Sezione: Attualità

Tragica l’uccisione per errore degli operatori umanitari, ma accade a tutti i paesi in guerra. Ed è colpa di Hamas se c’è una guerra

È Hamas che ha attaccato Israele, è Hamas che impedisce la fine della guerra non liberando gli ostaggi e non deponendo le armi, sono i terroristi di Hamas che si spacciano spesso per giornalisti, autisti di ambulanza, operatori umanitari mettendo a rischio quelli veri

Editoriale del Jerusalem Post

L’uccisione non intenzionale di sette operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen, lunedì a Gaza, è stata una terribile tragedia. È una delle innumerevoli tragedie della guerra a Gaza, una guerra spietatamente scatenata dall’invasione di Israele da parte di Hamas il 7 ottobre

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Le cifre dimostrano che Israele è in guerra contro i terroristi, non contro la popolazione palestinese

Aiuti entrati a Gaza dall’inizio della guerra: 250mila tonnellate di cibo, 3,3 milioni di metri cubi d'acqua, 19.805 tonnellate di attrezzature mediche, 2.286.330 dosi di vaccino

Rispondendo martedì a un ricorso presentato alla Corte Suprema israeliana da varie organizzazioni per i diritti umani secondo le quali Israele non fornisce o addirittura impedisce la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, lo Stato d'Israele ha reso noti i dati relativi all'entità degli aiuti forniti dal 7 ottobre.

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Quando i numeri fanno la differenza

Non distinguere tra morti combattenti e morti non combattenti significa accettare, più o meno consapevolmente, la spietata visione del mondo di Hamas

Di Jolie Bain Pillsbury

Ultimamente faccio innervosire un po' più del solito i miei famigliari e conoscenti. Li interrompo bruscamente ogni volta che accennano ai “32.000 abitanti di Gaza uccisi nella guerra”. Ogni volta li interrompo e dico: “Non intendete distinguere tra combattenti e non combattenti?”

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Guai a ignorare altri 7 ottobre in preparazione

Abbiamo imparato a nostre spese che le micidiali aspirazioni dei nostri spietati nemici non sono pensate solo per i comizi in piazza, ma per il mondo reale

Di Ariel Kahana

Uno dei gravi difetti che abbiamo noi ebrei è la tendenza a concentrarci sulle controversie interne, mentre fuori infuria una tempesta mortale. E’ accaduto nell’anno 2023. Potrebbe benissimo accadere di nuovo anche in questi giorni.

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Quella piccola isola bianca nel mare delle persecuzioni anticristiane

La World Watch List 2024 di Open Doors conferma l’eccezione Israele (che tanti vorrebbero cancellare)

Sono oltre 365 milioni i cristiani nel mondo che subiscono persecuzioni per la loro fede, a vario titolo e con varie modalità. E' quanto emerge dalla World Watch List 2024, il rapporto che la onlus Open Doors International realizza ogni anno svolgendo ricerche sul campo grazie a numerose reti locali e coinvolgendo ricercatori, esperti e analisti.

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Per un futuro migliore dopo Hamas, Gaza avrà bisogno di una profonda riforma dell’istruzione

I precedenti storici dimostrano che la de-radicalizzazione di una società pesantemente indottrinata è possibile, nonostante le conseguenze subite dai civili durante la guerra, se si impronta l’educazione ai valori di tolleranza e democrazia

Una delle domande chiave che preoccupano politici, accademici, personalità dei media e gente comune è cosa accadrà a Gaza il giorno dopo la fine della guerra tra Israele e Hamas e la cacciata dell’organizzazione terroristica dal governo dell’enclave palestinese.

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Netanyahu è un problema, ma non è “il” problema. Hamas è il problema

In Israele c’è ampio consenso sugli obiettivi della guerra. Quali che siano le (discutibili) motivazioni di Netanyahu, un altro al suo posto non la condurrebbe in modo significativamente diverso. E chi vuole la resa di Israele continuerebbe a gridare, cambiano solo il nome del premier

Di David Brinn

Troppa melma viene gettata sulla questione delle divergenze d’opinione tra Israele e Stati Uniti sulla continuazione della guerra di Gaza.

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Ore decisive per Israele tra leva militare degli ultraortodossi, Hamas che non è ancora sconfitta, e gli ostaggi che il mondo preferisce dimenticare

"Italia Israele Today" intervista Sergio Della Pergola

di Giuseppe Crimaldi

“Israele sta vivendo ore drammatiche, ma anche decisive per il proprio futuro. Lo dico non soltanto pensando alla guerra contro Hamas, ai civili ostaggi e alla risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco, ma anche alle evoluzioni interne della politica nazionale.

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