Quelli che detestano bin Laden, ma favoriscono Hamas

Per Hamas, Osama bin Laden è un martire, criminali quelli che l’hanno ucciso. E lo dice apertamente.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_3126Quasi dieci anni dopo l’11 settembre – il più micidiale attacco terroristico mai perpetrato su suolo americano – il capo dell’organizzazione responsabile di quella morte e devastazione non c’è più. Nonostante la tarda ora in cui l’annuncio è stato fatto, domenica, dal presidente americano Barack Obama, migliaia di americani esultanti hanno spontaneamente invaso Times Square, a New York, e si sono raccolti davanti alla Casa Bianca, a Washington, scandendo “U-S-A” fino al mattino.
Anche a livello internazionale, innumerevoli le reazioni entusiaste. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto a Obama: “Osama bin Laden era responsabile della morte di migliaia di persone innocenti; questa notte hanno vinto le forze della pace”. Poi, come tanti altri, ha avvertito: “Il terrorismo internazionale non è ancora sconfitto. Dovremo rimanere vigili”. Il primo ministro britannico David Cameron ha dichiarato che la morte di Osama bin Laden “porterà grande sollievo” in tutto il mondo. Persino il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha reagito positivamente. “Liberarsi di bin Laden – ha detto il suo portavoce Ghassan Khatib – è cosa buona per la causa della pace in tutto il mondo, ma ciò che conta è che siano superati i discorsi e i metodi violenti creati e incoraggiati da bin Laden e da altri nel mondo”.
Inspiegabilmente, però, mentre alla maggior parte della gente appare del tutto chiaro che è giusto rallegrarsi per la fine di un cervello del terrorismo, lo stesso buon senso non viene generalmente applicato all’ascesa di un’altra forza terroristica: Hamas. Anzi, alcuni degli stessi leader ed opinionisti che si sono precipitati ad acclamare l’uccisione di bin Laden sono gli stessi che assecondano Abu Mazen nel momento in cui si appresta a sottoscrivere un accordo di “riconciliazione” con un’organizzazione terrorista islamista che condivide – per sua esplicita dichiarazione – gran parte degli obiettivi, delle radici ideologiche e dei metodi di Osama bin Laden, e che ha fatto a gara con lui nel massacrare indiscriminatamente civili innocenti.
La responsabile della politica estera dall’Unione Europa, Catherine Ashton, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, i leader della Russia – tutti e tre paesi membri, con gli Usa, del Quartetto per il Medio Oriente – hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche di sostegno o condiscendenza verso la rinnovata unità fra Fatah, un partito che ha accolto con favore la fine di bin Laden, e Hamas, che non l’ha fatto e al contrario l’ha condannata. Persino l’amministrazione americana, che oggi giustamente raccoglie le congratulazioni di tutto il mondo per aver finalmente fermato bin Laden, dà ad intendere di credere che l’alleanza di Fatah con gli odiatori d’Israele di Hamas possa in qualche modo servire alla causa della pace.
Assai significativamente, per Ismail Haniyeh, capo del regime di Hamas sulla striscia di Gaza, l’eliminazione di Osama bin Laden è motivo di lutto e di protesta. Per Haniyeh e gli altri capi di Hamas, Osama bin Laden è un martire, e coloro che l’hanno ucciso sono dei criminali. E il “primo ministro” di Hamas a Gaza non ha nessuno scrupolo a dirlo apertamente. “Noi condanniamo l’assassinio di bin Laden, l’uccisione di un santo combattente arabo – ha dichiarato lunedì in conferenza stampa – Noi la consideriamo una continuazione della politica americana basata sull’oppressione e sullo spargimento di sangue arabo e musulmano”.
La reazione di Haniyeh non sorprende affatto. A parte alcune differenze circa la campagna di jihad globale di al-Qaeda rispetto alle più localizzate attività di Hamas puntate primariamente contro obiettivi israeliani, le due organizzazioni terroristiche islamiste – quella globale e quella palestinese – condividono pienamente l’ideologia di violenza indiscriminata e di morte in nome di una perversa interpretazione della volontà divina. Sia al-Qaeda, di Osama bin Laden, sia Hamas, emanazione della Fratellanza Musulmana, sono state profondamente influenzate dal teologo estremista egiziano Sayyid Qutb. Entrambe professano il credo della necessità di una jihad violenta per correggere supposte ingiustizie perpetrate in Medio Oriente contro i musulmani: in particolare dagli Stati Uniti e da Israele, ma anche da altri stati non musulmani e in generale dai “crociati dell’occidente”. Entrambe proclamano che i civili, comprese donne e bambini, sono bersagli legittimi. Entrambe sono intrinsecamente antisemite e strepitano continuamente contro presunte cospirazioni ebraiche ai danni del mondo intero (bizzarramente, Hamas sostiene addirittura nel suo statuto ufficiale che gli ebrei eserciterebbero la loro nefanda influenza a livello internazionale attraverso benevole organizzazioni come i Rotary e i Lions Club).
Eppure, mentre la comunità internazionale ha da tempo interiorizzato il concetto che un mondo senza al-Qaeda e senza bin Laden è senz’altro un posto migliore in cui vivere, il potenziale ritorno di Hamas come dirigenza politica predominante del popolo palestinese, non più soltanto nella striscia di Gaza ma anche in Cisgiordania, viene guardato nel migliore dei casi con grande serenità.
La miserabile, ma prevedibile, reazione di Hamas alla notizia della morte di Osama bin Laden non fa che ricordare a tutti i paesi che amano la libertà e condannano il terrorismo che il caporione del terrorismo globale e quelli del movimento terrorista palestinese appartengono alla stessa categoria.
È tragicamente paradossale che, mentre milioni di persone nei paesi di tutto il mondo celebrano spontaneamente la morte di uno dei peggiori cervelli della storia del terrorismo, ad un’altra velenosa rete terroristica viene accordata sempre più legittimità, e proprio da alcuni di quegli stessi paesi.

(Da: Jerusalem Post, 2.5.11)

Nell’immagine in alto: VIDEO Hamas, il nuovo alleato di Abu Mazen, condanna “l’assassinio del santo martire Osama bin Laden” (sottotitoli in inglese):

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