Riarmo di Hamas: forze israeliane pronte a reagire

Cresce la preoccupazione per missili anti-carro e anti-aerei nelle mani dei terroristi di Gaza.

Di Yaakov Katz

image_3337Lo Stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane ha dato disposizione al Comando della regione meridionale di prepararsi per un’operazione su larga scala nella striscia di Gaza che potrebbe rendersi necessaria nei prossimi mesi. I preparativi comprendono la messa a punto di piani operativi e la loro distribuzione fra le varie unità che verrebbero schierate nella striscia di Gaza, nel caso l’intervento si rendesse necessario.
Durante l’incursione di terra anti-Hamas nota come “operazione piombo fuso”, lanciata alla fine del mese di dicembre 2008, le Forze di Difesa israeliane crearono delle unità a livello di brigata che combinavano forze corazzate, di fanteria e del genio combattente. Un modello analogo verrebbe probabilmente applicato anche in eventuali future operazioni anti-terrorismo nella striscia di Gaza. La Divisione Gaza, al comando del generale Yossi Bachar, sta guidando i preparativi per un’eventuale operazione che, a quanto dicono alcuni ufficiali superiori, potrebbe essere significativamente più vasta di quella del gennaio 2009. “Ogni ufficiale dovrà sapere esattamente dove dovrà trovarsi con i suoi uomini e quale sarà la sua missione – spiega un alto ufficiale israeliano – Gaza è cambiata e gli armamenti nelle mani di Hamas e Jihad Islamica sono notevolmente cresciuti sia in quantità che in qualità”.
Si ritiene che Hamas disponga di una forza combattente che supera i 20.000 uomini armati, suddivisi in cinque brigate corrispondenti a diverse sezioni della striscia di Gaza. Ciascuna brigata è a sua volta suddivisa in un certo numero di battaglioni. Hamas dispone inoltre di squadre specializzate in sorveglianza e controllo, missili anti-carro, razzi e mortai, missili anti-aerei da spalla.
Gli ufficiali delle Forze di Difesa israeliane sentiti dal Jerusalem Post sottolineano di non aver ricevuto nessuna disposizione dal governo circa il lancio di un’operazione: i preparativi, spiegano, vengono fatti allo scopo di farsi trovare pronti al momento in cui se ne presentasse la necessità, e l’ordine arrivasse con brevissimo preavviso. “Gaza oggi è probabilmente il fronte più instabile d’Israele – spiega un membro dello Stato maggiore – È un fronte che può esplodere in ogni momento”.
Benché allo stato attuale la situazione lungo il confine con la striscia di Gaza sia relativamente tranquilla, un singolo attacco riuscito ad opera di Hamas o di qualche altro gruppo terrorista palestinese – con razzi Katyusha o con missili anti-carro – potrebbe costringere Israele a reagire, innescando un’escalation più ampia. Lo scorso aprile, ad esempio, Hamas lanciò un missile anti-carro contro uno scuolabus israeliano, uccidendo il 16enne Daniel Viflic e mancando di pochi istanti un folto gruppo di allievi che erano appena scesi dal veicolo. Nel 2011 sono stati sparati dalla striscia di Gaza contro Israele 860 razzi e obici di mortaio, compresi 80 razzi Katyusha a più lunga gittata, tipo Grad, contro i 2 soli Grad lanciati nel 1010. (Questa settimana, parlando alla commissione esteri e difesa della Knesset, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rivelato che negli attacchi terroristici dello scorso agosto poco a nord di Eilat, costati la vita a otto israeliani, venne anche lanciato un missile contro un elicottero israeliano, senza peraltro colpirlo.)
Attualmente le Forze di Difesa israeliane ritengono che Hamas abbia interesse a mantenere la quiete a Gaza essendo impegnata a stabilizzare il proprio controllo sul territorio. Allo stesso tempo, però, i militari israeliani sono estremamente preoccupati per la continua introduzione clandestina nella striscia di Gaza di armamenti sempre più sofisticati, come i missili anti-carro Kornet di produzione russa e i missili anti-aerei da spalla razziati dai magazzini militari in Libia. Secondo le Forze di Difesa israeliane, Hamas e Jihad Islamica dispongono attualmente di poche centinaia di missili anti-carro avanzati, ma il loro numero continuerà a crescere e potrebbe arrivare a 4.000 già nel 2017.

(Da: Jerusalem Post, 16.1.12)