Se questi sono gli interlocutori con cui Israele dovrebbe fare la pace

Gli ebrei non hanno diritto all’autodeterminazione, i poliziotti israeliani non devono fermare i terroristi durante gli attentati, inno e bandiera d’Israele non possono comparire negli eventi sportivi internazionali

Haneen Zoabi a Dallas: “Gli ebrei non hanno diritto all’autodeterminazione in uno stato ebraico”

Il popolo ebraico non ha alcun diritto all’autodeterminazione, mentre ce l’hanno i palestinesi. Lo ha dichiarato la parlamentare arabo-israeliana Haneen Zoabi in un discorso tenuto a Dallas (Usa) lo scorso 7 ottobre. “Gli ebrei non hanno un’identità nazionale – ha detto Zoabi – dunque non possiamo parlare di autodeterminazione per il popolo ebraico”. Zoabi, che interveniva come oratore principale a una serata di raccolta fondi del Jerusalem Fund for Education and Community Development, un’organizzazione americana pro-palestinese, ha poi concesso che “gli israeliani possono esercitare l’autodeterminazione, ma non in quanto stato ebraico”. Gli organizzatori dell’evento hanno successivamente rimosso da YouTube il video del discorso di Zoabi, ma una clip di 40 secondi è ancora visibile sul sito di Channel 20 News. Secondo il reportage di Canale 20, Zoabi ha affermato che è “assurdo” pensare che “ebraico” e “democratico” possano andare d’accordo e che Israele ha leggi razziste, citando come esempio la Legge del Ritorno che riconosce la cittadinanza israeliana a ogni ebreo che debba o voglia stabilirsi in Israele. (Da: Jerusalem Post, 13.10.17)

La rappresentanza ufficiale dell’Autorità Palestinese in Colombia ha ritenuto di diffondere via Twitter, lo scorso 19 ottobre, una citazione dell’ex capo palestinese Yasser Arafat in cui si invoca la distruzione dello stato d’Israele. “L’obiettivo della nostra lotta è la fine di Israele – si leggeva nel tweet in lingua spagnola – e non ci possono essere concessioni o mediazioni: non vogliamo pace, vogliamo guerra e vittoria. Firmato: Yasser Arafat”. La citazione è stata precipitosamente rimossa, senza nessuna spiegazione, dopo che era stata segnalata in un servizio della tv israeliana Canale Uno.

Il recente tweet della rappresentanza dell’Autorità Palestinese in Colombia

L’ambasciatore d’Israele in Colombia, Marco Sermoneta, ha detto d’aver sollevato la questione con le autorità locali. “Abbiamo portato il tweet della missione palestinese all’attenzione del governo di Bogotá – ha spiegato Sermoneta – Coloro che credono a tutto ciò che dicono i palestinesi devono credergli anche quando dicono queste cose”. Arafat, morto nel 2004, rimane una figura venerata tra i palestinesi, ma in Israele è visto da molti come l’irriducibile terrorista che fece naufragare i colloqui di pace di Camp David del luglio 2000 per poi scatenare l’intifada stragista degli attentati suicidi. Le sue parole citate in Colombia apparvero sul Washington Post nel marzo 1970, molto tempo prima dell’avvio dei colloqui con Israele negli anni ’90. Tuttavia, Arafat continuò a parlare della distruzione di Israele anche dopo la firma del primo accordo di pace del settembre 1993. Il 30 gennaio 1996, in un discorso tenuto in Svezia, Arafat disse: “Non ci piegheremo né cederemo finché non sarà sparso il sangue dell’ultimo ebreo, dal più piccolo al più anziano, per riscattare la nostra terra”. (Da: Times of Israel, 20.10.17)

Il film L’insulto, del regista franco-libanese Ziad Doueiri, è stato rimosso dal Festival palestinese del cinema a causa del fatto che il regista non si è dichiarato contrario alla “normalizzazione” dei rapporti con Israele. Il film, che mette in scena un complesso rapporto tra un profugo palestinese e un cittadino cristiano libanese durante la guerra civile in Libano, doveva essere proiettato a Ramallah il 23 ottobre scorso durante i quattro giorni di festival, ma la proiezione è stata annullata su pressione di gruppi anti-israeliani, a cominciare dal movimento BDS (per il boicottaggio di Israele) a causa del fatto che Doueiri cinque anni fa ha girato in Israele, e con attori israeliani, una parte di un suo precedente film, L’attentato, e che “non si è mai detto pentito d’averlo fatto”. Premiato al Festival di Venezia, il film L’insulto censurato a Ramallah è stato candidato per rappresentare il Libano agli Oscar come miglior film straniero. (Da: Times of Israel, Jerusalem OnLine, 23-24.10.17)

I dodici atleti della squadra israeliana hanno riscosso un notevole successo al torneo Grande Slam di judo, la scorsa settimana negli Emirati Arabi Uniti, conquistando ben cinque medaglie, compreso un oro. Ma gli organizzatori del torneo, accampando motivi di sicurezza, hanno costretto gli atleti israeliani a partecipare come rappresentanti della Federazione Internazionale di Judo anziché del loro paese, hanno impedito loro di indossare il simbolo di Israele sull’uniforme e durante le cerimonie di premiazione hanno innalzato la bandiera della Federazione Internazionale di Judo al suono dell’inno dell’organizzazione anziché la bandiera israeliana al suono dell’Hatikvà, l’inno nazionale israeliano: un trattamento riservato esclusivamente a Israele. Dopodiché hanno fatto il giro del mondo le immagini del judoka Tal Flicker che, durante l’esecuzione dell’inno della Federazione, con la sua medaglia d’oro al collo ha cantato a bassa voce le parole dell’Hatikvà.

Successivamente Flicker ha raccontato d’aver deciso di cantare sul podio per conto proprio l’Hatikvà  “nell’attimo stesso in cui ho vinto l’oro”. “Israele è il mio paese e sono orgoglioso di essere israeliano – ha detto Flicker, parlando alla tv Canale Due dalla sua camera d’albergo – L’inno della Federazione mondiale che hanno suonato, per me era solo rumore di fondo. In cuor mio, io stavo cantando l’Hatikvà. Sono fiero del mio paese. Il mondo intero sa che siamo israeliani e sa chi rappresentiamo. Il fatto che abbiano nascosto la nostra bandiera, è solo un neo”. Lo stesso trattamento è stato riservato ai judoka israeliani Ori Sasson, Peter Paltchik, Gili Cohen e Tohar Butbol, medaglie di bronzo in varie categorie. Quando, mercoledì scorso, Tohar Butbul ha sconfitto il rivale degli Emirati Arabi Uniti, Rashad Almashjari, e ha teso il braccio per la tradizionale stretta di mano, Almashjari l’ha rifiutato voltandogli la schiena. Già l’anno scorso alle Olimpiadi di Rio un judoka egiziano si era rifiutato di stringere la mano al suo avversario israeliano. Successivamente il presidente della Federazione Internazionale di Judo, Marius Vizer, e il presidente della Federazione Judo degli Emirati Arabi Uniti, Mohammad Bin Thaloub Al-Darei, si sono scusati con il presidente dell’Associazione di Judo Israeliana, Moshe Ponti. Vizer ha comunque tenuto ad aggiungere che a suo parere “anche senza la bandiera e l’inno d’Israele, la squadra israeliana è stata trattata bene e con grande rispetto durante l’evento”. (Da: Jerusalem Post, Times of Israel, 26-29.10.17)

La sinagoga Kehilat Yaakov di Har Nof, a Gerusalemme, la mattina di martedì 18 novembre 2014

L’avvocato Muhammad Alyan, padre del terrorista Baha Alyan responsabile di un attentato dell’ottobre 2015 nel quartiere di Armon Hanatziv, a Gerusalemme, che ha causato la morte di tre civili israeliani, ha ricevuto un premio internazionale come miglior avvocato per i diritti umani per aver rappresentato Nadia Abu Jamaal, vedova di un altro terrorista, Ghassan Abu Jamaal, che partecipò a un attentato nel novembre 2014 in una sinagoga del quartiere Har Nof, sempre a Gerusalmeme, che provocò la morte di cinque ebrei in preghiera e un agente di polizia. Sia Baha Alyan, figlio dell’avvocato, che Ghassan Abu Jamaal vennero a loro volta uccisi durante gli attentati dalla reazione delle forze di sicurezza. Il premio è stato conferito all’avvocato Muhammad Alyan nel corso di una cerimonia tenuta la settimana scorsa nell’Università Al-Quds ad Abu Dis, sobborgo orientale di Gerusalemme, in collaborazione con l’Istituto Internazionale per i Diritti Umani e la Pace di Caen (Francia). Il nono Concorso internazionale palestinese per la difesa in tribunale dei diritti umani è stato organizzato dalla locale associazione avvocati di Caen insieme alla sua controparte palestinese, all’Istituto francese per i diritti umani e all’Università Al-Quds. Diversi diplomatici hanno partecipato all’evento, fra cui i rappresentanti di Belgio e Canada e il Console francese con sede a Gerusalemme, insieme ad alcuni parlamentari francesi e vari attivisti per i diritti umani. L’avvocato Alyan ha colto l’occasione per tenere un aggressivo discorso nel quale ha parlato del giorno “in cui Ghassan venne ucciso dalla polizia d’occupazione [israeliana] con il pretesto [sic] che stava uccidendo degli israeliani a Gerusalemme”. “La polizia non ha esitato a giustiziare Ghassan senza processo”, ha declamato l’avvocato. “E’ una situazione assurda – ha commentato Meirav Hajaj, la cui figlia Shir Hajaj è stata uccisa in un attacco terroristico a Armon Hanatziv lo scorso gennaio – Il figlio ha commesso un plurimo assassinio e il padre riceve denaro e premi, ed è diventato un personaggio pubblico che si è messo alla testa della battaglia contro Israele. E’ una cosa irragionevole e intollerabile”. (Da: Israel HaYom, 25.10.17)

Funzionari delle Nazioni Unite hanno scoperto circa due settimane fa un tunnel palestinese per attacchi terroristici scavato a partire da una scuola elementare della striscia di Gaza gestita dall’Unrwa, l’agenzia Onu per profughi palestinesi. “La presenza del tunnel sotto una struttura Unrwa è inaccettabile e mette in pericolo i bambini e il personale dell’Onu”, afferma una nota dell’Unrwa citata domenica da YentNews. L’Unrwa dice d’aver ordinato la sospensione delle attività nella scuola e d’aver provveduto a far chiudere l’apertura del tunnel. Un incidente analogo aveva avuto luogo lo scorso giugno quando venne trovato un tunnel di Hamas sotto un’altra scuola elementare all’interno della striscia di Gaza. “Hamas usa le strutture Unrwa per creare la sua rete del terrorismo – ha commentato domenica il portavoce del Ministero degli esteri israeliano, Emmanuel Nachshon – Siamo lieti che l’Unrwa si accorga finalmente di ciò che abbiamo segnalato loro per anni”. (Da: YnetNews, 29.10.17)