“Salutateci Netanyahu. E ditegli di uccidere Assad”

Breve intervista estemporanea a una coppia di profughi siriani davanti alla Casa Bianca

Di Raphael Ahren

La famiglia Alskka davanti alla Casa Bianca lo scorso 30 settembre

La famiglia Alskka davanti alla Casa Bianca lo scorso 30 settembre

Mentre un paio di decine di manifestanti gridavano slogan anti-Israele davanti alla Casa Bianca durante l’incontro del primo ministro Benjamin Netanyahu con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, una voce a sostegno di Israele è arrivata da dove meno ce la si aspetterebbe.

Mohammed e Fatima Alskka sono fuggiti sette mesi fa dalla città siriana di Homs assediata e devastata dai combattimenti, e oggi vivono a Pasadena, nel Maryland. Stavano facendo una passeggiata al sole, lunedì pomeriggio, spingendo un passeggino con il loro neonato Khaled lungo la 17esima Strada, fermandosi a scattare si quando in quando qualche foto, quando si sono imbattuti nella mini-manifestazione: una miscela di attivisti filo-palestinesi e di ebrei ultra-ortodossi fanaticamente anti-sionisti. In realtà, non avevano idea contro chi stessero gridando i manifestanti.

Soldati siriani delle forze governative nel quartiere Khalidiyah di Homs

Soldati siriani delle forze governative nel quartiere Khalidiyah di Homs

Quando sono stati informati che il primo ministro israeliano era in visita alla Casa Bianca, sui loro volti è apparso un sorriso sorpreso. “Ditegli che lo salutiamo”, ha poi detto Mohammed, 30 anni. “Quanto vorremmo che Netanyahu prendesse Bashar Assad e lo uccidesse – è intervenuta la moglie, Fatima, con in braccio il figlio – perché ha ucciso tanta della mia gente”.

Musulmani sunniti, gli Alskkas non fanno mistero del loro profondo odio per il presidente siriano. La sanguinosa guerra civile ha colpito Homs, la loro città, in modo particolarmente duro, spiegano. Molto prima che riuscissero a fuggire attraverso l’Arabia Saudita, già rimaneva ben poco del loro quartiere. “Abbiamo perso tutto. Tutti gli edifici, tutte le strade, tutti i negozi: tutto perduto – dice Mohammed – Nella nostra strada non ci sono più case, sono state tutte distrutte. Perché noi siamo musulmani sunniti. E Bashar, il nostro presidente, non è un presidente. È un pazzo fot…to”.

Assad ha preso di mira sistematicamente i bambini, sostiene Mohammed secondo il quale questa politica è iniziata molto prima dell’attacco con armi chimiche del 21 agosto scorso che ha causato la morte di centinaia di bambini. Due nipoti di Mohammed sono morti negli scontri più di un anno fa.

“Sa cosa dicono Bashar e i suoi amici? – chiede nel suo inglese stentato – Non ti piace Bashar, allora stai con Israele”. Lui e sua moglie detestano Assad, ci tiene a sottolineare Mohammed, ma questo non significa che siano spie di Israele.

«Nella nostra strada non ci sono più case, tutte distrutte. Abbiamo perso tutto»

Ma, con tutta la comprensibile repulsione per Assad, perché i saluti al primo ministro israeliano? “Gli israeliani non uccidono nessuno in Siria”, risponde Fatima mentre rimette nel passeggino Khaled che inizia ad agitarsi. E dice d’aver sentito le notizie sullo stato ebraico che cura nei propri ospedali i civili siriani feriti, anche se non è del tutto sicura della loro attendibilità. “Ma sappiamo che Israele non uccide nessun siriano. È Bashar che ha ucciso la mia famiglia”.

La coppia si dimostra alquanto fredda rispetto al conflitto israelo-palestinese, spiegando che ha causato “solo” duemila morti mentre la guerra civile siriana in meno di tre anni ha ucciso “quasi duecentomila persone”. “CI dicevano sempre: Israele non è amico, Israele non è amico. Ma Israele non ha mai causato problemi a nessuno”, dice Mohammed. E lo stesso vale per gli Stati Uniti, aggiunge Fatima. Essendo cresciuti in Siria, era stato loro costantemente insegnato che gli americani sono il male. Ma ora, dopo che lei e suo marito sono entrati nel paese con un visto turistico e hanno avviato la procedura per essere riconosciuti come profughi, dice d’aver cambiato idea. Ha una sola parola per descrivere l’ospitalità americana, ed è: “Wow”. L’Arabia Saudita ha accolto solo pochissimi profughi siriani, ma gli americani, aggiunge con tono di gratitudine, sono tutta un’altra cosa.

Mohammed dice di desiderare un Medio Oriente in cui non venga ucciso nessuno, indipendentemente dal fatto che sia israeliano, palestinese o siriano. “Siamo esseri umani. Ma con quello che sta succedendo ora in Siria…”.

(Da: Times of Israel, 30.9.13)