Quella “nakba” ebraica di cui non parla mai nessuno

In quasi 70 anni l'Assemblea Generale dell’Onu si è riunita 197 volte per discutere di profughi palestinesi senza menzionare mai una volta la sorte dei profughi ebrei dai paesi arabi

Edy Cohen, lo studiosi dell'Università Bar-Ilan citato nell'articolo

Edy Cohen, il ricercatore dell’Università Bar-Ilan citato nell’articolo

Israele ha celebrato per la seconda volta la giornata annuale dedicata alla commemorazione dell’espulsione di circa 850.000 ebrei dai paesi arabi e musulmani nel corso del XX secolo.

Una legge, approvata dalla Knesset nel 2014 dopo anni di sforzi e trattative, ha infatti designato il 30 novembre come data ufficiale per la rievocazione annuale dell’espulsione degli ebrei dalle terre islamiche. Il decreto attuativo è stato firmato il 23 giugno 2014 e lunedì scorso è stato messo in pratica per la seconda volta con una serie di eventi e celebrazioni.

Gli ebrei hanno vissuto per millenni nei paesi arabi. Un certo numero di comunità ebraiche vi risiedeva sin da prima dell’avvento dell’islam. Ma nel XX secolo, per via dell’ascesa del nazionalismo arabo e del conflitto che investiva le comunità ebraica e araba nella Palestina sotto Mandato Britannico, gli ebrei vennero aggrediti e i loro diritti violati su larga scala nei paesi arabo-islamici.

La data del 30 novembre ha un significato speciale in quanto il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò il piano per la spartizione del Mandato Britannico sulla Palestina, con la conseguente creazione di uno stato ebraico che venne immediatamente e unanimemente respinto dalle nazioni arabe. Così, l’espulsione degli ebrei dai paesi arabi venne presentata in un primo momento come una sorta di vendetta per la decisione dell’Onu.

1949: profughi ebrei appena giunti in Israele dallo Yemen

1949: profughi ebrei appena giunti in Israele dallo Yemen

Nel periodo immediatamente successivo all’adozione del piano di spartizione, su ordine diretto della Lega Araba vennero scatenati dei pogrom contro gli ebrei a Aden, che nel 1948 aveva una comunità di 8.700 ebrei (45.000 in totale in tutto lo Yemen) e ad Aleppo, in Siria, che prima della creazione di Israele vantava una comunità ebraica di 20.000 anime. Più tardi, dopo la vittoria di Israele contro gli eserciti arabi che lo avevano attaccato nella guerra del ’48 (rimasta impressa nella memoria collettiva palestinese come la Nakba, la “catastrofe”), l’espulsione degli ebrei venne riformulata come un atto di rappresaglia per la vittoria militare di Israele. In Marocco il numero degli ebrei si ridusse dai 286.000 del 1948 ai 50.000 del 1968. Nei primi mesi del 2015 non se ne contano più di 2.500. In Algeria il numero degli ebrei passò dai 130.000 del 1948 ai 1.500 del 1968, mentre in Egitto nello stesso periodo gli ebrei passavano da 75.000 a meno di mille.

Tra il 1946 e il 2014 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è riunita 197 volte per discutere lo status dei “profughi palestinesi” senza menzionare mai una sola volta la condizione dei profughi ebrei dai paesi arabi.

New York Times 16 maggio 1948: "Ebrei in pericolo in tutte le terre musulmane" (clicca per ingrandire)

New York Times 16 maggio 1948: “Ebrei in grave pericolo in tutte le terre musulmane” (clicca per ingrandire)

Edy Cohen, studioso orientalista del Menachem Begin Studies Institute dell’Università Bar-Ilan, lui stesso un profugo ebreo dal Libano, intervistato da i24news sull’esodo degli ebrei mediorientali a volte volontario, molto più spesso forzato, parla apertamente di “trasferimento imposto” e anche di “nakba ebraica”. “Perdettero tutto nella fuga per salvarsi la vita – dice Cohen – le case, le aziende, le comunità, le sinagoghe. Tutto è stato sequestrato, confiscato: un patrimonio pari a centinaia di miliardi di dollari”.

Sebbene a livello politico vi sia stato di recente un certo aumento di interesse per il destino degli ebrei profughi dai paesi arabi, questa tendenza non può in alcun modo essere paragonata all’enorme copertura mediatica di cui ha goduto sulla scena internazionale il destino dei profughi palestinesi.

Il governo israeliano ha promesso che risarcimenti per gli ebrei espulsi dalle terre musulmane faranno parte del negoziato su qualunque futuro accordo di pace con i paesi arabi, insieme al problema dei profughi palestinesi. “Non ci potrà essere nessuna equa soluzione al problema dei profughi palestinesi fino a quando non si troverà una soluzione per i profughi ebrei dai paesi arabi e per la proprietà che dovettero abbandonare”, conclude Cohen.

(Da: i24news, 30.11.15)