Quelle aggressioni assassine che i parlamentari arabo-israeliani chiamano “legittima e civile protesta”

Prendere a sassate innocenti passanti non sarà più lo sport impunito dei terroristi in erba

Editoriale del Jerusalem Post

Adele Biton, mortalmente ferita in un incidente causato da lanci di pietre palestinesi

Adele Biton, mortalmente ferita in un incidente causato da lanci di pietre palestinesi

Dalla scorsa settimana, scagliare pietre al passaggio di veicoli sulle strade israeliane è considerato per legge un atto terroristico che può procurare agli autori lunghe condanne al carcere. La Knesset ha infatti ratificato pene più severe per gli attacchi contro il traffico civile. La normativa consente all’accusa di chiedere fino a 10 anni di detenzione senza dover dimostrare un preciso intento di nuocere. Nel caso in cui tale intento fosse dimostrato, le condanne possono essere raddoppiate.

La legge, approvata da una maggioranza di 69 parlamentari (compresi molti dell’opposizione) contro 17 (per lo più dalla Lista Araba Comune), corregge la legge vigente in base alla quale una pena severa era possibile solo dopo aver dimostrato una precisa intenzione di ferire o uccidere (come se fosse possibile sparare colpi di pistola verso veicoli civili sostenendo di non avere la precisa intenzione far del male). La vecchia legge permetteva spesso che gli aggressori se la cavassero con una ramanzina o addirittura che la facessero franca del tutto impuniti.

L’aberrazione legale che ne conseguiva spinse Tzipi Livni, ministro della giustizia nel governo precedente, a premere per l’approvazione di una legge più chiara. Livni formulò l’emendamento che solo ora ha completato tutto l’iter parlamentare, sotto l’egida del successore di Livni, l’attuale ministra della giustizia Ayelet Shaked. “Oggi cessa questa forma di indulgenza verso i terroristi – ha dichiarato Shaked – Chi scaglia pietre compie un atto terroristico e solo una pena appropriata può servire da deterrente”.

L'auto in cui viaggiava Adele Biton, dopo il mortale incidente causato dai lanci di pietre palestinesi

L’auto in cui viaggiava Adele Biton, dopo il mortale incidente causato dai lanci di pietre palestinesi

La nuova legge si è guadagnata il sostegno di un ampio spettro di forze nella Knesset, ad eccezione di Meretz e dei parlamentari arabo-israeliani. Questi ultimi hanno dato battaglia al disegno di legge suscitando aspri alterchi in parlamento. La Lista Araba Comune ha poi diffuso una dichiarazione ufficiale in cui attacca la legge in quanto “ razzista e incostituzionale” sostenendo che “il suo unico scopo è quello di reprimere la lotta dei palestinesi e la loro legittima e civile protesta popolare”.

Durante la votazione i parlamentari Jamal Zahalka, Haneen Zoabi e Ahmad Tibi urlavano insulti contro le forze di sicurezza. Un vero pandemonio è scoppiato quando il vice presidente della Knesset Hilik Bar (laburista di Unione Sionista), che presiedeva la seduta, ha replicato: “Va bene che critichiate i soldati delle Forze di Difesa israeliane, ma ricordate che è grazie a loro se possiamo stare qui a discutere. Esattamente come proteggono me, proteggono anche voi dalla giungla del Medio Oriente”. Il caos che ne è seguito alla Knesset non deve essere banalizzato con noncuranza.

Asher Palmer e il figlio Yonatan, entrambi uccisi da lanciatori di pietre palestinesi

Asher Palmer e il figlio Yonatan, entrambi uccisi da lanciatori di pietre palestinesi

Ci siamo assuefatti all’escalation di provocazioni da parte di parlamentari arabo-israeliani che fanno a gara fra loro in fatto di intransigenza ed estremismo, per vedere chi riesce a farsi beffe di Israele più sfacciatamente. La sottile linea che separa il dissenso dallo schierarsi con gli implacabili nemici del proprio paese è stata da tempo appannata in modo probabilmente irreversibile.

Ma forse non c’è nulla di più irritante del veder scagionare aggressioni a freddo contro innocenti viaggiatori solo perché l’arma scelta non è un’arma da fuoco. Anche le armi “bianche” possono uccidere, e tragicamente l’hanno già fatto troppe volte. Tanto più che il più delle volte non si tratta affatto di semplici ciottoli, anche se le dimensioni qui non dovrebbe contare. Spesso vengono scagliate grosse pietre e vengono fatti cadere dall’alto pesanti blocchi di cemento e anche veri e propri massi: nulla che possa essere spacciato e condonato come un atto di “legittima e civile protesta popolare”. Sassi, pietre, blocchi e massi uccidono.

Nel 2000, durante la cosiddetta seconda intifada, Bechor Zhan, che era in viaggio con il fratello sull’autostrada costiera a sud di Haifa (dentro Israele, non nei territori), venne assassinato da giovani lanciatori di pietre di Jisr a-Zarka. Nel 2001 Yehuda Shoham, cinque mesi d’età, ebbe la testa spaccata dal lancio di pietre. Il giovane padre Asher Palmer e suo figlio, il neonato Yonatan, rimasero uccisi nel 2011 quando la loro auto venne bersagliata da una fitta sassaiola.

L'auto su cui viaggiavano Asher Palmer e il filgio Yonatan, dopo la sassaiola palestinese

L’auto su cui viaggiavano Asher Palmer e il figlio Yonatan, dopo la sassaiola palestinese

Lo scorso febbraio è morta Adele Biton, quattro anni, dopo due anni di agonia in stato semi-comatoso a seguito di un’aggressione a base di lanci di pietre del marzo 2013. I terroristi arabi avevano scagliato sassi contro l’auto della famiglia guidata dalla madre di Adele, Adva. A bordo c’erano le sue tre giovani figlie. Quando il veicolo è passato nei pressi di Ariel, una pioggia di pietre la fece andare a sbattere contro un camion. Tutti gli occupanti rimasero feriti. La sorte della piccola Adele è stata la peggiore: una pietra grande come un pugno la colpì in pieno sulla testa. In qualche modo, contro ogni previsione, i medici riuscirono a tenerla in vita fino a cinque mesi fa.

Non sono che alcuni dei casi delle molte vite mietute o rovinate nel corso degli anni dagli attacchi con le pietre, che continuano e non fanno che dilagare. Mercoledì scorso gli agenti della polizia di frontiera di stanza all’antico cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi di Gerusalemme hanno fermato un lanciatore di pietre: un bambino palestinese di otto anni.

Evidentemente nulla di tutto questo turba i parlamentari arabo-israeliani che incitano con veemenza contro lo stato che li retribuisce e che garantisce il loro diritto di sovvertirlo. Farebbero bene a ricordare, però, che le pietre feriscono e uccidono anche gli arabi israeliani, quando vengono scambiati per ebrei. E’ già successo e può accadere ancora, perché nessuno è immune quando i trasporti pubblici e privati vengono presi di mira dal cieco terrorismo.

(Da: Jerusalem Post, 25.7.15)

E in Italia? Vedi:
Sassi dal cavalcavia, piaga infinita (La Repubblica, 29.7.14)
Lancio sassi dal cavalcavia: rischio di uccidere (sentenza della Corte di cassazione penale, 11.2.05)