“Sbagliato far saltare teste”

Lo sostiene una madre in lutto, che si batté per il ritiro dal Libano

Da un articolo di Orna Shimoni

image_1983Sono una madre in lutto. Ma nonostante questo, non chiedo che “saltino le teste”: né quella del primo ministro, né quelle di altri ministri. La responsabilità ministeriale non deve sempre per forza arrivare al vertice della piramide.
Dopo il discorso del primo ministro Ehud Olmert del luglio 2006 quando esclamò: “Ora basta”, pensai che era giusto reagire colpendo duramente Hezbollah, dopo che dei soldati delle Forze di Difesa israeliane erano stati presi in ostaggio (su suolo israeliano) e il nord del paese era stato bombardato coi razzi. A maggior ragione visto che già da anni ci eravamo completamente ritirati dal Libano.
Non voglio discutere, qui, il modo in cui è stata condotta la guerra.
I miei pensieri sono sempre vicini alle famiglie in lutto e alle famiglie dei soldati tuttora in ostaggio. Rispetto e apprezzo la loro battaglia così come ogni parola che pronunciano, anche quando le mie parole esprimono un parere diverso.
Infatti non concordo con loro.
Mio figlio, il mio Eyal, tornò dal Libano avvolto in una bandiera. Da allora tutto il mio mondo è andato in pezzi. Da un lato c’è l’abisso più nero, ma dall’altro c’è la volontà che la vita vada avanti senza guerre, e il desiderio di vedere un paese governato nella giustizia sociale, con un’adeguata istruzione e una florida economia.
In ogni caso, allora, durante la prima guerra in Libano, non invocai le dimissioni del primo ministro, anche se avevo la sensazione che i nostri governanti non stessero prendendo le decisioni giuste. Pensavo che la parte settentrionale di Israele dovesse essere difesa dall’interno del confine internazionale, non dall’interno del Libano. Mi battei per le mie idee usando gli strumenti democratici, ma non chiesi la testa di nessuno.
La Commissione Winograd è molto importante e le sue conclusioni dovranno essere applicate. Ma non deve esserci spazio per persecuzioni personali. La sostituzione a furor di popolo di governi e ministri porta solo danni e pericoli di altre guerre. Un paese non può veder cambiare la sua leadership ogni anno e mezzo. Sotto la costante minaccia d’essere rimosso dal suo incarico, il primo ministro non può portare avanti progetti a lungo termine che possano aprire la strada verso la sicurezza e la pace. Non può promuovere piani di sviluppo socio-economico che creino un welfare state con più giustizia sociale e riforme dell’istruzione, se è costantemente impegnato a dimostrare di non aver commesso reati e di aspirare a qualcosa di più che semplicemente una poltrona, uno stipendio e il prestigio della carica.
È vero, sono stati commessi errori durante la seconda guerra in Libano. Ma non è stata l’unica guerra dove sono stati commessi errori costati vite umane. Non dobbiamo ignorare quegli errori. ma non dobbiamo nemmeno “impiccarci” ad essi. Dobbiamo permettere al governo di trarre insegnamento dalla terribile guerra che abbiamo dovuto combattere, e dobbiamo ricordarci sempre che i caduti non sono colpa del governo: sono colpa di Hezbollah.
Le responsabilità degli esponenti governativi e militari li accompagnerà per tutta la loro vita. Che cosa guadagneremmo a “farli fuori”? Otterremmo elezioni anticipate, e un’interruzione nel processo che potrebbe portare a un po’ di calma, se non proprio alla pace che tanto inseguiamo.
Il governo deve continuare il dialogo con chiunque sia possibile dialogare, anche col nemico o col demonio. Pur di portare a casa i nostri soldati in ostaggio, dobbiamo parlare anche col demonio.
La discussione sulla guerra deve essere fatta nel governo e nell’opinione pubblica. Ma far “saltare” delle teste ogni anno e mezzo non serve a niente. I governi vanno sostituiti solo attraverso il processo elettorale democratico.

(Da: YnetNews, 27.01.08)

Nella foto in alto: Orna Shimoni, del kibbutz Ashdot Yaakov, autrice di questo articolo, una delle animatrici negli anni ’90 del cosiddetto Movimento delle Quattro Madri (per il ritiro dalla fascia di sicurezza nel Libano meridionale)