Se i siriani tornano a Beirut

Brutte notizie per i libanesi, gli israeliani e il Medio Oriente

Da un articolo di Eyal Zisser

image_1483Come un esercito di soldati ben addestrati, a un comando del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah centinaia di migliaia di sciiti da tutto il Libano si sono mossi per andare a riempire le strade di Beirut e chiedere le dimissioni del governo di Fouad Sinora. Ma non è una sorpresa, perché si sa che Hezbollah gode in questo periodo dell’appoggio della maggioranza degli sciiti, la comunità più numerosa del paese.
Anche l’autocontrollo esercitato dai manifestanti non è una sorpresa. Hezbollah ha dimostrato negli anni scorsi si saper controllare da vicino i suoi sostenitori. Solo che lo voglia, Nasrallah può mandare le sue masse a manifestare in modo calmo e ordinato oppure, in alternativa, a fare la guerra.
L’unica vera sorpresa nella manifestazione di massa dello scorso fine settimana a Beirut è stata l’oratore dal palco: il generale cristiano maronita Michel Aoun. In passato Aoun è stato un nemico giurato dei siriani in Libano, ma oggi è loro alleato. È diventato il socio devoto di Nasrallah e spera così aprirsi la strada al palazzo presidenziale della Baabda.
L’autocontrollo dei manifestanti e il fatto che abbiamo scelto di nascondersi dietro al generale Aoun dimostrano che Nasrallah non punta nell’immediato a una sanguinosa guerra civile. Nasrallah sta semplicemente cercando di sottomettere Fouad Sinora e obbligarlo ad arrendersi alle sue richieste. In questa fase Nasrallah si accontenterebbe anche di una parziale resa di Sinora alle sue pretese, la principale delle quali è la creazione di un nuovo governo dove lo stesso Nasrallah e i suoi alleati del campo sciita avrebbero maggiore influenza e un potere di veto su ogni decisione. Questo è l’obiettivo di Nasrallah per l’immediato, mentre sul medio-lungo periodo ha da tempo messo gli occhi sulla possibilità di assumere il pieno controllo del Libano, un progetto che conta sul fatto che gli sciiti costituiscono la maggiore comunità del paese. In ogni caso, Nasrallah ha pazienza e autocontrollo ed è disposto ad aspettare finché i tempi saranno maturi per il grande passo.
Siniora, dal canto suo, sta dando mostra di straordinario coraggio a fronte delle dimostrazioni di forza terroristica di Nasrallah. Gode del sostegno della maggior parte delle comunità sunnita, cristiano-maronita e drusa, della comunità internazionale e della maggioranza dei paesi arabi moderati. Ma non è abbastanza. Se Nasrallah e i suoi sostenitori continueranno il boicottaggio del governo, Siniora si troverà in gravissime difficoltà. Dopo tutto, il sistema libanese non può funzionare in una situazione in cui quasi metà della popolazione boicotta le istituzioni.
Ciò che ci si può attendere, dunque, è un tipico bazar libanese, dove entrambe le parti finiranno per uscirne solo parzialmente accontentate: Siniora sarà costretto ad arrendersi ad alcune delle richieste di Nasrallah, e Nasrallah dovrà rinunciare ad alcune delle sue pretese. Questo basterà per rinviare, ma certo non per prevenire la prossima crisi, e quella ancora successiva, giacché la lotta per il controllo sul Libano resterà senza un risultato chiaro.
Ma il Libano è il Libano e la logica più razionale non è sempre quella che determina l’evolversi degli eventi. La calma protesta dei sostenitori di Hezbollah potrebbe andare fuori controllo e a sua volta Siniora potrebbe trovarsi costretto a dimettersi. Essendo difficile al momento immaginare che l’attuale parlamento libanese esprima un governo diverso da quello di Siniora, l’unica uscita da questa crisi sarebbero nuove elezioni.
Se la situazione sfocerà davvero in nuove elezioni, può darsi che finisca con la vittoria dei filo-siriani. Damasco dopotutto ha una lunga esperienza nel praticare l’assassinio dei rivali politici e nel determinare i risultati delle elezioni libanesi secondo i propri interessi. Finora Washington ha bloccato i tentativi della Siria di riguadagnare potere in Libano, ma alla luce dell’impasse in cui gli americani si trovano in Iraq, si moltiplicano le voci che chiedono il dialogo con Damasco.
Nel caso i filo-siriani dovessero riguadagnare il potere in Libano, chi ne pagherà il prezzo sarà innanzitutto quel coraggioso popolo libanese che aveva sperato che il proprio paese potesse imboccare la strada della democrazia e della libertà.
Il secondo a pagarne il prezzo sarebbe Israele, che alla fine scoprirebbe d’essere riuscito ad allontanare Hezbollah dal proprio confine settentrionale per ritrovarselo al potere nel governo di Beirut.
Infine, anche gli Stati Uniti pagherebbero un prezzo, perché la caduta di Siniora diventerebbe il simbolo della fine della loro avventura in Libano, aprendo la strada a una ritirata dell’America dall’Iraq e alla fine della politica del presidente Bush in Medio Oriente.

(Da: YnetNews, 3.12.06)