Quell’Alto Commissario Onu un po’ distratto

Ci sono voluti anni perché Navi Pillay arrivasse alla clamorosa conclusione che a Gaza non vengono rispettati i diritti umani

Di Noah Klieger

“Esecuzione”, nella Gaza controllata da Hamas, di un palestinese accusato d’aver collaborato con Israele nella lotta al terrorismo (foto d’archivio)

“Esecuzione”, nella Gaza controllata da Hamas, di un palestinese accusato d’aver collaborato con Israele nella lotta al terrorismo (foto d’archivio)

L’altra settimana l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i dritti umani Navi Pillay ha esortato gli islamisti di Hamas che “governano di fatto” la striscia di Gaza a fermare una serie di esecuzioni capitali in programma per dopo la festa musulmana di Eid al-Fitr (fine del Ramadan). Navi Pillay ha ricordato che il diritto internazionale sui diritti umani esige rigorosi standard per un equo processo nei casi in cui è prevista l’applicazione della pena di morte. “Un requisito assoluto è che la pena di morte possa essere imposta solo dopo un giusto processo – ha dichiarato – cosa che attualmente non è possibile a Gaza, né sul piano legale né sul piano pratico”.

Insomma, Navi Pillay è finalmente arrivata alla conclusione che nella striscia di Gaza le cose vengono fatte in palese violazione del diritto internazionale, da parte di un regime che non permette alcun equo processo. Splendido. Anche se ci sono voluti parecchi anni perché il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani arrivasse a questa deduzione clamorosa e stupefacente, per una volta possiamo dire “meglio tardi che mai”: giacché finora, invece, il Consiglio aveva ampiamente dimostrato – attraverso decine di risoluzioni anti-israeliane in aperta contraddizione con tutti gli elementi a sua disposizione – la sua propensione ad applicare due pesi e due misure.

La Consiglio Onu per i diritti umani, che ha sede a Ginevra e annovera fra i suoi componenti alcuni campioni dei diritti umani come il Sudan, lo Zimbabwe, la Mauritania e la Siria, è rimasto scioccato nello scoprire che, per quanto riguarda le esecuzioni capitali, il regime nella striscia di Gaza agisce in violazione del diritto internazionale. E che dire, allora, delle altre condotte del “governo” di Hamas, come ad esempio il lancio di razzi sui civili di un paese sovrano confinante, che è membro delle Nazioni Unite, che rispetta legalità e stato di diritto e non applica la pena capitale? Non sono, quegli attacchi, una violazione del diritto internazionale? Non si meriterebbero una parola di condanna da parte di Navi Pillay?

E che dire del rapimento su territorio israeliano di un soldato israeliano, tenuto poi in totale isolamento per cinque anni e mezzo senza che un solo rappresentante della Croce Rossa potesse vederlo una sola volta? Non è una violazione il diritto internazionale? L’uso da parte di Hamas di cittadini israeliani sequestrati come arma di ricatto per estorcere cedimenti a Israele non sembra aver particolarmente preoccupato Navi Pillay e i membri del suo Consiglio, per non parlare dell’uso di abitazioni civili a Gaza per nascondere munizioni e razzi in modo da impedire l’intervento delle Forze di Difesa israeliane, così come l’immagazzinamento di razzi dentro scuole, moschee e campi di calcio.

Anche il fatto che i “governanti” di Gaza si oppongono con veemenza a qualsiasi accordo di compromesso tra Israele e palestinesi, sopprimendo così ogni possibile chance per una soluzione pacifica del conflitto in Medio Oriente, non fa perdere il sonno ai paladini Onu dei diritti umani. Evidentemente c’è qualcosa di molto marcio nel Consiglio Onu per i Diritti Umani.

(Da: YnetNews, 21.8.13)

Si veda il comunicato dell’Alto Commissario Navi Pillay (in inglese):

Human Rights Chief Navi Pillay Urges Hamas To Halt Gaza Executions