Quella innocente stretta di mano

Dice molto la virulenta reazione araba al fugace incontro Peres-Tantawi

di Smadar Peri

image_2347Pare che vi siano due modi di stringersi la mano, nel mondo arabo. Nel modo normale i palmi delle mani si afferrano brevemente con una rapida scrollata. Nel modo più caloroso, invece, si mettono entrambe le proprie mani sulla mano che si stringe trattenendola per un prolungato momento. Questa stretta di mano più calorosa vuole significare intima amicizia, intenzioni positive e stretta confidenza.
Ecco l’errore (i suoi avversari lo chiamano “crimine”) commesso dallo sceicco di Al-Azhar, l’egiziano Mohammed Tantawi, che il mese scorso si è fatto fotografare nell’edificio delle Nazioni Unite a New York mentre sorrideva al presidente israeliano Shimon Peres prendendo affettuosamente la sua mano fra le sue.
Bersagliato dalla prima salve di attacchi, il capo della più importante istituzione giuridico-religiosa e della più grande università religiosa d’Egitto ha tentato di difendersi sostenendo che “non lo conosceva”. “Una persona è venuta verso di me con la mano tesa, cos’altro potevo fare?”, ha cercato di giustificarsi Tantawi. Ma è difficile credere che il più alto chierico del Cairo non abbia saputo riconoscere il premio Nobel e presidente d’Israele Shimon Peres, sempre circondato da un entourage di collaboratori e guardie del corpo.
Più facile supporre che Tantawi semplicemente non abbia immaginato cosa gli sarebbe piovuto addosso in patria, non appena pubblicata la foto. Due parlamentari chiedono la sua destituzione; alcuni intellettuali chiedono che chiarisca immediatamente il suo “spregevole” comportamento firmando una lettera in cui esprima “pentimento” per il suo “reato”; altri chiedono senza mezzi termini che venga processato per alto tradimento. Come è stato possibile che colui che rappresenta per milioni di persone la suprema autorità religiosa abbia stretto la mano dell’“assassino Peres”? I canali televisivi del mondo arabo, e in particolare quelli egiziani, non gli danno tregua. Gli editorialisti lo strapazzano per il “brutto colpo” e per aver minato l’autorevolezza di al-Azhar. Alcuni lo avvertono sfacciatamente che non potrà mai più emettere sentenze religiose né consigliare i fedeli su come comportarsi nello spirito dell’islam, dopo una tale vergogna.
Tantawi, che ha già dovuto affrontare una “sentenza di libertà condizionata” dopo la sua precedente, controversa stretta la mano con l’ex rabbino capo d’Israele Yisrael Lau, non è rimasto zitto. Come può essere, ha risposto ai suoi accusatori, che da settimane ce l’avete tutti con me quando il mio paese ha firmato un accordo di pace e ha normalizzato i rapporti con Israele trent’anni fa?
È stupefacente e sconfortante scoprire che non un solo alto rappresentante, al Cairo si sia mostrato disposto a prendere le difese dello sceicco: né all’ufficio del presidente, né al ministero degli esteri, né al ministero della religione qualcuno ha ritenuto di prendere posizione contro questa velenosa ondata di reazioni, che potrebbero addirittura costringere il “criminale” ad evitare apparizioni pubbliche in luoghi affollati per timore che qualche testa calda cerchi di fargli del male. Il compiano scrittore e premio Nobel egiziano Naguib Mahfouz venne gravemente ferito a pugnalate a causa del suo aperto sostegno alla pace. L’attore Amr Waked dovette affrontare una udienza disciplinare davanti all’Associazione Attori a causa di una sua apparizione insieme a colleghi israeliani. Il drammaturgo Ali Salem venne espulso dall’Associazione Scrittori e perdette immediatamente il lavoro al ritorno da una visita in Israele. I giornalisti del Cairo non osano intervistare politici israeliani per paura di perdere posti ambiti. O ora assistiamo a questo linciaggio morale ai danni dello sceicco di Al-Azhar, chiaramente diretto a intimorire chiunque voglia mostrare il minimo segno di normalità a fronte del “nemico sionista”.
Allettanti annunci pubblicati di recente sulla stampa israeliana ci hanno informato che, adottando l’iniziativa saudita, otterremmo una pace completa e relazioni normali con 57 paesi musulmani. Coloro che hanno finanziato quegli annunci promettono una pace complessiva in linea con lo spirito dell’esempio egiziano. Dicono che, una volta ritirati dai territori occupati, saremo immersi in una splendida pace. Ma guardate cosa succede, invece, per una innocente stretta di mano…

(Da: YnetNews, 12.10.08)