Se ne discute in Israele

Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana di giovedì 13 agosto

Yediot Aharonot osserva che “la nuova leadership di Fatah, molto più giovane e dinamica, per la maggior parte originaria dei territori, è il risultato più importante del congresso di Fatah concluso ieri a Betlemme. La questione ideologica non è stata al centro delle discussioni”. L’editoriale dice che “non bisogna farsi illusioni. Bisogna prendere in considerazione che la nuova leadership di Fatah sarà più militante e più estrema nelle sue richieste”. Anche così, il giornale sostiene che “è possibile fare affari con la nuova leadership di Fatah. La palla è (anche) nel nostro campo”.

Ma’ariv esamina l’affare del Brig.-Gen. Imad Faris, che recentemente si è dimesso dopo aver ammesso di aver mentito a proposito dell’uso fatto da sua moglie del suo veicolo militare, contravvenendo agli ordini, e dice che “Faris ha sbagliato. E gli errori costano. Ma ci sono due questioni diverse: la misura appropriata (della punizione) e il sostegno dei suoi comandanti. Faris merita maggior sostegno”.

Yisrael Hayom, quattro anni dopo il disimpegno (dalla striscia di Gaza), obietta che “fu una mossa diplomatica patetica e disastrosa. Il peccato originale fu la quasi totale mancanza di un reale dibattito sui vari aspetti del disimpegno: i vantaggi furono enfatizzati, mentre gli svantaggi furono minimizzati”.

Il Jerusalem Post confronta l’attuale carenza di acqua e di medici e dichiara che entrambi i problemi sono evidenti da anni e si potevano evitare. Discutendo l’intenzione di importare medici dall’ex Unione Sovietica, l’editoriale dice che “Israele ha il potenziale per diventare una mecca medica internazionale di prim’ordine. Invece abbiamo subito una notevole regressione per decenni, soprattutto perché un centesimo risparmiato non è sempre un centesimo guadagnato. Le cure di cui la struttura medica ha bisogno sono costose a breve termine, e richiedono immaginazine. L’inclinazione automatica della burocrazia è quella di applicare un cerotto per coprire un difetto sistemico. La ‘soluzione georgiana’ ne è l’ultimo esempio”.

Haaretz discute di una grave tendenza tra gli ufficiali superiori delle forze di difesa israeliane, che secondo l’editoriale sono ‘sfidati dalla verità’ e osserva che il ministro della difesa Ehud Barak e il capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi, che negli ultimi due anni hanno mancato di dissuadere i loro ufficiali dal prevaricare, sono ora sottoposti a un test di leadership. Le loro azioni ed i loro errori manderanno un messaggio agli ufficiali sulla questione se sia vietato mentire, o solo vietato essere scoperti”.