Quella bomba a orologeria al confine nord d’Israele

Hezbollah è impegnato in Siria e Iraq, ma intanto acquisisce grande esperienza di combattimento ed enormi quantità di armamenti sofisticati

Di Yossi Yehoshua

Yossi Yehoshua, autore di questo articolo

Yossi Yehoshua, autore di questo articolo

Quand’anche l’attacco attribuito a Israele dello scorso fine settimana contro depositi di armi siriane al confine con il Libano avesse raggiunto il suo obiettivo e la fornitura di missili a Hezbollah fosse stata distrutta, e quand’anche fossero tutte vere le notizie relative ad altri analoghi raid attribuiti alle Forze di Difesa israeliane nel recente passato, bisogna comunque ricordare che si tratta pur sempre di una goccia nel mare. L’enorme arsenale di armi di Hezbollah non verrà eliminato da attacchi chirurgici una volta ogni sei mesi. Ad esempio, stando ad attendibili reportage della stampa estera, l’attacco di venerdì scorso al magazzino di missili siriano nella zona di al-Qalamoun, vicino al confine tra Siria e Libano, ha preso di mira missili Scud-C. Ma sappiamo che Hezbollah ha già ottenuto da tempo i più avanzati missili Scud-D.

Negli ultimi anni Hezbollah ha svuotando i depositi di armi del suo alleato siriano e, con tutto il rispetto per le impressionanti capacità dell’intelligence israeliana, non c’è modo di scoprire ogni singolo camion carico di armi che attraversa il lungo confine tra Siria e Libano.

L’assunto operativo è che Hezbollah sia armato fino ai denti: dai missili Scud-D in grado di raggiungere ogni punto d’Israele, ai precisi missili Fateh-110 con testate pesanti, ai missili cruise anti-nave Yakhont che raggiungono una gittata fino a 300 km, potenzialmente capaci di paralizzare le attività della Marina israeliana e di colpire punti strategici (a quanto risulta, le Forze di Difesa israeliane hanno attaccato una fornitura di Yakhont, ma alcuni rapporti sostengono che non tutti i missili sono stati distrutti), fino ai sistemi di difesa aerea e, naturalmente, allo stock di circa 130.000 razzi a medio-corto raggio, di diverse gittate, con una capacità di fuoco di 1.500 razzi al giorno. Se ciò non bastasse, Hezbollah è entrato in possesso di razzi a corto raggio Burkan provenienti dalla Siria, in grado di arrivare solo a 7 km ma capaci di trasportare testate a partire da 100 kg fino a mezza tonnellata di esplosivo, e dunque di causare danni rovinosi.

E’ vero che Hezbollah è immerso fino al collo nei combattimenti in Siria con 5.000 dei suoi uomini, ed è impegnato anche in Iraq e nello Yemen. I suoi combattenti vengono sepolti in segreto, mentre il bilancio delle vittime si avvicina a quota mille, oltre alle migliaia di feriti: non poco, per un’organizzazione che conta 15.000 combattenti regolari. Anche le iniziative aggressive messe in atto da Hezbollah sulle alture del Golan con l’aiuto iraniano non hanno avuto successo.

Tuttavia la sfida posta da Hezbollah sta diventando estremamente significativa, e qualsiasi tentativo di minimizzarla come se si trattasse di propaganda del Ministero della difesa israeliano è sciocco e potenzialmente assai pericoloso. Hezbollah ha acquisito una enorme esperienza in combattimento, inquadrato in vasti scenari come un esercito a tutti gli effetti, così come nel lancio di razzi e missili e nell’utilizzo di armi sofisticate. Giusto lo scorso fine settimana si è saputo che ha approntato nella valle della Bekaa una base di lancio per droni: un settore dove ha fatto significativi passi avanti ricevendo dell’Iran i velivoli teleguidati.

Se li si aggiunge alle molte armi che ha già ricevuto, è chiaro che l’establishment della difesa israeliana deve immediatamente elevare il suo livello di preparazione, alla luce delle lacune rilevate nel sistema d’addestramento di riservisti e unità regolari, che deve accelerare lo sviluppo del sistema anti-missilistico “Fionda di David” e creare una minaccia considerevole e temibile contro Hezbollah tale da scoraggiarlo dall’impegnarsi nel prossimo conflitto.

Aviopista di Hezbollah

Aviopista di Hezbollah nella valle libanese della Bekaa (clicca per ingrandire)

Se il raid dello scorso fine settimana è andato a segno, non si può escludere l’eventualità di ritorsioni da parte di Hezbollah, o anche della Siria. Circa tre mesi fa, con l’attacco sul Monte Dov il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah ha dimostrato d’avere anche lui le sue “linee rosse”: quella in atto è fondamentalmente una battaglia sulla deterrenza, e ciò richiede intelligence di alta qualità, superiorità tecnologica non solo in cielo ma anche sul terreno, e molto addestramento. Le capacità dimostrate l’estate scorsa dalle forze israeliane contro Hamas non saranno sufficienti contro Hezbollah.

Ma è anche vero che le Forze di Difesa israeliane hanno fatto grandi passi avanti rispetto all’estate 2006 (ultimo grande scontro in campo aperto con Hezbollah). Basta confrontare il numero di obiettivi che aveva allora l’aviazione israeliana – poco più di 200 – contro i più di mille individuati oggi, per rendersi conto che le capacità di intelligence sono migliorate al punto da poter sorprendere Nasrallah.

E tuttavia resta doveroso ricordare che al confine settentrionale d’Israele è innescata una vera e propria bomba a orologeria, il che impone di ragionare fuori dagli schemi. Se l’establishment della difesa non riuscirà a disinnescarla per tempo, siamo destinati ad affrontare uno scontro come finora non abbiamo mai sperimentato.

(Da: YnetNwes, 26.4.15)