Reagire al boicottaggio

L’esempio del Premio Nobel Steven Weinberg

Da un articolo di Herb Keinon

image_1716Forse è perché questi gruppi hanno nomi un po’ alla Monty Python come “Architetti e Progettisti della Pace in Palestina” (mai sentito di Costruttori della Giustizia in Darfur o di Architetti della Libertà in Siria?); forse è perché ci siamo tutti abituati all’idea che l’elite britannica semplicemente odia Israele. Fatto sta che sia il governo che l’opinione pubblica israeliana hanno finora reagito con bizzarro distacco al fatto che una settimana sì e una no qualche sindacato britannico o qualche ente interno della Chiesa anglicana se ne esce con un appello per disinvestire da Israele o per boicottare Israele. E se il governo israeliano è rimasto per lo più zitto, così è rimasto anche quello britannico.
C’è voluto un amico di Israele americano, il fisico e Premio Nobel Steven Weinberg dell’Università del Texas, perché qualcuno finalmente reagisse e affermasse che questo genere di azioni devono avere delle conseguenze e che le cose non possono andare avanti come nulla fosse di fronte a questi boicottaggi.
La scorsa settimana, ancor prima della risoluzione per il boicottaggio di Israele approvata mercoledì dagli insegnanti e accademici del neonato Sindacato delle Università e dei College (University and College Union, UCU), Weinberg ha rispedito al mittente un invito a tenere una conferenza il prossimo luglio all’Imperial College di Londra.
Lo ha fatto con una lettera in cui spiega che motivo della sua scelta era la decisione di boicottare i prodotti israeliani presa dal sindacato nazionale giornalisti britannici nel suo ultimo congresso ad aprile. “So che qualcuno sosterrà che questo genere di boicottaggi sono rivolti solo contro Israele e non contro gli ebrei in generale – scrive Weinberg nella lettera al college britannico – Ma vista la storia degli attacchi contro Israele, e la natura ferocemente repressiva e aggressiva di altri paesi in Medio Oriente e altrove, boicottare Israele denota una cecità morale per la quale è difficile trovare una spiegazione diversa dall’antisemitismo”. (…)

(Da: Jerusalem Post, 31.05.07)

Nella foto in alto: Il Premio Nobel Steven Weinberg, citato in questo articolo