresi me e mia moglie. Non lavoro e ho accumulato grossi debiti e non riesco a pagarli. Sono arrivato al punto che, se mio vuole uno shekel, non ho niente da dargli. Perciò ho deciso di morire, non importa come: impiccandomi o in qualunque altro modo, pur di morire. Ci ho pensato e mi sono detto che se morivo impiccandomi, o in qualsiasi altro modo, non ne avrei ricavato nulla, e così ho deciso di fare qualcosa di importante, come commettere un omicidio, qualcosa in cui uccidessi e morissi e poi la mia famiglia ricevesse del denaro per vivere senza problemi. Cioè, qualcosa si sarebbe ottenuto dalla mia morte. Alla fine ho deciso di uccidere dei soldati israeliani. Ho preso un’auto e sono andato ad Al-Fawwar, all’incrocio, perché lì c’è sempre una postazione militare, e mi sono detto che li avrei investiti con la mia macchina e uccisi quanti più possibile, e loro mi avrebbero sparato e ucciso. Però non ho trovato una postazione militare ad Al-Fawwar. Ho continuato a guidare verso una seconda postazione, ai cancelli di Hagai, perché so che lì stazionano sempre dei soldati, e mi sono detto che li avrei investiti e uccisi il più possibile così loro mi avrebbero ucciso. Ma anche lì non ho trovato nessuno. Non avevo altra speranza né altro sistema, quindi ho fatto irruzione attraverso i cancelli dell’insediamento dicendomi che potevo uccidere la guardia, e così mi avrebbero sparato. Ho fatto irruzione con la mia auto rompendo il cancello e mi sono lanciato verso il secondo cancello, ma non sono riuscito a romperlo e le guardie erano dietro a quel cancello. Ho cercato di romperlo per farlo cadere su di loro, ma non è caduto, e loro non mi hanno sparato, e invece mi hanno catturato. Durante l’incidente sono rimasto ferito e loro mi hanno portato in un ospedale”.

Inquirente israeliano: “Hai cercato di uccidere le guardie che erano dietro il cancello?”

Khaled Rajoub: “Sì, esattamente, ho cercato di abbattere il cancello su di loro. Gli sono andato addosso due volte, ma non è caduto, e poi mi hanno catturato e la macchina è rimasta a loro. Peccato che non sono riuscito a uccidere nessuno, ma io sono deciso. Voglio dire che se mi rilasciate adesso, prenderò un’auto, cercherò dei soldati, li investirò e li ucciderò, sono deciso a farlo”.

Inquirente: “Hai un’arma?”

Khaled Rajoub: “Non ne ho mai avute”.

Inquirente: “Hai mai pensato di portare un’arma?”

Khaled Rajoub: “Non ho da mangiare, come faccio a comprarmi un’arma?”

Inquirente: “Ma perché hai deciso di uccidere dei soldati, e non qualcun altro?”

Khaled Rajoub: “La cosa migliore è uccidere dei soldati: così loro hanno le armi e mi spareranno e mi uccideranno. Ma se non riesco a uccidere dei soldati, proverò con i coloni, con le guardie, cioè qualsiasi bersaglio israeliano: la cosa importante è che morirò, che mi uccideranno, in modo che i miei figli riceveranno l’indennità e vivranno senza problemi”.

Inquirente: “Cosa volevi ottenere uccidendo soldati o coloni o qualsiasi bersaglio israeliano?”

Khaled Rajoub: “Che mi sparassero, e sarei morto, e i miei figli avrebbero ricevuto un’indennità”.

Inquirente: “Sei ancora deciso a farlo?”

Khaled Rajoub: “Certo, al cento per cento. Ti dico: se mi lascerete andare, lo rifarò il più presto possibile. Prenderò un’altra auto e li investirò alla prima postazione militare che vedrò. Ne ucciderò il più possibile e mi spareranno e morirò. Non c’è altra soluzione”.

Inquirente: “Se avrai l’occasione di uccidere soldati o un civile israeliano in un altro modo, sparando o accoltellando o in qualsiasi altra maniera, lo farai?”

Khaled Rajoub: “Non lo so, bisogna vedere, perché uno come me, basso e disabile in una gamba, che a malapena cammino, ha bisogno di un piano completo per uccidere in un modo diverso. Il modo più semplice per uno come me è quello di investire con un’auto”.

Inquirente: “Vuoi aggiungere qualcosa?”

Khaled Rajoub: “No, Dio ti benedica, ma ti dico di nuovo: non mi pento di quello che ho fatto e se avrò l’opportunità, lo farò di nuovo e ucciderò soldati o qualsiasi altro israeliano possa incontrare.”

(Interrogatorio di polizia del terrorista Khaled Rajoub, 2.2.14 – Da: PMW Bulletin, 10.7.16)