Quando guardate la terrorista sorridente, pensate a nostra figlia

Lettera aperta dei genitori di una giovane vittima del terrorismo: per non dimenticare

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L’immagine promozionale del film “Hot House” pubblicata sul “New York Times”

Cari amici,
il “New York Times” di oggi [23 luglio] riporta la recensione di un film intitolato “Hot House” che entra nelle carceri israeliane ed esamina la vita dei detenuti palestinesi. Non intendiamo raccomandarvi né il film né la recensione, ma vogliamo condividere con voi i sentimenti che ci provoca il radioso volto di donna che accompagna l’articolo. Potete vederla qui.
Il film è prodotto da HBO. Quindi è probabilmente il dipartimento marketing di HBO che è responsabile della creazione e distribuzione, per promuovere il film, di una foto glamour di una giovane donna sui vent’anni sorridente e dall’aria soddisfatta.
Quella ragazza è l’assassina di nostra figlia. È stata condannata a sedici ergastoli che sta scontando in un carcere israeliano. Quindici persone sono morte e più di cento sono rimaste ferite o mutilate dalle azioni di questa bella ragazza e dei suoi complici. Tutto qui.
Né il New York Times né HBO dedicheranno probabilmente un solo attimo di attenzione alle vittime dei barbari che [il 9 agosto 2001] hanno distrutto il ristorante Sbarro a Gerusalemme e la vita di tante persone.
Saremo quindi grati se potrete diffondere questo link con alcune foto di nostra figlia che si chiamava Malki. Lei non è arrivata a vent’anni. Ci ha pensato Hamas. Anche se aveva solo 15 anni quando le fu strappata la vita, riteniamo che Malki fosse una bella persona, con una bella vita davanti a sé. Chiediamo il vostro aiuto, in modo che altre persone – molte meno di quelle che leggeranno il “New York Times”, naturalmente – possano conoscere la sua storia.
Per favore chiedete ai vostri amici di guardare le foto – le poche che abbiamo – della nostra figlia assassinata. Si trovano su kerenmalki.org
E ricordate loro quello che ha detto l’anno scorso la donna nella prigione israeliana, la donna che sorride serena dalle pagine del “New York Times”: “Non sono pentita per quello che ho fatto. Ci libereremo dell’occupazione e allora uscirò di prigione”.
Con tutte le voci che chiedono a Israele di scarcerare i terroristi, non c’è da stupirsi che sorrida.
Saluti da Gerusalemme
Firmato: Frimet e Arnold Roth
a nome di Keren Malki (Fondazione Malki)