Sconfitti solo se si accetta di esserlo

Di fronte ai totalitari, i veri nemici sono paura e dabbenaggine

Da un articolo di Barry Rubin

image_2048Le forze estremiste totalitarie in Medio Oriente hanno riscritto le regole internazionali in modo da “non poter perdere”. Vale a dire che non ci sono risposte semplici al loro comportamento e alle loro strategie. Ma ciò che è ancora più preoccupante è la generale incapacità, in occidente, anche solo di capire che le cose stanno andando in questo modo. Hamas e Hezbollah sparano dal mezzo dei centri abitati e usano abitazioni civili per scopi militari, Siria e Iran mettono in campo la disinformazione, regimi estremisti e totalitari si fanno passare per moderati e c’è un sacco di gente che abbocca. L’estremismo totalitario riesce a illudere tanta gente di poter essere trasformato con parole gentili e concessioni; l’intransigenza genera una risposta del tipo “se loro non cederanno, allora dobbiamo cedere noi”.
Vediamo in rapida sintesi queste nuove regole di comportamento delle forze estremiste totalitarie mediorientali. Nelle frasi che seguono, il “noi” rappresenta una gamma di forze disparate come Hamas, Hezbollah, Iran, sovversivi iracheni, Al-Qaeda, Siria, talebani e altri, compresi i nazionalisti pan-arabi. Non sono forze tutte uguali, né necessariamente alleate fra loro, ma per lo più seguono tutte uno schema di comportamento assai diverso da quello in base al quale vengono generalmente condotti gli affari internazionali.
1. Non molleremo mai. Indipendentemente da quello che voi farete, noi continueremo a combattere. Indipendentemente da quanto offrirete, noi continueremo ad attaccarvi. Dal momento che non potete vincere, dovrete cedere.
2. Siamo indifferenti alle pressioni che esercitate su di noi. Volgeremo queste pressioni contro di voi. Con noi, la deterrenza non esiste; la diplomazia non ottiene nulla. La carota non ci compra, il bastone non ci piega. Non esiste soluzione che possa porre fine al conflitto. Voi non potete vincere militarmente, né fare la pace con la diplomazia.
3. Se adotterete sanzioni economiche, diremo che state affamando la nostra gente con misure di “punizione collettiva”. E poi le sanzioni vi costeranno molto denaro, e susciteranno l’opposizione di coloro che perdono guadagni.
4. In risposta alle vostre azioni militari, attaccheremo i vostri civili. Le perdite mineranno il sostegno al vostro interno. Faremo di tutto per costringervi a uccidere involontariamente dei civili. Non ce ne importa nulla, ma useremo questo fatto per convincere tanti che voi siete i malvagi. Così uccideremo i vostri civili e contemporaneamente vi faremo condannare come violatori dei diritti umani.
5. Se cercherete di isolarci, useremo i vostri mass-media e i vostri intellettuali contro di voi. Occasionalmente faremo sfoggio di moderazione, promettendo di cambiare: mai fino al punto di alienarci il sostegno dei nostri seguaci, ma abbastanza da far crollare i vostri, che vi chiederanno di dialogare con noi. Il che significa che voi farete concessioni in cambio di nulla di concreto.
6. Rivolgendoci alla nostra gente, fomenteremo l’odio verso di voi, demonizzandovi. Parlando all’occidente, vi accuseremo di fomentare l’odio. Ribalteremo cinicamente contro di voi tutte le categorie critiche che voi avete sviluppato – razzismo, imperialismo, incapacità di capire “l’altro” e così via – che corrispondono esattamente alle nostre idee e ai nostri comportamenti: ma il vostro senso di colpa, l’ignoranza sul nostro conto e l’indifferenza alle ideologie vi impediranno di vedere la contraddizione.
7. Ci atteggeremo a vittime derelitte. Giacché voi siete i più forti e i più “avanzati”, ciò significa che siete per forza in torto. Noi non possiamo essere ritenuti responsabili per le nostre azioni, né essere tenuti a rispettare i vostri stessi standard. Non mancheranno mai – per dirla con Lenin – grandi quantità di “utili idioti” pronti a farsi megafono di questa propaganda.
8. Dal momento che le nostre società sono fragili, antidemocratiche e con pochissimi moderati, voi sarete costretti a trattare con falsi moderati e con regimi dittatoriali resi ancora più fragili da corruzione e incompetenza.
9. Anche i regimi meno estremisti, spesso i nostri più prossimi avversari, fanno in parte il nostro gioco. A causa della pressione popolare, unita alla loro smania di mobilitare consenso e distrarre l’attenzione dalle loro magagne, anche i meno estremisti strombazzano slogan sulla solidarietà araba e islamica. Accusano l’occidente, danno la colpa di tutti i guai a Israele e ingiuriano l’America, anche se accettano volentieri i vostri aiuti. Esaltano interpretazioni dell’islam che non sono poi tanto lontane dalle nostre. Applaudono i sovversivi iracheni, Hezbollah e Hamas. Non fanno nulla per impedire l’avvento delle armi nucleari iraniane. Di fatto, coltivano le basi per il nostro consenso di massa e per il nostro reclutamento, vendendoci – per usare ancora le parole di Lenin – la corda con cui noi impiccheremo loro e voi.
10. Per voi non c’è soluzione diplomatica, anche se la desiderate ardentemente. Per voi non c’è soluzione militare, che la tentiate o meno. Voi amate la vita, noi la morte; voi siete divisi, noi siamo uniti; voi vorreste tornare a dedicarvi alla vostra soddisfazione materiale, noi siamo totalmente dediti alla causa. Noi dureremo più di voi.
11. Infine, la nostra più grande arma è che voi davvero non capite tutti i punti di cui sopra. Siete istruiti, informati e spesso guidati da gente che semplicemente non è in grado di capire cosa significhi una visione del mondo totalmente alternativa, profondamente ideologizzata, spietatamente rivoluzionaria. In effetti cercheremo e spesso riusciremo a trasformare i vostri “migliori e più brillanti” nei vostri peggiori e più ottusi, convinti di poterci persuadere, e che sia giusto incolpare voi stessi di ogni conflitto, o che noi cambieremo strada. E useremo questi errori contro di voi.
Questa analisi può sembrare molto pessimista. In realtà è l’opposto. Gran parte della forza di questa strategia si basa sulla diffusione di illusioni, e dipende dal grado di dabbenaggine dell’avversario. Il resto fa per lo più affidamento sulla debolezza psicologica del nemico. In un conflitto prolungato, la debolezza tecnologica e organizzativa degli estremisti, unita ai loro errori di valutazione e alla loro ideologia fondamentalmente irrealistica, li porterà inevitabilmente alla sconfitta. Perderanno anche se non si arrenderanno mai. Possono uccidere la gente, ma non potranno sopraffare società determinate a crescere, a prosperare e a sopravvivere. La chiave per una risposta vincente sta nella capacità di resistere e di capire. Per parafrasare Francis Bacon e Franklin Roosevelt, non abbiamo altro da temere che la nostra stessa paura. E la nostra dabbenaggine.

(Da: Global Research in International Affairs Center, Interdisciplinary Center, Herzliya, 10.03.08)