Quelle ong umanitarie che rendono servizi gratis alla propaganda della jihad

Come al solito, ecco paesi europei che finanziano enti per i diritti umani che in realtà sostengono i nemici giurati dell’esistenza di Israele

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Il Consiglio d’Europa, un organismo che si compone di tutti i paesi europei ed è più ampio dell’Unione Europea, ha adottato un rapporto scritto da Eva-Lena Jansson, esponente del partito socialdemocratico svedese, che accusa Israele di perseguire “uno spaventoso schema di uccisioni illegali, evidentemente sistematiche” di civili innocenti. Il rapporto si basa sulla ong Al-Mezan, che è supportata da Svezia, Svizzera, Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi. Al-Mezan (un’organizzazione non governativa con sede nel campo palestinese di Jabalia, nella striscia di Gaza) sostiene il movimento BDS per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, che è parte di una più ampia campagna fondata sulla negazione del diritto di Israele ad esistere.

Come al solito, ecco dei paesi europei che finanziano enti che diffondono rapporti teoricamente sui “diritti umani”, in realtà al servizio di una campagna contro la concreta esistenza di Israele. Affidarsi a un rapporto di Al-Mezan su Israele è un po’ come affidarsi a un rapporto dell’organizzazione ebraica di estrema destra Lehava sull’Autorità Palestinese. E il rapporto di Lehava sarà probabilmente – con tutto il (non) dovuto rispetto – assai più attendibile. Eppure è proprio così che agiscono rispettabili paesi europei. E Israele continua a perdere miserevolmente la sua battaglia contro questa assurdità.

Anche la ong israeliana Gisha ha pubblicato un rapporto, la settimana scorsa, sulle condizioni degli abitanti della striscia di Gaza. I finanziamenti provengono da fonti simili a quelle di Al-Mezan e le conclusioni sono quelle già note in anticipo: è tutta colpa di Israele.

Terroristi di Hamas esibiscono le loro armi durante un raduno a Rafah, nella striscia di Gaza

Ma pensa? In fondo il governo di Hamas sta dimostrando sorprendenti capacità in fatto di sviluppo e industria: scava, costruisce, getta fondamenta, sviluppa infrastrutture. Uno slancio enorme. C’è solo un problema. Tutto questo talento e queste energie sono dirette verso un solo scopo: l’industria della morte. A Hamas non può importare di meno delle sofferenze dei palestinesi di Gaza. Eppure, stando alla propaganda horror di al-Mezan e Gisha, supinamente adottata dal Consiglio d’Europa, è tutta colpa di Israele.

Vale la pena notare che non è stato Israele, ma il Quartetto per il Medio Oriente (Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia) a porre chiare condizioni perché Hamas possa contare sulla cooperazione internazionale, e sono: riconoscere il diritto di esistere di Israele, aderire agli accordi precedentemente sottoscritti da Israele e palestinesi, rinunciare a violenza e al terrorismo. Hamas ha messo in chiaro più e più volte che respinge tutte e tre le condizioni. Quando si tratta di scegliere fra sviluppo e benessere o razzi e tunnel terroristici, Hamas non ha dubbi: sceglie sempre i secondi. L’Unione Europea ha anche provato a lanciare un’iniziativa basata su smilitarizzazione in cambio di ricostruzione. Anche questa è stata seccamente respinta da Hamas.

Armi destinate a Hamas, intercettate dalla Marina israeliana. “A Hamas non può importare di meno delle sofferenze dei palestinesi di Gaza”

Tutto ciò non significa che Israele può stare a guardare. Dovrebbe lanciare e rilanciare iniziative per riproporre le offerte del Quartetto e dell’Unione Europea. Vero è che conosciamo la risposta in anticipo, ma perché non insistere con le proposte? Dopo tutto, iniziative di questo genere sono positive in ogni caso, quale che sia la risposta. Israele ha solo da guadagnarci. Ma una cosa è chiara: con o senza nuove iniziative israeliane, la responsabilità dell’infelice situazione dei palestinesi di Gaza ricade sulle spalle di Hamas, e solo di Hamas. Difatti, ovunque cresca e arrivi al potere l’islamismo estremista il risultato è sempre rovina e distruzione.

Il fatto è che sia la rappresentante svedese che ha redatto il rapporto, sia le organizzazioni Gisha e Al-Mezan adottano lo stesso linguaggio: non è la preoccupazione per gli abitanti di Gaza, è un contributo alla propaganda di Hamas. Se le varie organizzazioni per i diritti umani vogliono capire perché cresce l’avversione nei loro confronti, sappiano che non è per via del loro impegno a favore dei diritti umani. È per i servizi che rendono gratuitamente alla propaganda della jihad.

(Da: YnetNews, 31.1.17)