Quella strana alleanza fra estrema destra, estrema sinistra, tiranni mediorientali, islamisti sciiti e sunniti

Amalgamati dal comune disprezzo per liberalismo, ebrei e minoranze, formano un cocktail tossico per il tessuto delle nostre società

Di Julie Lenarz

Julie Lenarz, autrice di questo articolo

Quando si analizzano i social network suprematisti bianchi ci si aspetta di trovare stereotipi antisemiti, celebrazioni di Hitler e immagini di svastiche. Quello che non è così ovvio aspettarsi sono gli elogi di un dittatore mediorientale.

Tra i post della pagina di Facebook di James Alex Fields Jr. – l’uomo che si è deliberatamente scagliato con l’auto su un gruppo di manifestanti che contestavano un raduno suprematista bianco a Charlottesville, in Virginia – c’era un’immagine del capo del regime siriano Bashar Assad in uniforme militare con la didascalia “invitto”. Negli ultimi mesi, Assad è diventato un’icona dell’estrema destra, dopo che lo scorso marzo il leader del Ku Klux Klan, David Duke, anche lui presente al raduno “Unite the Right” a Charlottesville, in una serie di tweet ha elogiato Assad come “un eroe del giorno d’oggi che resiste alle forze demoniache che cercano di distruggere il suo popolo e la sua nazione”. Anche Richard Spencer, un altro suprematista bianco dichiarato, colui che ha coniato il termine alt-right (destra alternativa) e che ha contribuito a organizzare la marcia “Unite the Right”, ha espresso sostegno al dittatore. Già aperto sostenitore di Donald Trump, Spencer ha rotto con il presidente a seguito della decisione di lanciare raid contro il regime siriano dopo l’attacco con armi chimiche dello scorso aprile. Lo stesso mese, Spencer ha postato un tweet con un’immagine agiografica di Assad e moglie Asma, sotto l’hashtag #StandWithAssad (A fianco di Assad). Non è stato perciò del tutto sorprendente trovare sostenitori del dittatore siriano tra i marciatori al raduno di Charlottesville: i dimostranti proclamavano che “Assad non ha fatto nulla di sbagliato” e inneggiavano all’uso da parte del regime siriano dei barili incendiari indiscriminatamente gettati su scuole, ospedali e altre strutture civili.

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A prima vista, i suprematisti bianchi in Virginia dovrebbero avere poco in comune con un assassino di massa al potere a Damasco. Ma l’estrema destra ha sviluppato da tempo un debole per gli “uomini forti” che condividono il suo profondamente radicato antisemitismo. I Ba’athisti, sostenitori del movimento nazionalista pan-arabo capeggiato da Saddam Hussein in Iraq e Bashar Assad in Siria, sono ideologicamente antisemiti. L’ex leader del Ku Klux Klan David Duke, che ha visitato la Siria nel 2005, è un noto ammiratore della violenta opposizione di Assad allo stato d’Israele e considera il tiranno di Damasco un baluardo contro l’influenza sionista nella regione dopo la guerra in Iraq del 2003 che naturalmente, secondo Duke, è stata combattuta dall’America su ordine di Israele. Durante la sua visita a Damasco, Duke garantì che Washington e New York sono “occupate dai sionisti”, un concetto che ricorre spesso tra i movimenti di estrema destra negli Stati Uniti.

La collusione non si ferma qui. La Siria di Assad è tradizionalmente uno stato-cliente della Russia e sin dall’inizio della guerra civile, sei anni fa, la sopravvivenza del regime di Damasco è rimasta appesa al sostegno di Mosca. Insieme, il presidente russo Vladimir Putin e Assad, che appartiene alla minoranza alawita, si sono presentati come “i buoni” impegnati nella lotta contro l’estremismo islamico, una narrazione che l’estrema destra si è prontamente bevuta. Ma la conoscenza che hanno i suprematisti bianchi della complessa situazione in Siria è così superficiale che, imbevuti del loro odio pregiudiziale, non si rendono conto di appoggiare un regime che non solo è sostenuto dalla Russia, ma anche dagli sciiti del gruppo terroristico Hezbollah e dai suoi padroni in Iran, il paese che incarna il prototipo di stato islamico dispotico sin dal 1979, molto tempo prima che apparissero all’orizzonte al-Qaida e Isis.

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Ma poiché tutte le parti citate sono unite nel loro odio per gli ebrei, i dettagli diventano solo una massa di parole inutili. Quello che interessa veramente ai suprematisti bianchi di Charlottesville non è il sostegno dell’Iran alle organizzazioni terroristiche islamiste, ma il suo rafforzamento della negazione della Shoà. Il regime iraniano nega la Shoà e invoca regolarmente l’eliminazione dello stato di Israele. Durante le annuali manifestazioni per la Giornata di al-Quds, le strade si riempiono di gente che brucia bandiere israeliane al grido di “morte a Israele”. Il paese ospita anche periodicamente un concorso di satira per la negazione della Shoà in cui i disegnatori fanno a gara nell’irridere e dileggiare la morte violenta dei sei milioni di ebrei trucidati dal programma genocida nazista. Nel 2006, l’Iran ha organizzato a Teheran un sedicente “convegno scientifico” sulla negazione della Shoà che ha visto la partecipazione di affermati negatori del genocidio nazista, nonché implacabili nemici di Israele, come David Duke, l’ex accademico francese Robert Faurisson e un collega del negazionista britannico David Irving. Tutta gente che avrebbe potuto perfettamente mescolarsi alla folla di suprematisti bianchi del raduno di Charlottesville agitando la bandiera nazista e urlando uno dei loro slogan preferiti: “gli ebrei non ci sostituiranno”, un’aperta dichiarazione di intenti genocidi.

E se questa infernale alleanza non bastasse, il circolo vizioso è completato dall’estrema sinistra, che condivide il disprezzo della destra per gli ebrei e la loro autodeterminazione, nonché l’ammirazione per la Russia e per gli “uomini forti” mediorientali che si oppongono alle politiche “neo-colonialiste” dell’Occidente. Il movimento ba’athista siriano, parte integrante del socialismo nazionale pan-arabo, ha coniugato la sua parentela ideologica col nazionalsocialismo tedesco e le sue profonde radici nel socialismo non democratico. Hafez Assad, padre dell’attuale dittatore siriano, mentre garantiva ospitalità al gerarca nazista Alois Brunner, era un alleato chiave dell’Unione Sovietica in Medio Oriente durante la guerra fredda.

E’ un fenomeno che si riscontra ancora oggi ai massimi livelli. Nel Regno Unito l’attuale leader del partito laburista, Jeremy Corbyn, è stato un sostenitore di lunga data della Russia ed è apparso molte volte sulla televisione del Cremlino Russia Today. In precedenza aveva guidato il gruppo di estrema sinistra “Stop the War Coalition” che si è schierato con la Russia in Ucraina e in Siria e, pur affermando di essere “contro la guerra”, è noto per aver condannato le azioni militari americane senza dire una parola sui crimini di guerra del regime siriano e dei suoi sostenitori russi. Corbyn è stato anche un cliente dell’Iran, che gli ha pagato 27.0000 dollari per comparire sulla televisione statale iraniana Press TV. E in passato non ha esitato a definire “amici” i gruppi terroristici Hamas e Hezbollah.

Estrema destra, estrema sinistra, “uomini forti” mediorientali, islamisti sunniti e sciiti non sono normali compagni di strada. Tuttavia, amalgamati dal loro comune disprezzo per il liberalismo e per le minoranze, formano un cocktail tossico che minaccia il tessuto delle nostre società.

(Da: Jerusalem Post, 20.8.17)