Quella contro Hamas e contro i jihadisti iracheni è la stessa guerra

Ma gli europei continuano a distinguere fra terrorismo accettabile e inaccettabile

Di Boaz Bismuth

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Boaz Bismuth, autore di questo articolo

Anche l’Occidente si appresta a tornare in guerra. Lo scorso fine settimana il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dato alla Air Force americana il via libera per attaccare in Iraq lo “Stato Islamico (in Iraq e nel Levante)” allo scopo di impedire che il gruppo jihadista sunnita commetta un genocidio. Stando a vari segnali, la Gran Bretagna potrebbe presto unirsi alla missione, mentre la Francia, che ha recentemente lanciato operazioni anti-terrorismo in Libia, Mali e nella Repubblica Centrafricana, non ha intenzione di essere lasciata fuori. Evidentemente vi sono delle guerre pienamente giustificate.

La minaccia del terrorismo e dell’islam estremista fondamentalista è tornata agli onori della cronaca, in Occidente. I telegiornali, in Francia e non solo, si occupano com’è ovvio della grave minaccia rappresentata dallo “Stato Islamico”. Cristiani iracheni in fuga dai crimini di quel gruppo terrorista stanno ricevendo asilo in Francia e altrove. Eppure sabato, anziché manifestare in solidarietà con i loro fratelli cristiani, migliaia e migliaia di persone a Parigi e in altre importanti città dell’Occidente hanno riempito le piazze a sostegno di Gaza, cioè di chi controlla Gaza, e della Fratellanza Musulmana.

In Olanda una manifestazione contro l’operazione anti-terrorismo d’Israele a Gaza si è trasformata in un raduno di centinaia di sostenitori dello “Stato Islamico (in Iraq e nel Levante)” con tanto di bandiere nere dell’ISIS e slogan come "morte agli ebrei" e all'Occidente

In Olanda una manifestazione contro l’operazione anti-terrorismo d’Israele a Gaza si è trasformata in un raduno di centinaia di sostenitori dello “Stato Islamico (in Iraq e nel Levante)” con tanto di bandiere nere dell’ISIS e slogan come “morte agli ebrei” e all’Occidente

Diciamolo chiaramente: Gaza è stata spinta nelle pagine interne, la Francia e altre nazioni europee sono seriamente preoccupate per la minaccia del terrorismo islamico, ma per qualche ragione quella stessa identica minaccia non veniva intercettata dai loro radar durante la guerra contro Hamas a Gaza.

E già che parliamo di Gaza, si potrebbe supporre che l’europeo della strada comprenda che la guerra contro Hamas condotta da Israele è la stessa identica guerra che il suo paese europeo conduce contro lo “Stato Islamico”. Hamas e “Stato Islamico” sono entrambe organizzazioni terroristiche islamiste che puntano a imporre su tutta la società il soffocante verde islamico, che i civili musulmani lo gradiscano o meno. E gli “infedeli”, per inciso, semplicemente non hanno posto nel regime perseguito da questo genere di organizzazioni (gli ebrei israeliani che fronteggiano Hamas vedono cosa fa l’ISIS a cristiani e yazidi, e non si fanno la minima illusione).

Poi arriva un’esperta di islam come Anne-Clementine Larroque che sul Figaro di sabato ci spiega la differenza tra Hamas, i Fratelli Musulmani e gli altri jihadisti. Un’analisi interessante, che aiuterà gli israeliani a capire quanto ciò che per loro è perfettamente chiaro, non lo sia ancora per gli europei. Larroque spiega che i Fratelli Musulmani sono islamisti riformisti con un programma politico: alcune loro filiali può darsi che mostrino tendenze violente, ma questo non è il loro obiettivo. Hamas fu fondata dai Fratelli Musulmani. E’ un movimento islamista che ha anche un braccio militare. Lo “Stato Islamico”, invece, è un gruppo jihadista e terrorista. Conclusione: bisogna dialogare e accondiscendere Hamas, ma combattere fino ad eliminare lo “Stato Islamico”. In altri termini: ecco servita la teoria secondo cui esiste un terrorismo islamista accettabile e un terrorismo islamista inaccettabile. Indovinare qual è quello che minaccia direttamente Israele. (Da: Israel HaYom, 10.8.14)

“La guerra in corso a Gaza non è tra israeliani e palestinesi, o tra Israele e il mondo che sostiene i palestinesi contro Israele. E’ molto semplicemente una guerra fra i buoni e i cattivi in questa regione”. Lo ha detto domenica la ministra israeliana della giustizia Tzipi Livni in una conferenza stampa. Da una parte, ha spiegato Livni, c’è il campo dei pragmatici, i cosiddetti moderati, tra cui Israele, Autorità Palestinese, Egitto, Giordania e alcuni stati del Golfo: paesi che perseguono obiettivi sostenuti dalla comunità internazionale. Dall’altra ci sono gli estremisti islamisti di Hamas, Hezbollah e dei nuovi gruppi fondamentalisti sunniti in Iraq e in Siria. I moderati devono “lavorare insieme” per sconfiggere gli estremisti. “Nessuno può permettersi di far arrivare agli estremisti che stanno massacrando civili in tutta la regione un messaggio di arrendevolezza – ha concluso Livni – Nessuno può permettersi di far arrivare loro il messaggio che chi pratica il terrorismo contro i civili, propri e altrui, finisce con l’ottenere quello che pretende”. (Da: YnetNews, 10.8.14)

Anche New York Times e BBC avanzano dubbi sul numero di vittime civili a Gaza.

Si veda: “Uccisioni indiscriminate”? I numeri dicono di no