Rinascita ebraica: frammenti di vita dopo la Shoah

Una mostra fotografica a Milano

image_1637Al Museo di Storia Contemporanea, in via Sant’Andrea 6, è aperta fino all’8 aprile la mostra «In cammino verso la Terra d’ Israele: la sosta in Italia dei sopravvissuti», che offre una panoramica di grande interesse, per conoscere la realtà della «rinascita ebraica» negli anni fra il 1944-’45 e il ’48.
«Le rose della Villa Mayer mi hanno aiutato a tornare alla vita dopo Auschwitz» è la testimonianza di chi è uscito vivo dal lager nazista, e ha trovato aiuto presso la famiglia di Astorre Mayer, che fu il primo console generale d’ Israele nella nostra città, legato da particolare amicizia anche con il futuro Papa Paolo VI.
Così gli sforzi, spesso commoventi, «per ricostruire e ricostruirsi», rivivono nelle immagini fotografiche, che ci restituiscono a distanza di molti decenni emozioni intensissime, appena si rivedono i volti di quanti allora frequentavano la sede milanese della comunità ebraica in via Unione, oppure chi si era rifugiato nel campo profughi di Grugliasco, o in quelli dei giovani profughi, allievi della scuole professionale di Fano, nel lontano Salento. Insomma, sequenze di frammenti di «vite ritrovate», che spiegano, meglio di tanti libri, le lotte e i sacrifici, ma anche le speranze e gli entusiasmi di una minoranza, decisa a «non mollare».
(Da: Corriere della Sera, 27.03.07)

La Mostra è dedicata alla memoria di Astorre Mayer che, accanto a personalità come Ada Sereni e Yehuda Arazi, condivise i rischi e partecipò attivamente e generosamente alle fatiche della Aliyah Bet (immigrazione clandestina): un’opera, tanto appartata e schiva, rimasta tuttora pressoché ignota alla ricerca degli storici.
La Mostra, così come il Convegno da cui ha preso le mosse, vuole essere un contributo al lavoro di recupero della memoria e di ricerca documentaria su un’epoca e su una vicenda – la tappa italiana del processo di rinascita ebraica dopo la Shoà – che merita di essere approfondita grazie a ulteriori, auspicati apporti.

Finita la seconda guerra mondiale, per i superstiti della Shoà si poneva il problema di dove andare dopo che l’Europa li aveva così barbaramente trattati: persone che negli anni dello sterminio nazista avevano perso tutto, spesso anche i loro cari, videro l’unica concreta possibilità di ricostruirsi una nuova vita nell’immigrazione verso l’antica terra dei padri (in ebraico: aliyah, letteralmente ascesa) dove, rivitalizzando una secolare presenza, il movimento sionista aveva già ricreato una moderna e vitale società ebraica.
Crollato il nazifascismo, le potenze vincitrici non avevano né tempo né voglia di occuparsi degli ebrei strappati ai loro luoghi d’origine e tragicamente sparsi nei campi d’Europa come displaced persons. Nessun paese apriva loro le porte, nemmeno per farli transitare verso i punti d’imbarco. Di più, la Gran Bretagna – che allora governava Eretz Israel (la Terra d’Israele) su Mandato della comunità internazionale – sin dal 1939 aveva decretato una chiusura quasi totale all’immigrazione degli ebrei, impegnando uomini e mezzi per fermare ogni tentativo di aggirare il blocco.
Sia in Terra d’Israele sia in Europa, agli ebrei non restò che organizzare una capillare e continua rete di soccorso, ai limiti della clandestinità. L’Italia, con le sue caratteristiche geografiche e le sue tradizioni di solidarietà umana, era naturalmente destinata a fare da ponte tra l’Europa, a cui gli scampati dalla strage volgevano le spalle, ed Eretz Israel che li attendeva.

La mostra IN CAMMINO VERSO ISRAELE: LA SOSTA DEI SOPRAVVISSUTI IN ITALIA (organizzata in occasione del convegno “Per ricostruire e ricostruirsi: Astorre Mayer e la rinascita ebraica tra Italia e Israele”) è aperta al pubblico presso il Museo di Storia Contemporanea (Via Sant’Andrea 6 – Milano) dal 25 marzo all’8 aprile 2007, nei giorni martedì-domenica, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.30.

Nella foto in alto: gennaio 1948, lo sbarco sulla spiaggia di Nahariya dei profughi ebrei imbarcati dall’Italia sulla Archimede, una delle navi della Aliyà Bet

Si veda anche:

Astorre Mayer, il coraggio di ricostruire
INTERVISTE E INTERVENTI DI ANNA MARIA FINOLI E SYLVIA SABBADINI, ORGANIZZATRICI E CURATRICI DELLE MANIFESTAZIONI

http://www.mosaico-cem.it/article.php?section=prima_di_tutto&id=55

Quando l’Italia fu ponte verso Israele

http://www.terrasanta.net/terrasanta/cul_det.jsp?wi_number=613&wi_codseq=CDGUAR