Quel gruppo di storici americani che ha improvvisamente perso la parola

Evidentemente non gliene importava nulla degli studenti palestinesi: semplicemente ce l’hanno a morte con Israele

Di Stephen M. Flatow

Stephen M. Flatow, autore di questo articolo

Stephen M. Flatow, autore di questo articolo

Un gruppo di professori universitari americani ha mostrato il proprio vero volto per quanto riguarda Israele. I lettori ricorderanno quei 126 storici che, non molto tempo fa, tentarono (invano) di spingere l’American Historical Association a condannare solennemente Israele perché, coi suoi controlli di sicurezza, “ostacola lo spostamento degli studenti palestinesi”. Ebbene, ora è l’Autorità Palestinese che crea posti di blocco che sbarrano la strada agli insegnanti palestinesi, eppure – l’avreste mai detto? – quegli indignatissimi storici americani hanno improvvisamente perso la parola.

Gli impegnatissimi 126 storici avevano presentato la loro proposta di risoluzione al Congresso dell’Associazione Storica Americana dello scorso gennaio ad Atlanta. Sostenevano che a volte i controlli di sicurezza israeliani causano agli studenti palestinesi ritardi “di 15 minuti e anche più”, e che questi ritardi evidentemente “intralciano l’attività didattica negli istituiti palestinesi di istruzione superiore”.

Oggi scopriamo che il vero ostacolo all’istruzione palestinese è il comportamento dell’Autorità Palestinese. Più di 20.000 insegnanti della scuola pubblica palestinese sono in sciopero perché l’Autorità Palestinese non ha rispettato un accordo raggiunto nel 2013 con l’Unione Insegnanti palestinesi. Gli aumenti salariali e gli scatti di carriera previsti dall’accordo non sono mai stati applicati. L’Autorità Palestinese sostiene di non avere abbastanza soldi per pagare gli insegnanti. Eppure l’Autorità Palestinese mantiene una delle forze di sicurezza più grandi del mondo in proporzione al numero di abitanti. Basta pensare che più della metà di tutti i dipendenti dell’Autorità Palestinese sono impiegati nelle forze di sicurezza. Ebbene, uno dei compiti per i quali l’Autorità Palestinese ha bisogno di una così imponente forza di sicurezza è quello di arrestare gli insegnanti. Il mese scorso la polizia di Abu Mazen ha arrestato 20 insegnanti e due dirigenti scolastici per il “crimine” d’aver partecipato a una manifestazione a sostegno dei docenti in sciopero.

Di certo questa notizia non sorprenderà chi avesse già letto, ad esempio, il rapporto annuale del Dipartimento di Stato americano sui diritti umani in tutto il mondo. L’edizione più recente afferma che sotto l’Autorità Palestinese vigono gravi “restrizioni alla libertà di parola, di stampa e di riunione” e si registrano “limitazioni alla libertà di associazione e di movimento”.

Ora Ha’aretz riferisce che “i servizi di sicurezza dell’Autorità Palestinese hanno creato un anello di posti di blocco per impedire agli insegnanti di partecipare a manifestazioni” a sostegno degli scioperanti. Come come? Posti di blocco? Palestinesi ostacolati? Attività didattiche interrotte? Quei 126 storici americani dovrebbero essere furibondi. E lo sarebbero, infatti, se non fosse per la sconveniente circostanza che responsabile di questo sconquasso è l’Autorità Palestinese, non Israele. Ma sappiamo che gli ipercritici di Israele sono strutturalmente incapaci di criticare la dirigenza palestinese qualunque cosa faccia.

Manifestazione per il boicottaggio accademico di Israele in un campus Americano. Sul cartello “Tutto è illegale”

Manifestazione per il boicottaggio accademico di Israele in un campus americano. Sul cartello “Tutto ciò che riguarda Israele è illegale”

Quei nobili educatori non protestavano perché importasse loro qualcosa degli studenti universitari palestinesi: sono semplicemente contro Israele e il fatto stesso che Israele esista. Ignobili.

(Da: Times of Israel, 8.3.16)

Scrive Khaled Abu Toameh: «Quello che sta realmente accadendo è che i docenti stanno scoperchiando la corruzione dell’Autorità Palestinese. Accusano il Ministero della pubblica istruzione palestinese di sprecare i fondi dei paesi donatori e di ingannarli gonfiando il numero degli insegnanti: sostengono che l’elenco degli impiegati (circa 56.000) teoricamente alle dipendenze del Ministero contiene molti nomi fittizi e del personale amministrativo del ministero. Gli insegnanti accusano inoltre l’Autorità Palestinese di mentire ai paesi donatori circa i loro stipendi, comunicando stipendi più alti di quelli che gli insegnanti ricevono effettivamente. In altre parole, gli insegnanti stanno rivelando come l’Autorità Palestinese faccia passare per fessi i paesi donatori». Il che spiega «la reazione isterica della dirigenza palestinese per lo sciopero degli insegnanti in corso in Cisgiordania.» «Il Ministero delle finanze dell’Autorità Palestinese – spiega Abu Toameh – deve ancora pubblicare il bilancio generale per gli anni 2015 e 2016. L’ultima volta che il bilancio è apparso sul sito ufficiale del Ministero è stato nel 2014. In realtà, nessuno sa quanti palestinesi sono sul libro paga dell’Autorità Palestinese. I paesi donatori potrebbero non essere a conoscenza, ad esempio, che stanno pagando più di 50.000 dipendenti dalla striscia di Gaza per non lavorare. E’ così perché nel 2007, quando Hamas prese il controllo su Gaza, l’Autorità Palestinese reagì ordinando a tutti i suoi dipendenti di boicottare Hamas e promise di pagare i loro stipendi per intero purché se ne restassero a casa.» (Da: gatestoneinstitute.org, 8.3.16)