Quell’assordante silenzio sull’intolleranza araba e palestinese verso gli omosessuali

L’astio degli anti-israeliani viscerali arriva a sostenere che il trattamento dei gay in Israele è solo un’operazione di immagine

Di Shoula Romano Horing

Shoula Romano Horing, autrice di questo articolo

Shoula Romano Horing, autrice di questo articolo

Gay e lesbiche, come le minoranze religiose, sono perseguitati dai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania così come vengono perseguitati in altri paesi arabi e musulmani. Ma assurdamente è Israele che viene costantemente preso di mira da condanne e boicottaggi da parte di gruppi per i diritti umani, associazioni accademiche, “pacifisti” europei e mass-media liberal.

I liberal di tutto il mondo e gli illuminati politicamente corretti si sono giustamente indignati per le leggi russe anti-gay e per i maltrattamenti sociali che i gay subiscono in quel paese. Ma non sembrano altrettanto indignati né loquaci quando si tratta di leggi e atteggiamenti analoghi, o peggiori, nei territori palestinesi. Sebbene Israele, nell’intollerante e oscurantista Medio Oriente, sia l’unica oasi per le persone gay e lesbiche e per i membri di varie minoranze religiose, è proprio Israele quello che viene continuamente dipinto come uno stato “razzista” e “da apartheid”.

Tutti questi attivisti dei diritti umani e opinionisti dei mass-media liberal dovrebbero fare i conti con la propria ipocrisia e doppia morale, e chiedersi dove sono le proteste e i boicottaggi contro l’oscurantismo anti-gay dei palestinesi. Come fanno a conciliare la loro ossessione per la creazione di uno stato palestinese con la consapevolezza, e la certezza, che tale stato considererà l’omosessualità un crimine? Come fanno persone altamente istruite e benintenzionate ad essere così ingenue da credere alle bugie e alla propaganda del movimento pro-boicottaggio e di altri anti-israeliani secondo i quali Israele, l’unica democrazia in Medio Oriente, sarebbe smisuratamente intollerante e repressivo verso arabi e palestinesi quando è così tollerante e rispettoso delle minoranze sessuali? Perché danno addosso sempre e solo allo stato ebraico, la cui cultura di tolleranza verso le persone lesbiche e gay è pari se non superiore a quella del Nord America e dell’Europa occidentale? Dove sono i reportage, le indagini, le denunce e le condanne degli arabi e dei palestinesi, e dove il riconoscimento dei meriti di Israele, quando si tratta di rispetto delle minoranze?

Gay giustiziati in Iran. «Tutti questi opinionisti e attivisti dei diritti umani dei mass-media liberal dovrebbero fare i conti con la propria doppia morale»

La realtà è che, mentre nei paesi mediorientali a maggioranza musulmana le minoranze sessuali sono osteggiate come lo sono le minoranze religiose, Israele è diventato il loro unico rifugio nella regione. Secondo un rapporto del 2012 dell’Associazione Internazionale Lesbiche, Gay, Bi e Trans-sessuali (ILGA) sull’omofobia promossa dagli stati, in 78 paesi gli atti consensuali tra adulti dello stesso sesso sono considerati un crimine. In particolare, tali atti sono punibili con la morte in cinque paesi tra cui Arabia Saudita, Yemen e Iran. Quest’ultimo ha giustiziato, a partire dal 1979, più di 4.000 persone per il “reato” di omosessualità. Il rapporto rileva che i paesi a più bassa tolleranza verso i gay sono quelli dell’Africa sub-sahariana e quelli a maggioranza musulmana.

Nella striscia di Gaza controllata dai palestinesi, dove dal 2005 non c’è alcuna presenza di civili ebrei o militari israeliani, esiste un’ordinanza del codice penale in base alla quale gay e lesbiche possono essere condannati fino a dieci anni di reclusione per “reati contro natura”. A quanto si sa, il regime di Hamas (al potere a Gaza dal 2007) ha fatto giustiziare almeno un uomo in quanto gay. In Cisgiordania, sotto la giurisdizione dell’Autorità Palestinese, l’omosessualità è rigorosamente tabù, a volte imposto in modo estremamente violento, e molti omosessuali vengono inviati in “campi di rieducazione” gestiti da religiosi islamici dove vengono picchiati e torturati per mesi. Gli omosessuali palestinesi cercano regolarmente di fuggire in Israele per chiedere asilo, sentendosi in pericolo di vita a causa del loro orientamento sessuale. Un palestinese gay immigrato clandestinamente in Israele ha dichiarato al quotidiano liberal israeliano Ha’aretz: “Quando mi hanno portato al posto di blocco, l’intero villaggio mi ha inseguito e mi ha picchiato e mi ha quasi ucciso. Preferisco stare in una prigione israeliana come clandestino che tornare indietro”. Già nel 2007 il San Francisco Chronicle riferiva che “i gay di Cisgiordania si sentono più a casa in Israele”. Secondo un reportage del mensile internazionale Vice Magazine, vi sarebbero non meno di 2.000 omosessuali originari dei territori palestinesi che vivono nella pluralista Tel Aviv.

Manifestazione Gay Pride in Israele. «L’unica oasi per le persone gay e lesbiche nell’intollerante e oscurantista Medio Oriente»

Ma per i fanatici dell’anti-israelismo viscerale queste scomode verità non contano: sostengono che Israele mette in scena un trattamento aperto verso la comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) al solo scopo di pink wash, cioè di edulcorare/occultare “con l’alibi gay” il suo conflitto e i suoi presunti crimini contro i palestinesi. Ma i fatti e le leggi non mentono. Israele è il posto migliore in Medio Oriente per le persone LGBT, così come per ogni minoranza religiosa. Tel Aviv è stata votata come migliore meta del turismo gay e vanta ogni anno la più grande manifestazione Gay Pride di tutta l’Asia, l’unica al mondo che faccia parte del programma municipale ufficiale, prodotta dalla città e sovvenzionata dal governo. La discriminazione sul posto di lavoro contro persone omosessuali è reato. Il parlamento israeliano conta diversi parlamentari omosessuali dichiarati. Nelle scuole, agli adolescenti vengono spiegate le difficoltà di essere gay e l’importanza di trattare tutte le sessualità allo stesso modo. Le Forze di Difesa israeliane hanno molti alti ufficiali apertamente gay che, come tutti i soldati gay, vengono trattati in modo eguale per disposizione del governo. L’esercito israeliano non ha mai adottato la politica del “non chiedere, non dire” in vigore per anni nelle forze armate americane. La Corte Suprema israeliana ha stabilito che le coppie gay hanno diritto agli stessi benefici previsti per coniugi e vedovi. Le fiction televisive più seguite nel paese presentano regolarmente soggetti gay.

Soldati israeliani al Gay Pride. «Tra le migliori forze armate del mondo in fatto di apertura e rispetto verso i militari gay e lesbiche»

Nonostante questa realtà, i mass-media illuminati negli Stati Uniti e in Europa, con alla testa il New York Times, antepongono il loro pregiudizio anti-israeliano ai diritti delle persone LGBT e si rifiutano di esporre l’incresciosa verità sui palestinesi, mentre continuano a diffondere calunnie e leggende sugli israeliani. L’Unione Europea e i gruppi accademici e per i diritti umani preferiscono mettere il loro attivismo, la loro autorevolezza e le loro risorse economiche al servizio della demonizzazione di Israele anziché combattere i regimi nel mondo arabo e islamico che tormentano, opprimono, brutalizzino o addirittura uccidono i membri della comunità LGBT.

A quanto pare il mondo preferisce crogiolarsi nella propria ossessiva passione per il perpetuo vittimismo palestinese e per il loro odio contro lo stato ebraico.

(Da: YnetNews, 20.2.14)

24.2.14 – Le Forze di Difesa israeliane risultano al nono posto nella classifica mondiale delle forze armate in fatto di apertura e rispetto verso i militari gay e lesbiche (LGBT Military Index), compilata dal Center for Strategic Studies con sede all’Aja, sulla base di 19 indicatori e un punteggio in centesimi. Su 103 paesi, alle Forze di Difesa israeliane sono stati riconosciuti 92,0 punti. Nelle prime posizioni figurano Nuova Zelanda (100 punti), Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia e Australia, mentre gli Stati Uniti sono in 40esima posizione con 72,8 punti, l’Italia in 42esima posizione con 72,3 punti. In fondo alla lista, gli eserciti più intolleranti e omofobi risultano essere quelli di Iran, Zimbabwe, Uganda, Arabia Saudita e Nigeria. (Da: News israele.net)

Si veda (in inglese): A wider bridge – building LGBTQ connections with Israel

Si veda anche: Fieri di essere gay, anche in uniforme