Riso amaro

Un cabarettista palestinese contro lestremismo suicida islamista.

Di Ray Hanania

image_752Ero appena sceso dal palcoscenico, contento che il pubblico capisse l’inglese, quando un giovane, identificandosi come un “devoto” musulmano, mi si avvicinò e mi fece una domanda.
“Perché ti prendi gioco di 72 vergini?”, chiese, rosso di rabbia.
“Io non mi prendo gioco di 72 vergini”, risposi.
“Si, invece”, insistette, usando la parola “haram”, che in arabo significa “peccato”.
“No. Mi prendo gioco dell’idea che uno possa uccidere sua sorella se uno sconosciuto la accusa di aver dormito con qualcuno, ma è giusto divertirsi con 72 vergini se si muore per una buona causa”.
Questo lo rese solo più agitato. Mi spiegò che, secondo la sua religione, quelli che si sacrificano per una giusta causa potranno godersi la bellezza del paradiso oltre a 72 vergini.
Era esattamente il tipo di logica che mi ha portato al cabaret. Il cabaret negli Stati Uniti è un’industria, uno stile di umorismo che è alquanto diverso da quello cui la maggior parte della gente è abituata in Medio Oriente.
Sia palestinesi che ebrei sono dotati di umorismo, naturalmente. Ma non fa male averne ancora di più. L’umorismo è l’arma più potente che una persona possa usare per sconfiggere l’odio, superare l’animosità e calmare l’ira.
Di solito.
Se riuscite a far sorridere una persona arrabbiata, avete vinto.
Di fronte a questa nobile lotta, decisi che non avrei rinunciato. Riprovai a raccontargli la storiella, nel caso che non capisse bene l’inglese e credesse che mi stessi prendendo gioco di 72 storioni, un gustoso pesce che non è mai stato causa di conflitti fra arabi ed ebrei, per quanto mi risulta. Beh, a ben vedere, ci fu quell’incidente durante le Crociate…
Comunque, ricominciai, solo per lui.
“Sembra che a quell’americano che voleva far esplodere un aereo con le sue scarpe, Richard Reid, fossero state promesse 72 vergini. Ovviamente, non parlava l’arabo. Non è come l’inglese. L’arabo si legge da destra a sinistra. Dunque non si tratta di 72 vergini, ma di una vergine che ha 72 anni…e la promettono a tutti”.
Ancora niente sorriso. Ma non rinunciai.
“Parliamoci chiaro. Proprio quello che ho sempre voluto. 72 vergini. A che scopo? In modo da poter essere respinto 72 volte quando arrivo in paradiso? Non è la mia idea di divertimento”.
Nemmeno un sorrisetto.
“Ascolta – ho continuato – Se vuoi veramente farmi felice, tieniti le 72 vergini e dammi una bella prostituta che lavora solo da una settimana… questa è la mia idea di una vera ricompensa”.
A questo punto cominciò a strillare, in arabo. E benché i miei genitori siano palestinesi, non capivo nulla. Così rimasi fermo lì, annuendo.
Infine, lo interruppi.
“Vuoi dire che è giusto insozzare 72 vergini? Non le devo sposare? Non devo prendermene cura? Va molto oltre il limite legale di quattro. Ma non posso invece avere una prostituta?”
C’è gente davvero priva di senso dell’umorismo.
Io so per certo, però, che la maggior parte dei palestinesi è provvista di senso dell’umorismo. La vera tragedia è che palestinesi e israeliani sono soggetti a grossi cambiamenti d’umore. Siamo tra la gente più emotiva del mondo. Un giorno ci amiamo, e quello successivo ci ammazziamo.
Come Arafat e Barak che si davano pacche sulla schiena all’ingresso di Camp David e cercavano letteralmente di uccidersi il giorno dopo.
Il miglior modo di metter fine al conflitto è metter fine alla rabbia. E’ facile odiare uno sconosciuto. E’ difficile odiare un amico. Niente costruisce un’amicizia più dell’umorismo.
Se possiamo ridere insieme, so che possiamo vivere insieme.
OK. Forse il severo jihadista che mi ha affrontato dopo lo spettacolo non era pronto a diventare subito mio amico.
Ma ero certo che non sarebbe stato diverso se fossimo stati seduti insieme a mangiare dello storione.
A volte, bisogna solo guardare al di là della rabbia.

(Da: YnetNews, 19.05.05)

Nella foto in alto: Ray Hanania, palestinese-americano, giornalista e cabarettista, cresciuto a Chicago. Si è battuto per i diritti dei palestinesi, sostenendo nello stesso tempo la ricerca di un compromesso pacifico. Viene da una famiglia cristiana: suo padre è di Gerusalemme, sua madre di Betlemme. Moglie e figli sono ebrei. E’ il fondatore di “Comedy for Peace”, che spera di portare spettacoli comici palestinesi ed israeliani insieme in Israele e Palestina.