Rapporto Baker: cosa raccomanda su Israele, Siria e palestinesi

Israele dovrebbe restituire il Golan in cambio di una pace piena con la Siria

image_1486Il rapporto Baker-Hamilton presentato mercoledì sera al presidente Usa George Bush marca un mutamento nella politica americana in Medio Oriente, e in particolare sul versante israelo-siriano.

“Nel contesto di un accordo di pace completo e sicuro – si legge nel rapporto del Gruppo di Studio sull’Iraq guidato da James Baker e Lee Hamilton – gli israeliani dovrebbero restituire le alture del Golan, con garanzie a Israele da parte degli Stati Uniti che potrebbero comprendere una forza internazionale sul confine, con la partecipazione anche di truppe americane se richiesto da entrambe le parti”.
Secondo il rapporto, la restituzione delle alture del Golan alla Siria sarebbe vincolata all’adempimento di una serie di condizioni da parte dei siriani negli accordi di pace, e cioè:
– Piena osservanza da parte della Siria della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dell’agosto 2006 che offre la cornice per il ritorno di tutto il territorio libanese sotto il controllo della sovranità libanese.
– Piena cooperazione da parte della Siria con tutte le inchieste sugli omicidi politici in Libano, specialmente quelli di Rafik Hariri e Pierre Gemayel.
– Cessazione accertabile dell’aiuto siriano a Hezbollah e dell’uso del territorio siriano per il trasferimento di armi e aiuti iraniani a Hezbollah (questa misura aiuterebbe molto a risolvere i problemi che ha Israele con Hezbollah).
– Ricorso da parte della Siria alla sua influenza su Hamas e Hezbollah per il rilascio dei soldati delle Forze di Difesa israeliane sequestrati.
– Cessazione accertabile degli sforzi siriani volti a minare il governo libanese democraticamente eletto.
– Cessazione accertabile delle forniture e dei trasporti di armi attraverso la Siria verso Hamas e altri gruppi estremisti palestinesi.
– Impegno da parte siriana a contribuire ad ottenere da Hamas il riconoscimento del diritto ad esistere di Israele.
– Maggiori sforzi da parte siriana per chiudere il confine con l’Iraq.

Sul versante palestinese, il rapporto stabilisce che gli elementi per una pace negoziata dovrebbero essere:
– Adesione alle risoluzioni 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e al principio “terra in cambio di pace”, che costituiscono le sole basi per arrivare alla pace.
– Forte sostegno al presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e all’Autorità Palestinese affinché assumano la guida nel preparare la strada per negoziati con Israele.
– Un grande sforzo per superare l’attuale situazione di ostilità consolidando il cessate il fuoco raggiunto tra palestinesi e israeliani nel novembre 2006.
– Sostegno a un governo palestinese di unità nazionale.
– Negoziati sostenibili che conducano a una composizione di pace finale, lungo le linee della soluzione “due stati” del presidente Bush, affrontando la questioni chiave dello status definitivo: confini, insediamenti, Gerusalemme, diritto al ritorno, fine del conflitto.

Nel contesto della questione palestinese, il rapporto aggiunge che “gli Stati Uniti non potranno conseguire i loro obiettivi in Medio Oriento se non affronteranno direttamente il conflitto arabo-israeliano”. Deve esserci un impegno rinnovato e intenso da parte degli Stati Uniti per una pace globale israelo-palestinese su tutti i fronti: libanese, siriano e sull’impegno assunto nel giugno 2002 dal presidente Bush per una soluzione “due stati” per Israele e Palestina. “Tale impegno deve comprendere colloqui diretti con, da parte di e tra Israele, il Libano, i palestinesi (quelli che accettano il diritto di Israele ad esistere) e in particolare la Siria, che è il principale punto di transito per le forniture di armi a Hezbollah e che appoggia i gruppi estremisti palestinesi”.

(Da: YnetNews, 6.12.06)

Nella foro in alto: I co-presidenti del Gruppo di Studio sull’Iraq James Baker e Lee Hamilton